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Ricorso inammissibile: quando è manifestamente infondato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro una condanna per plurimi reati. Il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato in relazione a tutti i motivi proposti, inclusi la derubricazione di un reato, la prescrizione, la recidiva e la determinazione della pena, confermando così la decisione della Corte d’appello.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e il Controllo sui Motivi Manifestamente Infondati

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio di come viene gestito un ricorso inammissibile, specialmente quando i motivi presentati sono considerati ‘manifestamente infondati’. Questa decisione ribadisce principi fondamentali del diritto processuale penale, chiarendo i limiti entro cui la Suprema Corte può riesaminare le valutazioni di merito dei giudici delle precedenti istanze. Analizziamo il caso per comprendere le ragioni che portano a una declaratoria di inammissibilità e le sue conseguenze.

I Fatti del Caso

Un imputato, già condannato dalla Corte d’appello di Bologna per una serie di reati, ha presentato ricorso per Cassazione. Le imputazioni a suo carico erano diverse e spaziavano dalla violazione delle prescrizioni imposte da una misura di prevenzione (ai sensi del Codice Antimafia, D.Lgs. 159/2011), al tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni (artt. 56 e 393 c.p.), fino all’evasione (art. 385 c.p.). Il ricorrente contestava la sentenza d’appello su più fronti, sperando in una riforma della decisione.

I Motivi del Ricorso e le Ragioni dell’Inammissibilità

Il ricorso si articolava principalmente su due motivi. Il primo contestava la qualificazione giuridica del reato di tentato esercizio arbitrario delle proprie ragioni, chiedendone la derubricazione nel più lieve reato di minaccia. Collegata a questa richiesta, vi era un’eccezione di prescrizione del reato stesso. Il secondo motivo, invece, criticava la valutazione della Corte d’appello in merito alla recidiva, al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e, più in generale, alla congruità della pena inflitta. La Suprema Corte ha ritenuto entrambi i motivi palesemente privi di fondamento, portando a una dichiarazione di ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso, smontandoli punto per punto con argomentazioni concise ma definitive. La decisione si fonda sulla manifesta infondatezza delle censure mosse dal ricorrente.

Analisi del Primo Motivo: Derubricazione e Prescrizione

Per quanto riguarda la richiesta di derubricazione, i giudici hanno stabilito che la Corte d’appello aveva già fornito una motivazione logica e giuridicamente corretta per respingere tale istanza. Le argomentazioni del ricorrente non erano in grado di superare o scalfire la solidità del ragionamento del giudice di merito. Di conseguenza, anche la questione della prescrizione è stata respinta. La Corte ha chiarito che la natura solo ‘tentata’ del delitto di esercizio arbitrario non modifica il termine minimo di prescrizione, fissato in sei anni dall’art. 157, primo comma, del codice penale. Pertanto, il tempo non era ancora decorso.

Analisi del Secondo Motivo: Recidiva, Attenuanti e Pena

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Cassazione ha osservato che le valutazioni relative alla recidiva, alle attenuanti generiche e alla quantificazione della pena sono di competenza del giudice di merito. In questo caso, la Corte d’appello aveva espresso il proprio giudizio con una motivazione adeguata e logica, basata sulle evidenze processuali. Il ricorso si limitava a criticare tali valutazioni senza evidenziare vizi logici o giuridici rilevabili in sede di legittimità, rendendo anche questa censura inammissibile.

Le Conclusioni

La decisione finale è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa pronuncia comporta non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questo caso insegna che il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Motivi generici o manifestamente infondati non superano il vaglio della Corte, portando a un esito sfavorevole e a ulteriori costi per il ricorrente.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono ‘manifestamente infondati’, ovvero appaiono palesemente privi di fondamento giuridico, oppure quando non vengono rispettati i requisiti formali previsti dalla legge.

Il fatto che un reato sia solo tentato influisce sul calcolo della prescrizione?
No, secondo quanto stabilito in questa ordinanza, la natura solo tentata di un delitto non incide sul termine minimo di prescrizione di sei anni previsto dall’art. 157, primo comma, del codice penale.

Cosa succede se i motivi di ricorso sulla pena e le attenuanti sono generici?
Se i motivi di ricorso riguardanti la valutazione della pena, della recidiva o delle attenuanti generiche non evidenziano vizi logici o giuridici nella motivazione del giudice di merito, ma si limitano a contestare la sua valutazione discrezionale, vengono considerati infondati e contribuiscono a rendere il ricorso inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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