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Ricorso inammissibile: quando è mera ripetizione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per tentato furto aggravato. La decisione si fonda sul fatto che l’atto di impugnazione si limitava a riproporre gli stessi motivi già respinti in appello, senza un confronto critico con la sentenza impugnata, confermando un consolidato orientamento giurisprudenziale.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Sottolinea l’Importanza dei Motivi Specifici

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede un’attenzione particolare alla formulazione dei motivi. Un ricorso inammissibile è una conseguenza frequente quando l’atto si limita a replicare argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di giudizio precedenti. Una recente ordinanza della Suprema Corte ribadisce questo principio, offrendo un chiaro monito sulla necessità di un confronto critico e specifico con la decisione impugnata.

Il Contesto Giudiziario del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di primo grado e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato era stato riconosciuto colpevole del reato di tentato furto, aggravato dall’aver esposto la cosa alla pubblica fede (artt. 56, 624 e 625 n. 7 c.p.). La pena inflitta era di otto mesi di reclusione e 160,00 euro di multa.

Contro la sentenza di secondo grado, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, articolando un unico motivo: la violazione di legge e la contraddittorietà della motivazione in merito alla mancata esclusione della citata circostanza aggravante.

Il Ricorso Inammissibile e le Ragioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, una decisione netta che si fonda su ragioni prettamente procedurali. Secondo gli Ermellini, il motivo proposto non era deducibile in sede di legittimità, in quanto non si confrontava adeguatamente con le argomentazioni della sentenza d’appello.

In sostanza, il ricorso non faceva altro che riproporre la stessa censura già avanzata nel giudizio di secondo grado, la quale era stata disattesa dalla Corte territoriale con una motivazione ritenuta logica, lineare e priva di contraddizioni. Questo approccio rende l’impugnazione una mera reiterazione di argomenti già vagliati, senza introdurre elementi di critica specifici contro la logica giuridica della decisione impugnata.

Il Principio di Diritto sul Ricorso Ripetitivo

La Suprema Corte ha colto l’occasione per richiamare il suo consolidato orientamento giurisprudenziale. È pacifico che un ricorso per cassazione che si limiti a riprodurre e reiterare pedissequamente i motivi già presentati in appello e motivatamente respinti, è inammissibile.

Perché un ricorso sia ammissibile, non è sufficiente lamentare una generica carenza o illogicità della motivazione. È invece indispensabile che il ricorrente si confronti criticamente con gli argomenti utilizzati nel provvedimento impugnato, evidenziando le specifiche ragioni per cui tali argomenti sarebbero errati in punto di diritto o manifestamente illogici. In assenza di questo confronto critico, il ricorso perde la sua funzione e si trasforma in un tentativo, non consentito, di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione è stata chiara e perentoria. La sentenza d’appello impugnata è stata giudicata ‘lineare e congrua’, oltre che ‘priva di contraddizioni evidenti’. Di fronte a una decisione così strutturata, un ricorso che si limita a ripetere le doglianze precedenti senza attaccare specificamente il ragionamento del giudice d’appello è inidoneo a superare il vaglio di legittimità. La Corte ha quindi applicato il principio secondo cui la reiterazione di motivi già respinti, senza un’analisi critica della decisione di secondo grado, porta inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità.

Le Conclusioni

La decisione in esame rappresenta un importante promemoria per gli operatori del diritto. La redazione di un ricorso per cassazione esige una tecnica difensiva mirata e puntuale. Non è un’istanza per ridiscutere i fatti, ma unicamente per controllare la corretta applicazione della legge. La conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a riproporre gli stessi motivi già presentati e respinti nel giudizio d’appello, senza confrontarsi criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro (in questo caso, 3.000,00 euro) in favore della Cassa delle ammende.

Quale requisito fondamentale deve avere un ricorso per cassazione per non essere considerato una mera ripetizione?
Per essere ammissibile, il ricorso deve contenere una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata, dimostrando perché il ragionamento del giudice di secondo grado sarebbe errato in diritto o viziato da illogicità manifesta, anziché limitarsi a ripresentare le stesse lamentele.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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