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Ricorso inammissibile: quando è generico e ripetitivo

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da due imputati condannati per ricettazione. I motivi del ricorso sono stati giudicati generici e una mera riproposizione di censure già respinte dalla Corte d’Appello. La sentenza ribadisce che, in caso di “doppia conforme”, non è ammesso un riesame del merito e che la valutazione delle attenuanti generiche in equivalenza con la recidiva non costituisce un peggioramento della pena.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi della Sentenza n. 6009/2024

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6009 del 2024, ha fornito importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi, ribadendo principi consolidati in materia. La decisione dichiara un ricorso inammissibile perché basato su motivi generici e sulla mera riproposizione di argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere quando un’impugnazione rischia di essere fermata prima ancora di un’analisi nel merito.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.) emessa dal Tribunale e parzialmente riformata dalla Corte d’Appello. Gli imputati, dopo la conferma della condanna in secondo grado per i capi di imputazione principali, decidevano di proporre ricorso per cassazione. I motivi addotti dalla difesa si concentravano su due aspetti principali: in primo luogo, un presunto vizio di motivazione della sentenza d’appello, ritenuta carente e contraddittoria; in secondo luogo, l’erronea applicazione delle norme relative alle circostanze attenuanti generiche e alla recidiva, lamentando un trattamento sanzionatorio ingiustamente afflittivo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi proposti inammissibili. La decisione si fonda sulla constatazione che i motivi presentati erano manifestamente infondati, generici e non consentiti in sede di legittimità. I giudici hanno condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, ponendo fine al percorso giudiziario.

Le Motivazioni: un Ricorso Inammissibile per Genericità

La Corte ha articolato le sue motivazioni smontando punto per punto le censure difensive. L’analisi dei giudici si è concentrata su due pilastri fondamentali.

Ripetitività dei Motivi e Principio della “Doppia Conforme”

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato una semplice reiterazione delle argomentazioni già presentate in appello. La Cassazione ha richiamato il suo consolidato orientamento secondo cui un ricorso che non si confronta criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata, ma si limita a riproporre le stesse doglianze, è inammissibile.

Inoltre, la Corte ha sottolineato la presenza di una “doppia conforme”: sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano raggiunto la stessa conclusione sulla base di un’analisi concordante delle prove. In questi casi, il giudice d’appello non è tenuto a un’analisi minuziosa di ogni singola deduzione difensiva, essendo sufficiente che la sua motivazione si saldi con quella di primo grado, formando un corpo argomentativo unico e coerente. Le argomentazioni difensive, anche se non confutate espressamente, si considerano implicitamente disattese se logicamente incompatibili con la decisione adottata.

La Corretta Gestione delle Attenuanti e della Recidiva

Anche il secondo motivo, relativo al trattamento sanzionatorio, è stato ritenuto manifestamente infondato. La difesa lamentava la mancata applicazione prevalente delle circostanze attenuanti generiche, sostenendo che ciò costituisse una reformatio in peius (un peggioramento della situazione dell’imputato).

La Corte ha chiarito che la sentenza d’appello aveva fornito una motivazione specifica e argomentata sul punto. Le attenuanti generiche erano state sì riconosciute, ma giudicate equivalenti alla recidiva contestata. Questa operazione di bilanciamento rientra pienamente nella discrezionalità del giudice di merito e, se motivata in modo congruo e privo di vizi logici, non è sindacabile in sede di legittimità. Pertanto, non vi è stata alcuna reformatio in peius, poiché le circostanze sono state applicate, sebbene in un regime di equivalenza e non di prevalenza.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza alcuni principi cardine del processo penale. In primo luogo, un ricorso per cassazione deve essere specifico e criticare puntualmente le ragioni della decisione impugnata, non potendo limitarsi a una sterile ripetizione di argomenti già vagliati. In secondo luogo, il concetto di “doppia conforme” limita la possibilità di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, consolidando la valutazione probatoria dei giudici di merito. Infine, viene ribadito che la determinazione della pena e il bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti sono espressione di un potere discrezionale del giudice che, se esercitato con una motivazione logica e sufficiente, sfugge al controllo della Corte di Cassazione. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di redigere atti di impugnazione tecnicamente validi e mirati, per evitare una declaratoria di inammissibilità.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato inammissibile?
Secondo la sentenza, un ricorso è inammissibile quando i motivi sono manifestamente infondati, generici, non consentiti o si limitano a riproporre gli stessi argomenti già presentati e motivatamente respinti in appello, senza un confronto critico con la decisione impugnata.

Cosa significa il principio della “doppia conforme” nelle sentenze?
Significa che quando la sentenza di primo grado e quella d’appello giungono alla medesima conclusione sulla base di un’analisi e valutazione concordante delle prove, esse formano un unico corpo argomentativo. In tal caso, il giudice d’appello non è tenuto a riesaminare dettagliatamente ogni singolo aspetto, essendo sufficiente che la sua motivazione si saldi con quella precedente in modo logico.

La mancata prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva costituisce una “reformatio in peius” (peggioramento della pena)?
No. La sentenza chiarisce che non si ha una reformatio in peius se le circostanze attenuanti generiche vengono concesse ma bilanciate in regime di equivalenza con la recidiva. Questa operazione rientra nella discrezionalità del giudice di merito e, se motivata, non costituisce un peggioramento illegittimo della posizione dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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