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Ricorso inammissibile: quando è generico e ripetitivo

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché le doglianze erano generiche, ripetitive e in contrasto con la giurisprudenza. Il ricorrente chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati, ma il suo appello è stato ritenuto un mero tentativo di riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità. Di conseguenza, è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega i Requisiti di Ammissibilità

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa essere rapidamente respinto dalla Corte di Cassazione. Il caso riguarda un imputato che, dopo una decisione del Tribunale, ha tentato di portare le sue ragioni davanti alla Suprema Corte, ma il suo appello è stato giudicato privo dei requisiti fondamentali per poter essere esaminato nel merito. Questa decisione sottolinea l’importanza di redigere un ricorso in modo specifico, critico e conforme alla legge e alla giurisprudenza consolidata.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Continuazione

All’origine della vicenda vi è un’istanza presentata da un soggetto al Tribunale di Siena. L’imputato chiedeva che diverse condanne a suo carico venissero unificate sotto il vincolo della “continuazione”, un istituto previsto dall’articolo 81 del codice penale. Questo meccanismo permette di considerare più reati, commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, come un unico reato continuato, con conseguente applicazione di una pena più favorevole.

Il Tribunale di Siena, con un’ordinanza del 2 aprile 2025, rigettava la richiesta. Avverso questo provvedimento, l’interessato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando vizi motivazionali nella decisione del giudice di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte non è entrata nel merito della questione sulla continuazione dei reati, ma si è fermata a un’analisi preliminare dei motivi di ricorso, ritenendoli non idonei a superare il vaglio di ammissibilità.

Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i casi di inammissibilità.

Le Motivazioni dietro un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su tre pilastri argomentativi principali, che rappresentano dei principi cardine del giudizio di legittimità e spiegano perché il ricorso è stato giudicato inammissibile.

Genericità e Richiesta di Riesame nel Merito

Il primo motivo di inammissibilità risiede nel fatto che il ricorso, pur articolato in un’unica doglianza, si limitava a postulare carenze motivazionali generiche. In sostanza, il ricorrente non ha mosso una critica specifica e puntuale al ragionamento del Tribunale, ma ha chiesto alla Cassazione un completo riesame della sua posizione. Questo non è consentito, poiché la Corte di Cassazione è giudice di legittimità, non di merito: il suo compito non è rivalutare i fatti, ma verificare la corretta applicazione della legge.

Ripetitività delle Censure

In secondo luogo, la Corte ha osservato che i motivi del ricorso erano meramente riproduttivi di censure già esaminate e respinte dal Tribunale di Siena. Per essere ammissibile, un ricorso deve contenere una critica specifica delle argomentazioni della decisione impugnata, spiegando perché e in cosa il giudice precedente avrebbe sbagliato. Limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni, senza confrontarsi con la motivazione del provvedimento, rende il ricorso sterile e, quindi, inammissibile.

Contrasto con la Giurisprudenza Consolidata

Infine, il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le tesi giuridiche proposte erano in palese contrasto con l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità in materia di continuazione tra reati. Ignorare o sostenere tesi contrarie a principi di diritto ormai stabili, senza offrire argomenti solidi e innovativi per un eventuale ripensamento, è un’altra causa che conduce inevitabilmente alla dichiarazione di inammissibilità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione ribadisce una lezione fondamentale per chiunque intenda presentare un ricorso: l’atto di impugnazione non può essere una semplice lamentela generica. Deve essere un’analisi tecnica e critica, che individui con precisione i vizi del provvedimento impugnato e li articoli in conformità con i limiti del giudizio di legittimità. Un ricorso inammissibile non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche la condanna a sanzioni economiche. Pertanto, la redazione di un ricorso per Cassazione richiede massima perizia, specificità e un solido ancoraggio alla normativa e alla giurisprudenza.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché era generico, si limitava a ripetere argomentazioni già respinte dal giudice precedente e chiedeva un riesame dei fatti non consentito in sede di legittimità. Inoltre, le tesi giuridiche proposte erano in contrasto con la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione.

Cosa si intende per ‘continuazione’ tra reati nel contesto di questa ordinanza?
La continuazione è un istituto giuridico (art. 81 cod. pen.) che permette di considerare più reati, commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, come un’unica violazione di legge ai fini della determinazione della pena, portando a un trattamento sanzionatorio più favorevole.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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