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Ricorso inammissibile: quando è manifestamente infondato

Un soggetto condannato per mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice (art. 388 c.p.) ha presentato ricorso in Cassazione, adducendo come giustificazione il caso fortuito o la forza maggiore. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, in quanto manifestamente infondato e meramente riproduttivo di censure già adeguatamente respinte dalla Corte d’Appello con motivazione logica e completa. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Mancata Esecuzione di un Ordine Giudiziale

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la non ammissibilità dei ricorsi che si limitano a riproporre le stesse questioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. Il caso in esame offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile, fornendo importanti spunti sulle strategie difensive e sui limiti dell’impugnazione di legittimità.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla condanna di un individuo per il reato previsto dall’art. 388 del Codice Penale, ovvero la mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice. Nello specifico, l’imputato non aveva consegnato un bene a un creditore, rendendo necessario un sequestro preventivo. Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano ritenuto provata la sua responsabilità.

L’imputato ha quindi deciso di presentare ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali: la violazione di legge e il vizio di motivazione. In particolare, sosteneva che la sua condotta omissiva fosse giustificata da un’esimente, quella del caso fortuito o della forza maggiore (art. 45 c.p.), e che quindi mancasse l’elemento soggettivo del reato, cioè il dolo.

La Decisione e il Principio del Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un punto cruciale: i motivi presentati dal ricorrente non erano altro che una riproduzione delle stesse argomentazioni già adeguatamente esaminate e confutate dalla Corte d’Appello.

I giudici di legittimità hanno sottolineato come la Corte territoriale avesse fornito una motivazione “logica e completa”, e come tale “insindacabile in sede di legittimità”, per escludere la sussistenza della causa di giustificazione invocata. Quando un ricorso è “manifestamente infondato” e si limita a riproporre doglianze già respinte, non può essere accolto. Un ricorso inammissibile di questo tipo non apre la strada a un nuovo esame del merito della vicenda.

Le Motivazioni della Suprema Corte

L’ordinanza della Cassazione si sofferma su alcuni aspetti chiave che meritano un’analisi approfondita.

Ripetitività e Genericità dei Motivi

Il primo motivo di inammissibilità risiede nella natura stessa del ricorso. La Corte ha rilevato che le censure erano identiche a quelle proposte in appello. La giurisprudenza è costante nel ritenere inammissibile un ricorso per cassazione fondato sugli stessi motivi già respinti in secondo grado, soprattutto quando le doglianze sono generiche e denunciano solo in apparenza un errore logico o giuridico. Il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla coerenza logica della motivazione.

L’Esclusione della Forza Maggiore

La Corte ha confermato la validità del ragionamento della Corte d’Appello nell’escludere l’esimente della forza maggiore. I giudici di merito avevano già valutato i fatti e concluso, con una motivazione congrua, che non sussistevano i presupposti per ritenere applicabile l’art. 45 c.p. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito se questa è immune da vizi logici.

La Conferma dell’Elemento Soggettivo

Infine, è stato confermato anche l’elemento soggettivo del reato. La condotta omissiva dell’imputato, ovvero il non aver consegnato il bene al creditore, è stata considerata sufficiente a dimostrare la sua volontà di eludere il provvedimento del giudice. Il fatto che si sia reso necessario un sequestro preventivo è stato visto come un’ulteriore prova del dolo.

Conclusioni

La decisione in commento ribadisce un’importante lezione pratica: per avere successo, un ricorso in Cassazione deve sollevare questioni di diritto nuove o evidenziare vizi di motivazione reali e specifici, non limitarsi a contestare la valutazione dei fatti già operata nei gradi precedenti. Un ricorso inammissibile non solo non porta all’annullamento della sentenza impugnata, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è manifestamente infondato e si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e motivatamente respinte nel precedente grado di giudizio, senza sollevare reali vizi di legittimità.

Cosa significa che una motivazione è ‘insindacabile in sede di legittimità’?
Significa che se la motivazione della sentenza di appello è logica, completa e priva di contraddizioni, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti e sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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