LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è mera reiterazione?

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile perché l’imputato si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni del precedente grado di giudizio, senza una critica specifica alla sentenza d’appello. Il caso riguardava una condanna per reati legati agli stupefacenti e la mancata concessione delle attenuanti generiche. La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire che la mera reiterazione dei motivi di appello non è sufficiente per un valido ricorso e che il giudice non è tenuto a motivare su ogni singolo elemento per negare le attenuanti, essendo sufficiente indicare gli aspetti preponderanti ostativi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Boccia la Mera Reiterazione dei Motivi d’Appello

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, non è sufficiente essere in disaccordo con la sentenza precedente. È necessario articolare una critica precisa e puntuale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: un ricorso inammissibile è tale quando si limita a essere una ‘mera reiterazione’ dei motivi già presentati in appello. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere i requisiti di specificità dell’atto di impugnazione e la discrezionalità del giudice nella concessione delle attenuanti generiche.

I Fatti del Caso

Il caso nasce da una condanna emessa dal Tribunale di Tivoli per un reato previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990), relativo a fatti di lieve entità. La sentenza era stata confermata dalla Corte d’Appello di Roma. L’imputato, non soddisfatto della decisione, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione di legge e il vizio di motivazione in riferimento al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche (art. 62 bis c.p.) e alla loro valutazione rispetto alle aggravanti (art. 69 c.p.).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13931 del 2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione, sebbene netta, è fondata su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità.

Le Motivazioni: Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi principali, entrambi legati alla tecnica di redazione del ricorso.

L’Assenza di Critica alla Sentenza Impugnata

Il primo e fondamentale motivo di inammissibilità risiede nel fatto che il ricorso non era altro che una riproposizione delle stesse argomentazioni già avanzate dinanzi alla Corte d’Appello. La Cassazione, citando le Sezioni Unite (sent. Galtelli, n. 8825/2016), ha ricordato che l’atto di impugnazione deve contenere una critica specifica e argomentata delle ragioni esposte nella decisione impugnata. Limitarsi a ripetere le proprie tesi, senza confrontarsi con la motivazione del giudice d’appello che le ha già respinte, rende il ricorso inammissibile per mancanza di specificità. La Corte ha sottolineato che i giudici di secondo grado avevano fornito una ‘puntuale replica’ e una ‘completa indicazione delle ragioni della decisione’ alle doglianze dell’imputato, rendendo la successiva reiterazione in Cassazione del tutto sterile.

La Valutazione sulle Attenuanti Generiche

In secondo luogo, la Corte ha affrontato il merito della questione, seppur ‘in ogni caso’, per evidenziare l’infondatezza della doglianza. Ha chiarito che la concessione delle attenuanti generiche è una facoltà discrezionale del giudice di merito. La legge non impone al giudice di analizzare e confutare ogni singolo elemento difensivo a favore dell’imputato. È invece sufficiente che il giudice indichi gli elementi di ‘preponderante rilevanza’ che ha ritenuto ostativi alla concessione del beneficio, come i precedenti penali o la gravità del fatto. In questo caso, la pena inflitta era già inferiore alla media edittale, e la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato il suo diniego, rendendo superflua ogni ulteriore analisi.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un messaggio chiaro per la difesa: l’appello e il ricorso per cassazione non sono una semplice ripetizione del processo. Ogni grado di giudizio richiede un approccio specifico. Per superare il vaglio di ammissibilità in Cassazione, è indispensabile abbandonare la mera riproposizione dei motivi e costruire un’argomentazione che dialoghi criticamente con la sentenza impugnata, smontandone il percorso logico-giuridico. Inoltre, la pronuncia conferma che la valutazione sulle attenuanti generiche gode di ampia discrezionalità e, se motivata in modo logico indicando gli elementi preponderanti negativi, è difficilmente censurabile in sede di legittimità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché rappresentava una mera reiterazione dei motivi già proposti in appello, senza contenere un’analisi critica specifica delle argomentazioni contenute nella sentenza impugnata, la quale aveva già fornito una risposta puntuale a tali motivi.

Cosa ha stabilito la Corte riguardo alla richiesta di attenuanti generiche (art. 62 bis c.p.)?
La Corte ha ribadito che il giudice di merito non è obbligato a esaminare ogni singola deduzione difensiva per negare le attenuanti generiche. È sufficiente che indichi gli elementi di preponderante rilevanza che ritiene ostativi alla loro concessione.

Quali sono le conseguenze dell’inammissibilità del ricorso per il ricorrente?
La dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati