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Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione?

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per rapina, poiché i motivi presentati erano una mera ripetizione di quelli già respinti dalla Corte d’Appello. La decisione ribadisce che la Suprema Corte non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge, confermando la condanna e sanzionando il ricorrente con il pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il Divieto di Ripetere i Motivi d’Appello

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla tecnica di redazione degli atti giudiziari, in particolare sul ricorso per cassazione. La pronuncia chiarisce in modo netto perché un ricorso inammissibile rappresenta non solo un esito negativo per il cliente, ma anche una conseguenza quasi certa quando l’atto si limita a riproporre le stesse argomentazioni già bocciate in appello. Analizziamo la decisione per comprendere i principi che guidano la Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato in primo e secondo grado per il reato di rapina (art. 628 c.p.), decide di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. I motivi del suo ricorso si concentravano su due punti principali: contestava l’efficacia probatoria di un riconoscimento fotografico effettuato dalla persona offesa durante le indagini e metteva in discussione la qualificazione giuridica del fatto come rapina. In sostanza, la difesa tentava di smontare l’impianto accusatorio sia sul piano della prova che su quello della qualificazione del reato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate (la validità del riconoscimento fotografico o la corretta qualificazione del reato), ma si ferma a un livello preliminare. La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso mancassero dei requisiti minimi di specificità per poter essere esaminati. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Corte ha basato la sua decisione su principi consolidati della procedura penale, evidenziando le carenze strutturali dell’atto di impugnazione.

La Mera Ripetizione dei Motivi d’Appello

Il vizio principale riscontrato dalla Corte è stata la “pedissequa reiterazione” dei motivi già dedotti in appello. Il ricorrente, invece di formulare una critica argomentata e specifica contro la sentenza della Corte d’Appello, si è limitato a riproporre le stesse doglianze. Questo comportamento rende i motivi non specifici, ma solo “apparenti”. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve assolvere alla funzione di criticare la decisione di secondo grado, evidenziandone gli errori di diritto o i vizi logici, non semplicemente ripetere argomenti che un altro giudice ha già vagliato e respinto.

I Limiti del Giudizio di Cassazione

La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire i confini del proprio giudizio. Il ricorrente, contestando la motivazione della sentenza e proponendo una “diversa lettura dei dati processuali”, chiedeva di fatto alla Cassazione di riesaminare il merito della vicenda. Tuttavia, la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio. Come chiarito anche dalla giurisprudenza citata (sentenza Jakani delle Sezioni Unite), non può sovrapporre la propria valutazione delle prove a quella compiuta nei gradi precedenti, né può saggiare la tenuta logica della sentenza confrontandola con modelli di ragionamento alternativi. Il suo compito è limitato a verificare se la motivazione della sentenza impugnata sia esente da vizi logici e se la legge sia stata applicata correttamente.

La Logicità della Sentenza Impugnata

Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse esplicitato in modo adeguato e senza vizi logici le ragioni del proprio convincimento. La sentenza impugnata aveva fatto applicazione di corretti argomenti giuridici sia per affermare la responsabilità dell’imputato sia per confermare la sussistenza del reato contestato. Pertanto, non vi erano i presupposti per un annullamento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito per chiunque si appresti a redigere un ricorso per cassazione. La strada per un ricorso inammissibile è spianata quando l’atto si risolve in una semplice riproposizione dei motivi d’appello. È fondamentale, invece, strutturare il ricorso come una critica mirata e puntuale alla sentenza di secondo grado, individuando specifici errori di diritto o vizi manifesti nella motivazione. Ignorare questo principio non solo porta al rigetto del ricorso, ma comporta anche la condanna a sanzioni economiche che rendono definitiva la sentenza di condanna e aggravano la posizione del condannato.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se si limita a ripetere gli stessi motivi già presentati e respinti in appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata. In questo caso, i motivi sono considerati solo ‘apparenti’.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove, come un riconoscimento fotografico?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non agire come un terzo grado di giudizio sui fatti.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
La sentenza di condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata in tremila euro, a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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