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Ricorso inammissibile: quando è inammissibile?

Un’ordinanza della Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso si limitavano a chiedere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Sono state respinte anche le richieste di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e delle attenuanti generiche, confermando le decisioni dei giudici di merito.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: l’analisi della Cassazione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione valuti un ricorso inammissibile, delineando i confini tra il giudizio di legittimità e quello di merito. In questo caso, un imputato condannato per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti ha visto il proprio ricorso respinto perché basato su motivi non consentiti in questa sede. Analizziamo i dettagli della decisione per comprendere meglio i principi applicati.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato dalla Corte d’Appello per il reato previsto dall’articolo 187, commi 1 e 1-bis, del Codice della Strada (D.Lgs. 285/1992), ovvero per essersi messo alla guida in stato di alterazione psico-fisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti. L’imputato proponeva ricorso per Cassazione, articolando la sua difesa su tre motivi principali:

1. Contestazione della propria responsabilità penale, sostenendo un’errata valutazione delle prove raccolte durante il processo e una presunta mancanza di credibilità delle testimonianze.
2. Richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.
3. Richiesta di concessione delle circostanze attenuanti generiche, negate nei precedenti gradi di giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile nella sua interezza. La decisione si fonda su una valutazione rigorosa dei limiti del giudizio di legittimità. La Corte non può riesaminare le prove o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, ma deve limitarsi a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni dietro un ricorso inammissibile

La Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso.

Per quanto riguarda il primo motivo, relativo alla responsabilità penale, i giudici hanno sottolineato che le argomentazioni dell’imputato non denunciavano vizi di legge, ma si limitavano a proporre una diversa interpretazione del materiale probatorio già ampiamente vagliato dalla Corte d’Appello. Questo tentativo di ottenere una “rivisitazione in fatto” è un’attività preclusa alla Corte di Cassazione. Inoltre, le doglianze erano una mera reiterazione di quanto già esposto nell’atto di appello.

Il secondo motivo, sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte territoriale aveva già escluso tale beneficio motivando congruamente sulla gravità dell’offesa al bene giuridico tutelato (la sicurezza della circolazione) e sulla valutazione negativa del comportamento processuale dell’imputato. La Cassazione ha ritenuto questa motivazione logica e sufficiente.

Infine, anche il motivo relativo al diniego delle attenuanti generiche è stato ritenuto inammissibile e manifestamente infondato. La Corte ha spiegato che la motivazione del diniego poteva ritenersi implicitamente contenuta nella stessa valutazione negativa del comportamento processuale dell’imputato, già esplicitata per negare altri benefici. Citando un precedente giurisprudenziale (Cass. n. 12624/2019), la Corte ha ribadito la legittimità di una motivazione implicita in questi casi.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito. Il ricorso inammissibile è la sanzione processuale per chi tenta di utilizzare questa sede per ridiscutere i fatti e le prove già valutati nei gradi precedenti. La decisione evidenzia come le motivazioni della Corte d’Appello, se logiche e coerenti, siano sufficienti a respingere censure che si risolvono in una mera riproposizione di argomenti già esaminati. Per gli operatori del diritto, ciò sottolinea l’importanza di formulare ricorsi che si concentrino su vizi di legittimità effettivi, come l’errata applicazione di una norma di legge o un vizio manifesto della motivazione, evitando di trasformare l’impugnazione in un appello mascherato.

Perché un ricorso per Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando, tra le altre cose, non denuncia vizi di legittimità (come un’errata applicazione della legge o una motivazione illogica) ma si limita a chiedere una nuova valutazione dei fatti e delle prove già esaminati dai giudici di merito, oppure quando ripropone le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello.

Per quale motivo è stata negata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
È stata negata perché la Corte d’Appello aveva già valutato la gravità dell’offesa in relazione alle modalità concrete del fatto e aveva espresso un giudizio negativo sul comportamento processuale dell’imputato, ritenendo tali elementi ostativi alla concessione del beneficio.

È possibile che il diniego delle attenuanti generiche sia motivato implicitamente?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la motivazione del diniego delle attenuanti generiche può ritenersi implicitamente contenuta in altre valutazioni negative espresse nella sentenza, come quella sul comportamento processuale dell’imputato, senza necessità di una specifica ed autonoma argomentazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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