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Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi addotti erano una mera ripetizione di quelli già respinti dalla Corte d’Appello. Il caso verteva sulla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Suprema Corte ha sottolineato che un ricorso, per essere valido, deve presentare una critica argomentata e specifica della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse doglianze. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Boccia la Semplice Ripetizione dei Motivi

Nel mondo del diritto, la forma è sostanza. Un principio che trova piena applicazione nella redazione degli atti processuali, in particolare nei ricorsi davanti alla Corte di Cassazione. Un recente provvedimento, l’ordinanza n. 34848/2024, ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa derivare non da un errore di diritto nel merito, ma da un vizio metodologico: la semplice riproposizione di argomenti già esaminati e respinti. Analizziamo questa decisione per capire perché non basta avere ragione, ma bisogna saperla far valere nel modo corretto.

I Fatti del Caso: La Contestazione sulla Particolare Tenuità del Fatto

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. L’imputato, attraverso il suo difensore, lamentava la mancata applicazione della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto”, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale. Si tratta di una norma che consente di non punire l’autore di un reato quando il danno o il pericolo causato è di minima entità e il comportamento non è abituale. Evidentemente, la Corte d’Appello aveva ritenuto che nel caso specifico non sussistessero i presupposti per tale beneficio, motivando la propria decisione.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso Inammissibile

Giunto dinanzi alla Suprema Corte, il caso ha avuto un esito netto e rapido. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione non risiede in una valutazione opposta sulla tenuità del fatto, ma in un aspetto puramente processuale. La Corte ha constatato che i motivi presentati dal ricorrente non erano altro che una “pedissequa reiterazione” di quelli già sollevati e puntualmente disattesi nel giudizio d’appello.

La Mancanza di Specificità e la Reiterazione dei Motivi

Secondo la Cassazione, un ricorso, per superare il vaglio di ammissibilità, non può limitarsi a riproporre le medesime doglianze. Deve, invece, assolvere alla sua funzione tipica: quella di una critica argomentata e specifica rivolta contro la sentenza che si intende impugnare. In altre parole, il ricorrente deve spiegare perché la motivazione del giudice precedente è sbagliata, illogica o in contrasto con la legge, non semplicemente ripetere di non essere d’accordo. Nel caso di specie, il ricorso era solo “apparente”, poiché ometteva questo confronto critico con la decisione della Corte d’Appello.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione sono chiare e didattiche. I giudici hanno evidenziato come il giudice di merito avesse già fornito una motivazione adeguata e lineare per escludere la particolare tenuità del fatto, basandosi su una disamina completa delle risultanze processuali. A fronte di ciò, le argomentazioni del ricorrente non miravano a evidenziare violazioni di legge o vizi logici, ma a sollecitare un “improponibile sindacato sulle scelte valutative” della Corte d’Appello. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si può riesaminare il fatto, ma un giudice di legittimità che verifica la corretta applicazione della legge e la coerenza della motivazione. La ripetizione di censure già ritenute infondate, senza nuovi e specifici argomenti, rende il ricorso privo della sua funzione essenziale e, pertanto, inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chi opera nel diritto: un ricorso per cassazione deve essere un dialogo critico con la sentenza impugnata, non un monologo che ripete argomenti già sconfitti. La dichiarazione di inammissibilità comporta conseguenze concrete, come la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione serve da monito: la strategia processuale deve evolversi con il progredire del giudizio, adattando le argomentazioni alle motivazioni dei giudici dei gradi precedenti per avere una reale possibilità di successo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata.

Qual era l’argomento principale del ricorrente?
Il ricorrente contestava la mancata applicazione della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto”, prevista dall’art. 131-bis del codice penale, che la Corte d’Appello aveva escluso con una motivazione specifica.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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