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Ricorso inammissibile: quando è generico o sui fatti

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per lesioni e minaccia. I motivi del ricorso sono stati ritenuti generici e miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La sentenza conferma la validità della testimonianza della vittima, corroborata da altre prove.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione chiarisce i limiti del giudizio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 791/2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: i confini del giudizio di legittimità e le cause che rendono un ricorso inammissibile. Il caso analizzato riguarda una condanna per lesioni e minaccia aggravate, ma i principi espressi dalla Corte hanno una valenza generale e offrono importanti spunti di riflessione per chiunque si approcci a un ricorso davanti al massimo organo della giurisdizione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un violento alterco tra due conoscenti. La discussione, iniziata all’interno di un’automobile, è degenerata in un’aggressione fisica in strada. La vittima ha riportato diverse ferite lacero-contuse, affermando di essere stata colpita dall’imputato anche con una chiave meccanica “a croce”.

Nei primi due gradi di giudizio, l’imputato è stato ritenuto colpevole. La Corte d’Appello, pur confermando la responsabilità, aveva parzialmente riformato la pena, riducendola a quattro mesi di reclusione e concedendo le attenuanti generiche. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali: un presunto vizio di motivazione sulla ricostruzione dei fatti e sulla credibilità della vittima, la totale assenza di motivazione riguardo al reato di minaccia e, infine, il mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto (ex art. 131-bis c.p.).

I Limiti del Giudizio di Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte, ribadendo con fermezza alcuni principi cardine del processo penale. Il giudice di legittimità non è un “terzo grado di merito”. Il suo compito non è quello di ricostruire nuovamente i fatti o di offrire una diversa valutazione delle prove, ma solo di verificare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

Il primo motivo di ricorso, che contestava la credibilità della vittima e la ricostruzione dell’aggressione, è stato respinto proprio perché si risolveva in una richiesta, non consentita, di rivalutazione del materiale probatorio. La Corte di Cassazione ha sottolineato come i giudici di merito avessero già attentamente vagliato tutti gli elementi a disposizione.

La Genericità dei Motivi d’Appello come Causa di Inammissibilità

Un punto fondamentale della decisione riguarda il secondo e il terzo motivo di ricorso. La Corte ha osservato che questi motivi erano di per sé generici, ma soprattutto ricalcavano motivi d’appello altrettanto generici e privi di specificità.

Su questo aspetto, la giurisprudenza è consolidata: se un motivo di appello è formulato in maniera vaga, tale da non consentire al giudice di comprendere quale sia la specifica critica mossa alla sentenza di primo grado, esso è originariamente inammissibile. Di conseguenza, il fatto che la Corte d’Appello non abbia risposto a tale motivo non costituisce un vizio di “omessa motivazione” che possa essere fatto valere in Cassazione. Il vizio originario di inammissibilità del motivo d’appello, infatti, “assorbe” la mancata risposta del giudice superiore.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto la ricostruzione operata dai giudici di merito pienamente coerente e logica. La condanna non si basava solo sulle dichiarazioni della vittima, ma su un quadro probatorio complesso e convergente. Tra gli elementi valorizzati figurano:

* La testimonianza di un teste neutrale, che ha confermato l’aggressione verbale unilaterale da parte dell’imputato.
* Il referto medico, che descriveva lesioni compatibili con un’aggressione subita con un corpo contundente, e non con una rissa paritaria.
* Gli accertamenti della polizia giudiziaria, che hanno constatato l’assenza di ferite sull’imputato, a riprova di un’azione lesiva unilaterale.

Anche l’obiezione sul mancato ritrovamento della “chiave a croce” è stata giudicata irrilevante, poiché l’uso di un’arma impropria può essere provato anche attraverso altri elementi (aliunde), come la natura delle ferite e la testimonianza della vittima.
Per quanto riguarda gli altri motivi, la Corte ha ribadito che la genericità dell’atto di appello originario impedisce di poter lamentare un’omissione di motivazione in sede di legittimità. Un motivo d’appello inammissibile non può “rivivere” in Cassazione sotto forma di censura per mancata risposta.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito sull’importanza di redigere atti di impugnazione specifici e tecnicamente corretti. Tentare di trasformare il giudizio di Cassazione in un terzo grado di merito, chiedendo una nuova valutazione delle prove, conduce inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile. Allo stesso modo, la genericità dei motivi d’appello costituisce un vizio originario che non può essere sanato nei gradi successivi. La decisione comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali, di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende e alla rifusione delle spese legali della parte civile.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato inammissibile?
Un ricorso per cassazione è dichiarato inammissibile quando, invece di denunciare vizi di legge o di motivazione manifestamente illogica, chiede alla Corte una nuova valutazione delle prove e una ricostruzione dei fatti diversa da quella operata dai giudici di merito. È inoltre inammissibile se si basa su motivi che erano già generici e non specifici nell’atto di appello.

La sola testimonianza della persona offesa può essere sufficiente per una condanna?
Sì, la testimonianza della persona offesa può essere posta a fondamento di una sentenza di condanna, a condizione che sia valutata dal giudice come attendibile e credibile. Nel caso di specie, la sua credibilità è stata rafforzata da altri elementi probatori convergenti, come il referto medico, la testimonianza di un soggetto terzo e l’assenza di lesioni sull’imputato.

Cosa accade se un motivo d’appello è formulato in modo generico?
Secondo la Corte, un motivo d’appello generico è affetto da un vizio di inammissibilità originario. Se la Corte d’Appello omette di rispondere a tale motivo, questa omissione non può essere validamente contestata con un ricorso per cassazione, poiché il motivo generico resta inammissibile e non merita risposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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