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Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione

Un individuo condannato per furto e uso indebito di carte di pagamento ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza sollevare specifiche critiche giuridiche alla sentenza impugnata. La decisione conferma anche la validità del riconoscimento fotografico effettuato dalla polizia come prova atipica.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Perché Ripetere gli Stessi Motivi in Cassazione è un Errore

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è una terza istanza per riesaminare i fatti. Un’ordinanza recente chiarisce un principio fondamentale: il ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando ci si limita a riproporre le stesse argomentazioni già valutate e respinte in appello, senza una critica specifica e puntuale alla decisione impugnata. Questo caso offre spunti cruciali sulla specificità richiesta per un ricorso e sulla validità di prove come il riconoscimento fotografico.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per i reati di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.) e di indebito utilizzo di carte di pagamento (art. 493-ter c.p.). L’imputato, dopo la conferma della condanna da parte della Corte d’Appello, ha deciso di presentare ricorso per cassazione. I motivi del ricorso si concentravano su due punti principali: la contestazione della sua responsabilità penale per il furto e una critica alle modalità con cui era stato identificato, ovvero tramite il riconoscimento basato su immagini di videosorveglianza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello procedurale. La Corte ha stabilito che i motivi presentati dall’imputato non erano altro che una mera riproposizione delle ragioni già esaminate e motivatamente respinte dal giudice d’appello. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato non specifico, una caratteristica essenziale per poter essere esaminato dalla Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

L’ordinanza della Corte di Cassazione si fonda su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità. Le motivazioni possono essere riassunte in due nuclei argomentativi principali.

La Genericità e Mancanza di Correlazione del Ricorso Inammissibile

Il primo punto cardine della decisione è la mancanza di specificità dei motivi. La Corte ribadisce che un ricorso per cassazione deve instaurare un dialogo critico con la sentenza impugnata. Non è sufficiente ripetere le stesse doglianze già formulate in appello. È necessario, invece, che il ricorrente attacchi specificamente le ragioni per cui il giudice del gravame ha ritenuto infondati i suoi motivi. Se il ricorso ignora le argomentazioni della sentenza d’appello, cade in un vizio di “aspecificità” che ne determina l’inammissibilità, come previsto dall’art. 591, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale.

La Validità del Riconoscimento Fotografico come Prova

Il secondo punto affrontato riguarda la contestazione dell’identificazione dell’imputato. La Corte d’Appello aveva ritenuto provata la sua identità sulla base di un riconoscimento informale effettuato dalla polizia giudiziaria tramite una fotografia e le immagini delle videocamere di sorveglianza. La Cassazione ha confermato la correttezza di questo approccio, richiamando la propria giurisprudenza. Il riconoscimento informale basato su fotografia è considerato una “prova atipica”, la cui affidabilità dipende dalla credibilità della dichiarazione di chi ha effettuato il riconoscimento. In questo caso, la testimonianza dell’operatore di polizia che aveva identificato con certezza l’imputato è stata ritenuta ammissibile e sufficiente, e la Corte d’Appello aveva logicamente motivato la corrispondenza tra l’effigie dell’imputato e l’autore del prelievo abusivo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito importante per chi intende adire la Corte di Cassazione. Evidenzia che il giudizio di legittimità non è una terza occasione per discutere i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione del diritto. Un ricorso inammissibile non solo è uno spreco di risorse, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie. La decisione sottolinea due lezioni fondamentali: la necessità di formulare motivi di ricorso specifici, che si confrontino analiticamente con la sentenza impugnata, e la piena validità, a determinate condizioni, delle prove atipiche come il riconoscimento fotografico, la cui forza probatoria è rimessa alla valutazione motivata del giudice di merito.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile quando è meramente reiterativo di ragioni già esaminate e respinte dal giudice d’appello, mancando di specificità e di una critica puntuale alle argomentazioni della sentenza impugnata.

Il riconoscimento di una persona da una fotografia da parte della polizia è una prova valida in un processo?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il riconoscimento informale operato dalla polizia giudiziaria sulla base di una fotografia costituisce una prova atipica, la cui affidabilità deriva dalla credibilità della dichiarazione di chi lo ha effettuato e sulla quale è ammissibile la testimonianza dell’operatore.

Cosa succede se i motivi del ricorso in Cassazione sono identici a quelli dell’appello?
Se i motivi del ricorso per cassazione riproducono le medesime ragioni già discusse e ritenute infondate dal giudice d’appello, il ricorso viene considerato non specifico e, di conseguenza, dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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