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Ricorso inammissibile: quando è generico e ripetitivo

La Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per tentata truffa e lesioni. I motivi erano generici, ripetitivi e non si confrontavano con le argomentazioni della Corte d’Appello, che aveva confermato la responsabilità degli imputati sulla base di un solido quadro indiziario.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: perché la Cassazione respinge appelli generici?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13554 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: un ricorso per essere accolto deve essere specifico e confrontarsi puntualmente con le ragioni della decisione impugnata. La sentenza in esame offre uno spunto prezioso per comprendere quando un ricorso inammissibile viene dichiarato tale, delineando i confini tra un legittimo diritto di difesa e un tentativo infruttuoso di rimettere in discussione il merito di una condanna.

I Fatti alla base della Sentenza

Il caso trae origine da un tentativo di truffa messo in atto da due individui. Essi avevano cercato di convincere una vittima ad acquistare delle presunte pietre preziose per un valore di 3.000 euro in contanti, proponendo l’affare in modo clandestino e frettoloso per strada. Il piano è fallito solo perché l’acquirente, insospettito, ha richiesto il rilascio di una fattura con quietanza, richiesta che è stata rifiutata dai venditori. Al rifiuto sono seguite violenze fisiche nei confronti della vittima, che hanno portato a una condanna non solo per tentata truffa in concorso, ma anche per lesioni personali aggravate.

La Decisione della Corte: La Dichiarazione di Inammissibilità

I due condannati hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione, ma entrambi gli appelli sono stati giudicati inammissibili. La Corte ha ritenuto che i motivi presentati fossero del tutto generici e si limitassero a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza però contestare in modo specifico e ragionato le motivazioni contenute nella sentenza di secondo grado. Questo approccio ha reso il ricorso inammissibile, precludendo un esame nel merito.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha articolato la sua decisione sulla base di consolidati principi giurisprudenziali.

Genericità e Mancanza di Specifico Confronto

Il cuore della decisione risiede nella constatazione che i ricorrenti non hanno mosso critiche specifiche alla logica della sentenza d’appello. Invece di evidenziare presunte illogicità o la scarsa valenza probatoria degli elementi a loro carico, si sono limitati a una sterile riproposizione delle loro tesi difensive. La Cassazione ha ricordato che un ricorso non può ignorare le ragioni del provvedimento che contesta. Deve esistere una necessaria correlazione tra la decisione censurata e l’atto di impugnazione. L’appello deve essere un dialogo critico con la sentenza precedente, non un monologo che ne ignora l’esistenza.

La Valutazione del Tentativo di Truffa

La Corte ha confermato la correttezza della valutazione fatta dai giudici di merito. La condotta degli imputati, analizzata ex ante, era chiaramente idonea a indurre in errore la vittima sulla serietà dell’acquisto. Gli artifizi utilizzati, come la vendita clandestina e la fretta imposta, erano univocamente diretti a commettere il reato. Il fatto che il delitto non si sia consumato solo per la prudenza della vittima non esclude la punibilità a titolo di tentativo.

Questioni Procedurali e la Diligenza del Difensore

La sentenza ha anche affrontato una questione procedurale sollevata da uno dei ricorrenti, relativa alla mancata presentazione delle conclusioni scritte da parte del Procuratore Generale. La Corte ha qualificato tale mancanza come una nullità generale a regime intermedio, specificando però che non può essere eccepita dalla difesa dell’imputato per evidente carenza di interesse. Inoltre, è stata respinta la doglianza su una richiesta di rinvio non accolta, sottolineando la mancanza di diligenza del difensore nel non assicurarsi che la sua istanza fosse pervenuta tempestivamente al giudice.

Conclusioni

La sentenza n. 13554/2024 è un monito chiaro: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di merito. Per avere successo, un’impugnazione deve essere redatta con rigore tecnico, attaccando specificamente i punti deboli e le eventuali contraddizioni logiche della sentenza impugnata. Limitarsi a ripetere argomenti già vagliati e respinti trasforma l’atto di gravame in un esercizio sterile, destinato a scontrarsi con una declaratoria di ricorso inammissibile. Questo principio garantisce l’efficienza del sistema giudiziario, evitando che la Corte Suprema venga sommersa da appelli pretestuosi e meramente dilatori.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato inammissibile?
Un ricorso per cassazione è considerato inammissibile quando risulta intrinsecamente indeterminato, generico o quando manca della necessaria correlazione con le ragioni poste a fondamento del provvedimento impugnato, limitandosi a riproporre argomentazioni già respinte senza un confronto critico.

Perché è fondamentale che un ricorso si confronti specificamente con la sentenza impugnata?
È fondamentale perché il giudizio di cassazione è un controllo di legittimità sulla decisione precedente, non un nuovo giudizio sui fatti. L’atto di impugnazione non può ignorare le ragioni della sentenza che contesta, ma deve criticarle punto per punto, evidenziandone i vizi logici o giuridici.

La mancata presentazione delle conclusioni scritte da parte del Procuratore generale può essere motivo di nullità eccepita dalla difesa?
No. Secondo la Corte, sebbene rappresenti un’ipotesi di nullità generale a regime intermedio, tale vizio non può essere dedotto dalla difesa dell’imputato, in quanto questi manca di un interesse giuridicamente rilevante all’osservanza di quella specifica disposizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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