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Ricorso inammissibile: quando è generico e reiterativo

Due donne ricorrono in Cassazione contro una condanna per lesioni, stalking e violazione di domicilio. La Corte dichiara il ricorso inammissibile perché i motivi erano generici, ripetitivi di argomentazioni già respinte in appello e miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Le ricorrenti sono state condannate al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: La Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Un ricorso inammissibile rappresenta uno degli esiti più netti e frequenti nel giudizio di cassazione. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito i principi fondamentali che regolano l’accesso al suo giudizio, sottolineando come la genericità e la reiterazione dei motivi siano ostacoli insormontabili. Il caso in esame riguarda due donne condannate per una serie di reati, tra cui stalking e violazione di domicilio, il cui tentativo di contestare la sentenza di secondo grado si è scontrato con i rigorosi paletti procedurali del giudizio di legittimità.

I Fatti del Processo

Il percorso giudiziario ha origine dalla condanna di due imputate per i reati di concorso in atti persecutori (art. 612-bis c.p.), lesioni personali (art. 582 c.p.) e violazione di domicilio aggravata dalla violenza alla persona (art. 614 c.p.), commessi ai danni di una terza persona.

La sentenza di primo grado, che affermava la loro colpevolezza, è stata interamente confermata dalla Corte d’Appello di Milano. Di fronte a questa “doppia conforme” di condanna, le imputate hanno deciso di presentare un unico atto di ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge in relazione alla loro affermazione di responsabilità per il delitto di violazione di domicilio.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ponendo fine al percorso processuale delle imputate e rendendo definitiva la loro condanna. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale che definiscono chiaramente i limiti e la funzione del giudizio di cassazione.

Genericità e Reiteratività dei Motivi

Il motivo principale alla base della declaratoria di inammissibilità è la natura dei motivi presentati. La Corte ha osservato che le argomentazioni delle ricorrenti non erano specifiche, ma si limitavano a riproporre le stesse lamentele già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Questo approccio è considerato inefficace, poiché il ricorso in Cassazione deve contenere una critica mirata e puntuale alla motivazione della sentenza impugnata, evidenziandone eventuali vizi logici o violazioni di legge, e non può essere una semplice ripetizione delle difese svolte nei gradi precedenti.

Il Divieto di Rivalutazione del Merito

Un altro punto cardine della decisione è il ribadito divieto per la Corte di Cassazione di procedere a una nuova valutazione dei fatti. Il giudizio di legittimità, infatti, non è un “terzo grado di merito”. Il suo compito non è stabilire come sono andati i fatti o valutare nuovamente le prove, come la credibilità di un testimone. Queste attività sono di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado. Il ricorso è stato giudicato inammissibile anche perché, di fatto, chiedeva alla Corte di sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, logica e congrua, già effettuata dalla Corte d’Appello.

Le motivazioni

Nelle motivazioni dell’ordinanza, la Corte di Cassazione ha richiamato il principio secondo cui, in caso di sentenze di primo e secondo grado concordanti (la cosiddetta “doppia conforme”), le due motivazioni si integrano a vicenda, formando un unico e complessivo corpo argomentativo. Di conseguenza, per superare questo solido impianto, il ricorrente deve avanzare critiche specifiche e pertinenti che ne mettano in luce le lacune o le illogicità, non limitandosi a riproporre vecchie questioni.

La Corte ha evidenziato che il motivo di ricorso relativo alla violazione di domicilio era “puramente contestativo e reiterativo”, in quanto la Corte d’Appello aveva già illustrato in modo completo e immune da vizi logici le ragioni della credibilità della persona offesa e la dinamica dell’intrusione violenta nel suo domicilio. Tentare di offrire una ricostruzione alternativa dei fatti in sede di legittimità è un’operazione non consentita. Infine, la Corte ha specificato che anche una memoria difensiva successiva non ha aggiunto elementi nuovi o diversi tali da modificare le conclusioni già raggiunte.

Le conclusioni

La decisione in commento è un monito sull’importanza della tecnica redazionale e della sostanza giuridica di un ricorso per cassazione. L’esito di ricorso inammissibile non è solo una sconfitta processuale, ma comporta conseguenze concrete: la condanna diventa definitiva e le ricorrenti sono obbligate a pagare le spese del procedimento e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, a causa della “colpa nella formulazione dei motivi”. Questo caso insegna che l’accesso al giudizio di legittimità richiede il rispetto di rigorosi requisiti formali e sostanziali, e che una strategia difensiva basata sulla mera riproposizione di argomenti già disattesi è destinata al fallimento.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile quando è fondato su motivi non specifici, generici o indeterminati, che si limitano a riproporre le stesse ragioni già esaminate e respinte dal giudice precedente, oppure quando mira a una rilettura dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove o la credibilità di un testimone?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o valutare nel merito i fatti del processo. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, non agire come un giudice di “terzo grado”.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se la Corte ravvisa una colpa nella proposizione del ricorso (ad esempio, perché manifestamente infondato), può condannare il ricorrente anche al pagamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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