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Ricorso inammissibile: quando è manifestamente infondato

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per truffa aggravata. I motivi, relativi alla prescrizione e alla particolare tenuità del fatto, sono stati ritenuti manifestamente infondati. La sentenza chiarisce che le sospensioni del processo interrompono la prescrizione e che il diniego della tenuità del fatto è compatibile con la concessione delle attenuanti generiche. Di conseguenza, l’inammissibilità del ricorso ha precluso la possibilità di dichiarare la prescrizione maturata nel corso del giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Conseguenze su Prescrizione e Tenuità del Fatto

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre importanti chiarimenti sulla nozione di ricorso inammissibile e sulle sue dirette conseguenze processuali, in particolare riguardo all’istituto della prescrizione. La decisione scaturisce da un caso di truffa aggravata, dove i motivi di ricorso sono stati giudicati ‘manifestamente infondati’, portando a una condanna definitiva e al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

I Fatti del Processo

Un soggetto, condannato in primo e secondo grado per il reato di truffa aggravata, ha presentato ricorso per Cassazione. I motivi sollevati dalla difesa erano principalmente due:

1. La violazione di legge in merito alla mancata dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione, che, a dire del ricorrente, sarebbe maturata prima della sentenza d’appello.
2. L’erronea non applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La Corte di Appello di Palermo aveva confermato la responsabilità penale e il trattamento sanzionatorio, ritenendo infondate le argomentazioni difensive. La questione è quindi giunta al vaglio della Suprema Corte.

L’analisi sul ricorso inammissibile e la prescrizione

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. Per quanto riguarda la prescrizione, i giudici hanno evidenziato una grave omissione da parte del ricorrente: il mancato calcolo dei periodi di sospensione del processo. In primo grado, infatti, il procedimento era stato sospeso per un totale di 244 giorni a causa di legittimi impedimenti del difensore. Questi periodi, secondo la legge, interrompono il decorso della prescrizione. Tenendo conto di tali sospensioni, al momento della sentenza d’appello il termine prescrizionale non era ancora maturato.

La questione della particolare tenuità del fatto

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte territoriale aveva adeguatamente motivato il diniego della particolare tenuità del fatto basandosi su elementi concreti:

* La particolare insidiosità della condotta tenuta dall’imputato.
* La non irrisorietà del profitto ottenuto, quantificato in mille euro.
* L’assenza totale di gesti riparatori nei confronti della persona offesa.

La Cassazione ha inoltre sottolineato un principio importante: non esiste alcuna contraddizione tra il negare la particolare tenuità del fatto e il concedere le attenuanti generiche. I due istituti si basano su presupposti diversi: la tenuità del fatto si fonda su parametri oggettivi (gravità della condotta, entità del danno), mentre le attenuanti generiche attengono prevalentemente a profili soggettivi del reo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi proposti erano privi di qualsiasi fondamento giuridico. La manifesta infondatezza delle argomentazioni, sia sulla prescrizione che sulla tenuità del fatto, ha impedito un esame nel merito delle questioni. La decisione si allinea a un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui un ricorso basato su motivi palesemente inconsistenti non può essere accolto. La conseguenza diretta di tale declaratoria è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, fissata in tremila euro.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La conclusione più rilevante di questa ordinanza riguarda il rapporto tra inammissibilità e prescrizione. La Corte ribadisce, citando le Sezioni Unite, che la declaratoria di inammissibilità di un ricorso per manifesta infondatezza impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale d’impugnazione. Di conseguenza, preclude al giudice di legittimità la possibilità di rilevare e dichiarare eventuali cause di non punibilità, come la prescrizione, che siano maturate dopo la sentenza impugnata e durante il giudizio in Cassazione. In pratica, un ricorso ‘temerario’ o palesemente infondato non solo non ha speranza di successo, ma cristallizza la situazione giuridica al momento della sentenza di secondo grado, impedendo di beneficiare del tempo trascorso per il giudizio di legittimità ai fini della prescrizione.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono ‘manifestamente infondati’, ovvero palesemente privi di pregio giuridico. Nel caso specifico, l’errore nel calcolo della prescrizione e la contestazione di una motivazione logica e congrua del giudice di merito sono stati considerati tali.

La dichiarazione di un ricorso inammissibile impedisce di dichiarare la prescrizione maturata nel frattempo?
Sì. Secondo la giurisprudenza costante citata nell’ordinanza, l’inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza non consente la formazione di un valido rapporto processuale. Questo preclude alla Corte di Cassazione la possibilità di dichiarare cause di non punibilità, come la prescrizione, che siano intervenute durante il giudizio di legittimità.

È possibile negare la ‘particolare tenuità del fatto’ e allo stesso tempo concedere le ‘attenuanti generiche’?
Sì, la Corte ha confermato che non vi è alcuna contraddizione. La valutazione della particolare tenuità del fatto si basa su parametri oggettivi (come la modalità della condotta e l’esiguità del danno), mentre la concessione delle attenuanti generiche è legata a profili prevalentemente soggettivi del reo. Pertanto, i due giudizi sono autonomi e possono portare a esiti diversi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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