LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è manifestamente infondato

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile proposto da un imputato condannato per evasione. I motivi, basati sulla mancata audizione di un testimone, sono stati ritenuti manifestamente infondati e generici, confermando la decisione della Corte d’Appello.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Analisi di un Caso di Manifesta Infondatezza

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio di quando un’impugnazione viene definita ‘generica’ e, di conseguenza, porta a una declaratoria di ricorso inammissibile. Questo provvedimento sottolinea l’importanza di presentare motivi di ricorso specifici e pertinenti, specialmente quando si contesta la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito e si richiede un’ulteriore attività istruttoria in appello. Analizziamo nel dettaglio la vicenda processuale e la decisione dei giudici di legittimità.

I Fatti del Processo: dall’Evasione al Ricorso in Cassazione

La vicenda trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di evasione, previsto e punito dall’articolo 385 del codice penale. A seguito della conferma della condanna da parte della Corte d’Appello, l’imputato decideva di proporre ricorso per cassazione. Il fulcro della sua difesa si basava su una presunta violazione di legge e su un vizio di motivazione della sentenza impugnata.

In particolare, la difesa lamentava la mancata rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale in appello, che avrebbe dovuto consistere nell’audizione della moglie dell’imputato. Secondo il ricorrente, tale testimonianza sarebbe stata cruciale per la sua difesa.

I Motivi del Ricorso: la Richiesta di Rinnovazione dell’Istruttoria

Il ricorrente ha fondato la sua impugnazione sulla necessità di sentire un nuovo testimone, la propria moglie, per chiarire la sua posizione. Questa richiesta, tuttavia, era già stata respinta dalla Corte d’Appello. Il ricorso in Cassazione mirava, quindi, a censurare tale diniego, sostenendo che avesse viziato la sentenza di secondo grado.

La difesa aveva prodotto delle dichiarazioni rese dalla moglie ai sensi dell’art. 391-bis del codice di procedura penale. Tuttavia, come vedremo, il contenuto di tali dichiarazioni si è rivelato controproducente per l’accoglimento del ricorso.

La Valutazione della Corte sul ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i motivi proposti e li ha giudicati ‘manifestamente infondati’. La decisione di rigettare la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria da parte della Corte d’Appello è stata ritenuta corretta e immune da censure. Un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta di motivi che non superano un vaglio di serietà e pertinenza, come avvenuto nel caso di specie.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha articolato la sua decisione su tre punti fondamentali.
In primo luogo, la sentenza d’appello non presentava alcuna carenza motivazionale. La ricostruzione dei fatti e la valutazione dell’elemento psicologico del reato erano state condotte in modo logico e coerente, rendendo superflua un’ulteriore attività istruttoria. La Corte ha sottolineato che la rinnovazione in appello è un istituto eccezionale, non un diritto automatico della parte.

In secondo luogo, la valutazione sulla non necessità dell’escussione testimoniale è stata definita ‘ineccepibile’. I giudici hanno il potere discrezionale di ammettere o meno nuove prove in appello, e tale potere è stato esercitato correttamente, poiché le prove già acquisite erano sufficienti per decidere.

Infine, e questo è il punto dirimente, le dichiarazioni della moglie, raccolte dal difensore, sono state qualificate come ‘generiche ed eccentriche’ rispetto all’oggetto della contestazione. Esse, infatti, si riferivano ad altri episodi, non pertinenti al fatto di evasione per cui l’imputato era stato condannato. Questa irrilevanza ha reso il motivo di ricorso ‘generico’, ovvero incapace di intaccare la logicità della sentenza impugnata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un principio cardine del processo penale: un ricorso per cassazione deve essere specifico, pertinente e non manifestamente infondato. Non è sufficiente denunciare un vizio in astratto, ma è necessario dimostrare come questo abbia concretamente inciso sulla decisione finale. La richiesta di rinnovazione dell’istruttoria, in particolare, deve essere supportata da elementi di prova che siano non solo nuovi, ma anche decisivi e rilevanti. In assenza di tali requisiti, l’appello rischia di essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso esaminato.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi erano manifestamente infondati e generici. La richiesta di audizione di un nuovo testimone è stata ritenuta superflua, dato che la sentenza d’appello era ben motivata e le dichiarazioni del testimone proposto erano irrilevanti per il caso in questione.

Qual era il reato per cui l’imputato era stato condannato?
L’imputato era stato condannato per il reato di evasione, previsto dall’articolo 385 del codice penale.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente dopo la decisione della Cassazione?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati