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Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34854/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello. La decisione verteva sulla valutazione della recidiva, che secondo i giudici non può essere una mera constatazione di precedenti penali, ma deve emergere da un’analisi concreta della pericolosità sociale dell’imputato. La Corte ribadisce che il ricorso per cassazione deve contenere una critica puntuale alla sentenza impugnata, non una semplice ripetizione di motivi pregressi.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Boccia la Mera Ripetizione dei Motivi d’Appello

Presentare un ricorso in Cassazione richiede una strategia precisa e argomentazioni specifiche. Non è sufficiente, infatti, riproporre le stesse doglianze già respinte dalla Corte d’Appello. Con la recente ordinanza n. 34854 del 2024, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è tale quando si limita a una pedissequa riproduzione dei motivi precedenti, senza muovere una critica puntuale e argomentata alla sentenza impugnata. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere la funzione del giudizio di legittimità e i criteri di valutazione della recidiva.

Il Caso: Un Appello alla Cassazione Basato su Argomenti Già Respinti

Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello di Venezia, ha presentato ricorso per cassazione lamentando un’errata valutazione della recidiva. Secondo la difesa, i giudici di merito non avevano adeguatamente motivato le ragioni per cui i suoi precedenti penali dovessero essere considerati indice di una maggiore pericolosità sociale, con conseguente aumento della pena.

Il ricorrente, tuttavia, si è limitato a riproporre le stesse identiche questioni già sollevate e dettagliatamente esaminate dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva già spiegato le ragioni della sua decisione, evidenziando non solo i numerosi precedenti specifici, ma anche il disvalore del fatto, le modalità insidiose della condotta e il considerevole danno patrimoniale arrecato alla vittima.

La Valutazione della Recidiva: Un’Analisi Concreta

La Corte di Cassazione coglie l’occasione per richiamare il suo consolidato orientamento in materia di recidiva. Essa non è un mero automatismo legato all’esistenza di precedenti condanne. Al contrario, la sua applicazione richiede una valutazione concreta da parte del giudice.

Citando l’art. 133 del codice penale, la Corte sottolinea che il giudice deve esaminare il rapporto tra il reato per cui si procede e le condanne passate. L’obiettivo è verificare se e in quale misura la pregressa condotta criminosa sia indicativa di una ‘perdurante inclinazione al delitto’ che ha agito come fattore criminogeno per il nuovo reato. Non basta quindi la gravità dei fatti o l’arco temporale, ma serve un’analisi approfondita della personalità dell’imputato e del contesto.

Il Principio del Ricorso Inammissibile per Genericità

Il cuore della decisione risiede nella dichiarazione di inammissibilità del ricorso. La Suprema Corte ha costantemente chiarito che un ricorso per cassazione è ricorso inammissibile quando i motivi si risolvono nella semplice ripetizione di quelli già dedotti in appello e motivatamente respinti.

La Funzione Specifica dell’Impugnazione

I motivi di ricorso devono essere specifici, non apparenti. Essi devono assolvere alla funzione tipica di critica puntuale avverso la sentenza oggetto di impugnazione. Riproporre le stesse argomentazioni, senza confrontarsi con le ragioni esposte dal giudice d’appello, trasforma il ricorso in un atto privo della necessaria specificità richiesta dall’art. 581 c.p.p.

In altre parole, non si può chiedere alla Cassazione di riesaminare questioni già decise, a meno che non si evidenzi un vizio logico manifesto o una contraddittorietà patologica nella motivazione della sentenza di secondo grado. Una semplice riproduzione dei motivi d’appello non costituisce una critica argomentata, ma un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito, estraneo alle funzioni della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione della Corte

La Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse fornito una risposta adeguata e logicamente coerente ai motivi di gravame. La sentenza impugnata aveva analizzato tutti gli elementi rilevanti per affermare la maggiore pericolosità dell’imputato, giustificando così la valutazione sulla recidiva. Di fronte a una motivazione completa e non viziata, la riproposizione degli stessi argomenti in sede di legittimità è stata considerata priva dei requisiti di legge. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver promosso un’impugnazione priva di fondamento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza rappresenta un monito importante per la prassi forense. La redazione di un ricorso per cassazione esige uno studio approfondito della sentenza d’appello per individuare vizi specifici di legittimità (violazione di legge o vizi di motivazione) e non può essere una mera riproposizione di argomenti di merito. È essenziale che l’atto di impugnazione si confronti criticamente con le argomentazioni del giudice di secondo grado, dimostrando perché esse siano errate in punto di diritto o manifestamente illogiche. In caso contrario, il rischio concreto è una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato inammissibile?
Un ricorso per cassazione è considerato inammissibile quando è privo dei requisiti specifici richiesti dalla legge, ad esempio quando i motivi non sono specifici ma si limitano a ripetere le argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio d’appello, senza una critica puntuale alla sentenza impugnata.

È sufficiente ripetere i motivi dell’appello nel ricorso per cassazione?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che la pedissequa riproduzione dei motivi d’appello, già esaminati e disattesi dalla corte di merito, rende i motivi di ricorso non specifici ma solo apparenti, in quanto non assolvono alla funzione di critica puntuale avverso la sentenza oggetto di ricorso.

Come valuta il giudice la recidiva per determinare la pericolosità sociale?
Il giudice valuta la recidiva non solo sulla base dell’esistenza di precedenti penali, ma esaminando in concreto, secondo i criteri dell’art. 133 c.p., il rapporto tra il fatto per cui si procede e le condanne precedenti. Deve verificare se la condotta passata indica una perdurante inclinazione al delitto che ha influito sulla commissione del nuovo reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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