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Ricorso inammissibile: quando è generico e ripetitivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi presentati erano generici e ripetitivi degli argomenti già respinti dalla Corte d’Appello. L’ordinanza chiarisce che il giudizio di cassazione non può rivalutare le prove o il merito dei fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione ribadisce i limiti del giudizio di legittimità

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede una tecnica giuridica precisa e una profonda comprensione dei suoi limiti. Un recente provvedimento ha chiarito, ancora una volta, le ragioni che portano a dichiarare un ricorso inammissibile, specialmente quando questo si limita a riproporre argomenti già discussi e respinti nei gradi precedenti. Analizziamo questa ordinanza per comprendere perché la specificità e la pertinenza dei motivi sono requisiti imprescindibili.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato nei primi due gradi di giudizio per i reati previsti dagli articoli 474 (introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi) e 648 (ricettazione) del codice penale, ha proposto ricorso per cassazione. I motivi del ricorso si concentravano principalmente sulla presunta erronea valutazione dell’elemento soggettivo dei reati, contestando le conclusioni a cui erano giunti i giudici di merito.

In sostanza, la difesa mirava a offrire una diversa interpretazione delle prove e dei dati processuali, sostenendo che non vi fosse la prova della consapevolezza necessaria per configurare i delitti contestati.

La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale, che definiscono chiaramente il perimetro del giudizio di legittimità. Il ricorrente è stato di conseguenza condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato le sue motivazioni distinguendo i vizi di ciascun motivo di ricorso, riconducendoli tutti a un difetto comune: la mancanza di specificità e la pretesa di un riesame del merito.

Il Divieto di Sovrapporre una Nuova Valutazione delle Prove

Il primo motivo di ricorso, relativo al reato di cui all’art. 474 c.p., è stato respinto perché proponeva una “diversa lettura dei dati processuali”. La Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un “terzo grado di merito”. Non può, cioè, sostituire la propria valutazione delle prove a quella, logicamente argomentata, del giudice dei gradi precedenti. Questo principio, sancito anche dalla celebre sentenza delle Sezioni Unite “Jakani”, impedisce alla Suprema Corte di riesaminare i fatti, limitando il suo controllo alla sola violazione di legge e ai vizi di motivazione palesi.

La Genericità del Ricorso Inammissibile

Anche il secondo motivo, riguardante il delitto di ricettazione (art. 648 c.p.), è stato giudicato inammissibile. La Corte ha osservato che il ricorso si limitava a “reiterare l’atto di appello”, riproponendo le stesse questioni già adeguatamente esaminate e confutate dalla Corte d’Appello. Un ricorso è considerato generico e, quindi, inammissibile ai sensi dell’art. 591, comma 1, lett. c), del codice di procedura penale, quando non vi è una reale correlazione tra le ragioni della decisione impugnata e le critiche mosse dal ricorrente. In altre parole, non è sufficiente ripetere le proprie tesi, ma è necessario dimostrare specificamente dove e perché la sentenza di secondo grado ha errato nell’applicare la legge o nel motivare la sua decisione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: il ricorso per cassazione è uno strumento straordinario, non un’ulteriore opportunità per discutere i fatti. Per avere successo, un ricorso deve essere chirurgico, focalizzandosi su precise violazioni di legge o su vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza impugnata. La mera riproposizione di argomenti già vagliati e respinti conduce inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con la conseguente condanna a sanzioni pecuniarie. La difesa tecnica deve quindi elaborare motivi nuovi e specifici, che si confrontino criticamente con la ratio decidendi del provvedimento che si intende impugnare.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non rispetta i requisiti di legge, ad esempio perché tenta di ottenere una nuova valutazione dei fatti (non consentita in Cassazione) o perché i motivi sono generici, cioè non si confrontano specificamente con le ragioni della sentenza impugnata.

Cosa significa che un motivo di ricorso è “generico” o “ripetitivo”?
Significa che il ricorso si limita a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel precedente grado di giudizio, senza contestare in modo specifico e pertinente le motivazioni con cui il giudice d’appello le ha confutate.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la conferma della decisione impugnata, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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