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Ricorso inammissibile: quando è generico e ripetitivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per commercio di prodotti contraffatti. I motivi sono stati ritenuti generici e meramente ripetitivi di argomentazioni già respinte in appello. La decisione sottolinea l’importanza della specificità nei ricorsi, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Ribadisce il Principio di Specificità

Presentare un ricorso in Corte di Cassazione richiede rigore e precisione. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile per genericità e ripetitività sia destinato al fallimento. Questo caso, relativo a una condanna per commercio di prodotti contraffatti, evidenzia l’importanza di formulare motivi di impugnazione che si confrontino specificamente con la sentenza contestata, anziché limitarsi a riproporre le stesse difese già esaminate.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Palermo per il reato previsto dall’art. 474 del Codice Penale (introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi), decideva di presentare ricorso per cassazione. L’imputato basava la sua difesa su due motivi principali: sosteneva che il suo caso rientrasse nell’ipotesi di “reato impossibile” e contestava il mancato riconoscimento di una circostanza attenuante.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha analizzato entrambi i motivi, giungendo a una conclusione netta: il ricorso era inammissibile. Vediamo perché.

Il Principio di Specificità e il Ricorso Inammissibile

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato privo di specificità. La Corte ha osservato che le argomentazioni erano una mera riproduzione di quelle già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. La giurisprudenza costante della Cassazione, richiamata nell’ordinanza, stabilisce che un ricorso inammissibile è quello fondato su motivi generici, indeterminati o che non si correlano in modo critico con le motivazioni della sentenza impugnata. Ripetere le stesse tesi, senza spiegare perché la decisione del giudice di secondo grado sia errata dal punto di vista logico o giuridico, non è sufficiente per ottenere un riesame.

La Manifesta Infondatezza del Secondo Motivo

Anche il secondo motivo, relativo al mancato riconoscimento di una circostanza attenuante, è stato respinto. La Corte ha ritenuto la contestazione “manifestamente infondata”, affermando che la motivazione della Corte d’Appello sul punto era del tutto esente da vizi logici o giuridici. In sostanza, il giudice di merito aveva fornito una giustificazione valida e coerente per la sua decisione, rendendo la critica dell’imputato priva di fondamento.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su un principio cardine del processo di cassazione: la Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti, ma un giudice di legittimità che valuta la corretta applicazione della legge e la coerenza logica delle motivazioni. Per questo motivo, i ricorsi devono evidenziare errori di diritto specifici. Un ricorso che si limita a riproporre le stesse argomentazioni già valutate e respinte, senza attaccare le specifiche ragioni della decisione di appello, è considerato un atto inutile e, pertanto, inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame è un monito fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. La redazione del ricorso non può essere una semplice formalità o una ripetizione delle difese precedenti. È necessario un lavoro di analisi critica della sentenza impugnata, identificando con precisione i punti in cui il giudice avrebbe violato la legge o ragionato in modo illogico. In caso contrario, il risultato sarà non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso, con una sanzione di tremila euro.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando manca dei requisiti previsti dalla legge. Secondo questa ordinanza, ciò avviene, ad esempio, quando i motivi sono non specifici, generici, indeterminati o si limitano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nel giudizio precedente senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Cosa significa che un motivo di ricorso è “generico” o “meramente riproduttivo”?
Significa che l’argomentazione presentata non è sufficientemente dettagliata o non attacca specificamente le ragioni giuridiche e logiche esposte dal giudice nella sentenza che si contesta. È “meramente riproduttivo” quando si limita a copiare e incollare le difese già presentate in appello, senza spiegare perché il ragionamento del giudice d’appello sarebbe sbagliato.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la conferma della decisione impugnata, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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