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Ricorso inammissibile: quando è generico e reiterativo

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per reati lievi in materia di stupefacenti. La decisione si fonda sulla natura reiterativa e generica dei motivi, che riproponevano questioni già respinte in appello e miravano a una rivalutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità. La Corte ha inoltre ribadito che la richiesta di benefici, come la sospensione della pena, deve essere formulata nei gradi di merito.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Regole della Cassazione su Motivi Generici e Reiterativi

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma per essere esaminato nel merito, deve rispettare requisiti di specificità molto stringenti. Un ricorso inammissibile è un atto che non supera questo vaglio preliminare, con conseguenze significative per l’imputato, tra cui la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’analisi chiara dei motivi che portano a tale esito, ribadendo principi consolidati in materia.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

Il caso riguarda un imputato condannato in primo e secondo grado per un reato previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti, relativo a fatti di lieve entità. L’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a tre motivi principali: una presunta errata identificazione della sua persona, una quantificazione della pena ritenuta ingiusta e la mancata concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena.

La Corte Suprema, tuttavia, ha rigettato in toto l’impugnazione, dichiarandola inammissibile e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Motivi del Ricorso Inammissibile: L’Analisi della Corte

La decisione della Cassazione si basa su una valutazione rigorosa dei motivi presentati, ognuno dei quali è stato giudicato inammissibile per ragioni specifiche che riflettono i limiti del giudizio di legittimità.

La Reiterazione dei Motivi Già Rigettati

Il primo motivo, relativo all’identificazione dell’imputato, è stato considerato inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse censure già avanzate e respinte dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: non è possibile utilizzare il ricorso di legittimità per sollecitare una nuova valutazione dei fatti già esaminati dal giudice di merito. Un ricorso che si limita a ripetere le argomentazioni precedenti, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, è considerato generico e, di conseguenza, inammissibile.

La Discrezionalità del Giudice sulla Pena

Anche il secondo motivo, inerente alla quantificazione della pena, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha sottolineato che la graduazione della sanzione rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito, il quale deve motivare la sua scelta in base ai criteri degli articoli 132 e 133 del codice penale. Tale valutazione non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione non è manifestamente illogica o assente. Nel caso di specie, la pena era stata fissata al di sotto della media edittale, una circostanza che, secondo un orientamento consolidato, non richiede una motivazione particolarmente dettagliata.

La Mancata Richiesta dei Benefici in Appello

Infine, la doglianza sulla mancata concessione della sospensione condizionale della pena è stata giudicata inammissibile per una ragione procedurale cruciale: la relativa istanza non era stata formulata nel giudizio di appello. La Corte ha chiarito che il giudice d’appello non ha il dovere di applicare d’ufficio i benefici di legge se non vi è una specifica richiesta da parte dell’imputato o del suo difensore. La mancata sollecitazione nei gradi di merito preclude la possibilità di sollevare la questione per la prima volta in Cassazione.

Le Motivazioni

La motivazione dell’ordinanza si fonda su principi cardine della procedura penale e del ruolo della Corte di Cassazione. Il Supremo Collegio non è un “terzo grado” di giudizio nel merito, ma un giudice della legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione delle sentenze impugnate. Un ricorso, per essere ammissibile, deve essere specifico, ossia deve indicare con precisione le violazioni di legge e i vizi logici, evitando di riproporre sterilmente argomenti già vagliati o di chiedere una riconsiderazione delle prove. La decisione riafferma l’importanza di una difesa tecnica attenta, che formuli tutte le istanze e le contestazioni nelle sedi appropriate, ovvero nei giudizi di primo e secondo grado.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un importante monito per chi intende adire la Corte di Cassazione. Evidenzia come la preparazione di un ricorso efficace richieda non solo la conoscenza del diritto sostanziale, ma anche una profonda comprensione delle regole procedurali che governano il giudizio di legittimità. Un ricorso inammissibile non solo priva l’imputato di un’ulteriore possibilità di difesa, ma comporta anche conseguenze economiche negative. Pertanto, è essenziale che i motivi di ricorso siano nuovi, specifici e focalizzati sui vizi di legittimità, piuttosto che su una generica e inammissibile contestazione dei fatti.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato inammissibile per genericità?
Un ricorso è ritenuto inammissibile per genericità quando ripropone le medesime ragioni già discusse e respinte dal giudice del gravame, senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata. È inoltre generico se mira a una non consentita rivalutazione dei fatti.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice di merito?
No, la contestazione è inammissibile se mira a una nuova valutazione sulla congruità della pena. La graduazione della sanzione rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione, a meno che la motivazione sia manifestamente illogica o del tutto assente.

Se il giudice d’appello non concede la sospensione condizionale della pena, si può fare ricorso in Cassazione?
No, se la richiesta per tale beneficio non è stata formulata in sede di appello. La Corte di Cassazione ha stabilito che il mancato esercizio del potere-dovere del giudice di concedere benefici non può essere motivo di ricorso se non è stato precedentemente sollecitato da una delle parti nel corso del giudizio di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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