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Ricorso inammissibile: quando è generico e ripetitivo

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per minaccia aggravata in concorso. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, considerati meramente riproduttivi di censure già correttamente respinte in appello, e sul divieto per la Corte di legittimità di riesaminare il merito dei fatti. L’imputato viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Ribadisce i Limiti dell’Impugnazione

Quando si presenta un ricorso alla Corte di Cassazione, è fondamentale che i motivi siano specifici, pertinenti e non una semplice ripetizione di argomentazioni già esaminate. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un’impugnazione mal formulata porti a una dichiarazione di ricorso inammissibile, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Analizziamo questa ordinanza per comprendere i criteri che governano il giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da una condanna per il reato di minaccia aggravata in concorso (artt. 110 e 612, comma 2, c.p.). La Corte d’Appello di Bari aveva confermato la sentenza di primo grado, ritenendo l’imputato responsabile. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, affidandolo a due motivi principali. Con essi, contestava la sua responsabilità penale, sostenendo che i giudici di merito avessero travisato i fatti e applicato erroneamente la legge penale, in particolare per quanto riguarda l’elemento soggettivo del reato e la sua effettiva partecipazione al crimine.

La Valutazione sul Ricorso Inammissibile della Cassazione

La Corte di Cassazione, esaminando i motivi proposti, li ha giudicati entrambi inammissibili. La ragione principale di questa decisione risiede nella natura delle censure sollevate. I giudici hanno riscontrato che i motivi del ricorso non erano altro che “doglianze generiche” e “meramente riproduttive” di argomentazioni già adeguatamente valutate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. In sostanza, la difesa non ha introdotto nuovi e specifici profili di illegittimità della sentenza d’appello, ma si è limitata a riproporre le stesse questioni di fatto già discusse.

Le Motivazioni della Corte

Nel motivare la sua decisione, la Suprema Corte ha richiamato consolidati principi giurisprudenziali. In primo luogo, ha sottolineato che il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Ciò significa che la Corte non può effettuare una nuova valutazione delle prove o una ricostruzione alternativa dei fatti. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente.

Il ricorso, invece, mirava proprio a sollecitare una “preclusa rivalutazione e/o alternativa lettura delle fonti probatorie”, senza peraltro allegare specifici e decisivi travisamenti del fatto che potessero emergere direttamente dagli atti. La Corte ha inoltre osservato che, in presenza di due sentenze conformi (quella di primo grado e quella d’appello), l’apparato giustificativo della decisione si rafforza, rendendo ancora più difficile scalfirne la tenuta logica, a meno che non si evidenzino vizi di macroscopica evidenza, assenti nel caso di specie.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio cruciale del nostro sistema processuale: per avere successo in Cassazione, un ricorso deve essere tecnicamente impeccabile. Non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito. È necessario, invece, individuare e dimostrare specifici errori di diritto o vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso generico e ripetitivo non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche conseguenze economiche negative per il ricorrente, che viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso in esame con un esborso di 3.000,00 Euro.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se i motivi sono generici, meramente ripetitivi di censure già respinte nei gradi di merito, oppure se tenta di sollecitare una nuova valutazione delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità, invece di contestare specifici errori di diritto.

Cosa significa che i motivi del ricorso sono ‘meramente riproduttivi’?
Significa che l’atto di impugnazione si limita a ripetere le stesse argomentazioni e critiche già presentate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello, senza indicare vizi specifici della sentenza impugnata o nuove questioni di diritto.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
La parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo specifico caso, la somma è stata fissata in Euro 3.000,00.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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