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Ricorso inammissibile: quando è manifestamente infondato

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di evasione. La decisione si fonda sulla manifesta infondatezza e genericità del motivo di ricorso, in particolare riguardo al mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La Corte ha confermato la logicità e coerenza della motivazione del giudice d’appello, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Analisi della Cassazione su un Caso di Evasione

Il concetto di ricorso inammissibile rappresenta uno snodo cruciale nel diritto processuale penale, segnando il punto in cui l’accesso a un grado di giudizio superiore viene precluso non per una valutazione negativa nel merito, ma per un vizio preliminare dell’atto di impugnazione. La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito i contorni di questo istituto, chiarendo le conseguenze di un ricorso basato su motivi generici e manifestamente infondati. Analizziamo la decisione per comprendere meglio le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte da un soggetto condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato di evasione, previsto dall’articolo 385 del codice penale. L’imputato, attraverso il suo difensore, contestava la sentenza di condanna, lamentando in particolare il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’articolo 131-bis del codice penale.

La Decisione della Corte e il Concetto di Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel vivo della questione (se l’imputato fosse o meno colpevole), ma si ferma a un gradino prima, valutando la qualità stessa dell’atto di impugnazione. Secondo i giudici, il motivo presentato era affetto da due vizi fondamentali: la genericità e la manifesta infondatezza.

Un motivo di ricorso è ‘generico’ quando non specifica in modo chiaro e preciso le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che sostengono la richiesta di annullamento della sentenza. È, invece, ‘manifestamente infondato’ quando le argomentazioni sono palesemente prive di pregio giuridico, al punto da non richiedere un approfondito esame.

Il Ruolo dell’Art. 131-bis c.p. nella Valutazione

Un punto centrale della difesa era la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p., che esclude la punibilità per fatti di minima gravità. La Corte di Cassazione ha osservato che i giudici d’appello avevano già affrontato questa questione, fornendo una motivazione logica, coerente e puntuale per negarne l’applicazione. La Suprema Corte, quindi, non ha il compito di riesaminare i fatti, ma solo di verificare la correttezza logico-giuridica della motivazione della sentenza impugnata. Avendo riscontrato che tale motivazione era immune da vizi, ha ritenuto il motivo di ricorso su questo punto manifestamente infondato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Nelle sue motivazioni, la Corte ha specificato ulteriormente le ragioni della sua decisione. In primo luogo, ha chiarito che l’eventuale astensione degli avvocati dalle udienze non aveva alcuna rilevanza nel caso specifico, poiché si trattava di una procedura non partecipata ai sensi dell’art. 611 c.p.p., che si svolge senza la presenza fisica delle parti. In secondo luogo, ha ribadito che il motivo di ricorso contro la condanna per evasione era una censura non solo generica, ma anche palesemente priva di fondamento. Infine, ha convalidato pienamente l’iter argomentativo seguito dalla Corte d’Appello nel negare la particolare tenuità del fatto, giudicandolo completo e corretto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La dichiarazione di inammissibilità ha conseguenze molto concrete per il ricorrente. La sentenza di condanna diventa definitiva e non più impugnabile. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di redigere ricorsi specifici, pertinenti e giuridicamente fondati. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche un ulteriore onere economico per l’imputato.

Quando un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando i motivi proposti sono generici e manifestamente infondati, ovvero privi di argomentazioni specifiche e palesemente senza pregio giuridico.

L’astensione degli avvocati ha effetto sulle procedure non partecipate in Cassazione?
No, l’ordinanza chiarisce che la proclamazione dell’astensione degli avvocati non rileva per le procedure non partecipate, come quelle gestite ai sensi dell’art. 611 del codice di procedura penale.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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