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Ricorso inammissibile: quando è generico e ripetitivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un soggetto condannato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Il ricorso è stato ritenuto meramente riproduttivo di argomentazioni già valutate e volto a ottenere una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio di quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, delineando i confini invalicabili del giudizio di legittimità. Questo provvedimento sottolinea un principio fondamentale: la Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti, ma un organo che vigila sulla corretta applicazione della legge. Analizziamo come la Corte sia giunta a questa conclusione.

Il Contesto del Caso Giudiziario

La vicenda processuale trae origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello per reati di resistenza, oltraggio a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le proprie generalità (artt. 337, 341-bis e 651 del codice penale). L’imputato, non accettando la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, basando la sua difesa sulla sussistenza di una causa di giustificazione specifica: la reazione ad atti arbitrari del pubblico ufficiale, prevista dall’art. 393-bis del codice penale.

Il ricorrente sosteneva che la sua condotta fosse una risposta legittima a un comportamento illegittimo tenuto dalle forze dell’ordine. Tuttavia, questa tesi era già stata esaminata e respinta dai giudici di merito nei precedenti gradi di giudizio.

L’analisi del ricorso inammissibile da parte della Corte

La Corte di Cassazione, nell’esaminare il ricorso, lo ha rapidamente liquidato come ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali, che rappresentano un monito per chiunque intenda adire la Suprema Corte.

Ripetitività e Genericità dei Motivi

In primo luogo, i giudici hanno rilevato che il motivo di ricorso era meramente riproduttivo di censure già ampiamente e adeguatamente valutate dalla Corte d’Appello. In sostanza, l’imputato non ha introdotto nuovi profili di illegittimità della sentenza impugnata, ma si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni, sperando in un esito diverso. Questo approccio è contrario alla funzione stessa del ricorso per Cassazione, che deve individuare vizi specifici di violazione di legge o di motivazione illogica.

La Richiesta di una Nuova Valutazione dei Fatti

In secondo luogo, e in modo ancora più dirimente, il ricorso era sostanzialmente volto a sollecitare una diversa valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti. Il ricorrente chiedeva alla Cassazione di riconsiderare le prove testimoniali e documentali per giungere a una conclusione diversa da quella dei giudici di merito. Questo, però, è un compito che esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione, la quale si occupa del diritto e non del fatto. Il suo ruolo non è decidere ‘come sono andate le cose’, ma se i giudici precedenti hanno applicato correttamente le norme giuridiche.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è netta e si allinea a un orientamento giurisprudenziale consolidato. Un ricorso per Cassazione, per essere ammissibile, deve confrontarsi criticamente e specificamente con la motivazione della sentenza impugnata, evidenziandone le presunte falle logiche o giuridiche. Non può limitarsi a ignorarla o a contrapporle una propria, diversa, interpretazione del materiale probatorio. La genericità e la richiesta di una rivalutazione nel merito rendono l’impugnazione un tentativo improprio di ottenere un terzo grado di giudizio, che il nostro ordinamento non prevede. L’inammissibilità è, in questi casi, la sanzione processuale inevitabile.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questo provvedimento ribadisce un’importante lezione pratica: l’accesso alla Corte di Cassazione è riservato a questioni di legittimità. Un ricorso che si limiti a contestare l’apprezzamento dei fatti operato dai giudici di merito, senza individuare specifici vizi di legge, è destinato a un esito negativo e a un’ulteriore condanna economica per il ricorrente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato ritenuto meramente riproduttivo di censure già valutate nei gradi di merito, obiettivamente generico e volto a sollecitare una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti, attività che non rientrano nelle competenze della Corte di Cassazione.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘generico’?
Secondo l’ordinanza, un motivo è generico quando non si confronta specificamente con la motivazione della sentenza che si sta impugnando. In pratica, non evidenzia in modo preciso dove e perché il ragionamento del giudice precedente sarebbe errato, limitandosi a proporre una tesi alternativa.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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