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Ricorso inammissibile: quando è generico e ripetitivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per favoreggiamento personale. Il motivo del rigetto è che l’appello era generico, ripetitivo di censure già esaminate e non si confrontava con la motivazione della sentenza impugnata, chiedendo solo una nuova valutazione dei fatti.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Conferma la Condanna per Genericità dell’Appello

Quando si presenta un appello alla Corte di Cassazione, non è sufficiente dissentire dalla decisione precedente. È fondamentale che le critiche siano specifiche, pertinenti e non una semplice ripetizione di argomenti già trattati. Una recente ordinanza della Suprema Corte illustra perfettamente le conseguenze di un ricorso inammissibile, delineando i confini tra un legittimo diritto di impugnazione e un tentativo inefficace di ottenere una nuova valutazione dei fatti. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere i criteri di ammissibilità in Cassazione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza di condanna della Corte d’Appello per il reato di favoreggiamento personale, previsto dall’art. 378 del codice penale. L’imputato, non accettando il verdetto di colpevolezza emesso in secondo grado, ha deciso di rivolgersi alla Corte di Cassazione, contestando il giudizio sulla sua responsabilità.

L’Analisi della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, esaminati gli atti e il motivo di ricorso, ha concluso per la sua manifesta inammissibilità. I giudici hanno basato la loro decisione su una duplice argomentazione, evidenziando le gravi carenze strutturali dell’atto di impugnazione. Questo tipo di valutazione è cruciale, perché un ricorso inammissibile viene rigettato senza che la Corte entri nel merito delle questioni sollevate.

Motivi Generici e Ripetitivi

In primo luogo, la Corte ha rilevato che il ricorso era “meramente riproduttivo di censure già adeguatamente valutate dai Giudici di merito”. In altre parole, la difesa non ha presentato nuove argomentazioni giuridiche o critiche specifiche alla logica della sentenza d’appello, ma si è limitata a riproporre le stesse obiezioni già respinte nei precedenti gradi di giudizio. Questo approccio è stato considerato un tentativo di sollecitare una diversa valutazione delle prove e una nuova ricostruzione dei fatti, un’attività che esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione, la quale è giudice di legittimità e non di merito.

Mancato Confronto con la Motivazione della Sentenza

In secondo luogo, il ricorso è stato giudicato “obiettivamente generico rispetto alla motivazione della sentenza impugnata con la quale non si confronta”. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve instaurare un dialogo critico con la sentenza che intende contestare. Deve individuare con precisione i punti della motivazione ritenuti errati o illogici e spiegare perché. Nel caso di specie, l’atto di impugnazione era così generico da non attaccare specificamente le ragioni poste a fondamento della decisione della Corte d’Appello, rendendo impossibile per la Cassazione svolgere il proprio ruolo di controllo.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte si fonda sul principio consolidato secondo cui il giudizio di Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di merito. Il ricorrente non può limitarsi a presentare la propria versione dei fatti, sperando che la Corte la sostituisca a quella accertata dai giudici precedenti. L’appello deve essere un’analisi tecnica e puntuale dei vizi della sentenza impugnata, siano essi violazioni di legge o difetti logici della motivazione. Poiché il ricorso in esame era sia ripetitivo sia generico, non superava la soglia di ammissibilità. Di conseguenza, la Corte non ha potuto fare altro che dichiararlo inammissibile, confermando di fatto la condanna.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione per la pratica legale: la redazione di un ricorso per cassazione richiede rigore, specificità e un confronto diretto con la sentenza impugnata. Presentare motivi generici o riproporre pedissequamente le stesse argomentazioni già respinte non solo è inutile, ma comporta anche conseguenze economiche negative. La declaratoria di inammissibilità, infatti, ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione priva dei requisiti minimi di legge.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per due ragioni principali: era meramente riproduttivo di censure già valutate nei gradi di merito e, inoltre, era oggettivamente generico, in quanto non si confrontava in modo specifico con le motivazioni della sentenza impugnata.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘meramente riproduttivo’?
Significa che il ricorso si limita a ripetere le stesse argomentazioni e critiche già presentate e respinte dai giudici di primo e secondo grado, senza sollevare specifiche contestazioni contro la logica giuridica della sentenza che si sta appellando.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che in questo caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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