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Ricorso inammissibile: quando è generico e reiterativo

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una condanna per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. L’appello è stato respinto perché ritenuto generico e manifestamente infondato, in quanto si limitava a ripetere argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello senza confrontarsi con la sua dettagliata motivazione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando la genericità costa cara

Un ricorso inammissibile rappresenta uno degli esiti più netti e severi nel processo penale. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: per contestare una sentenza non basta ripetere le proprie ragioni, ma è necessario confrontarsi criticamente e specificamente con le motivazioni del giudice. Vediamo come la genericità e la manifesta infondatezza di un’impugnazione possano portare non solo al rigetto, ma anche a sanzioni economiche.

I fatti di causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Roma nei confronti di un imputato per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. L’imputato, non accettando la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidando la sua difesa a tre specifici motivi.

I motivi del ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato si concentrava su tre punti principali:

1. Sussistenza del reato di lesioni: Si contestava la configurabilità stessa del reato di lesioni.
2. Mancata riqualificazione: In subordine, si chiedeva che il reato di lesioni dolose venisse riqualificato in lesioni colpose, con una conseguente pena più mite.
3. Omessa esclusione della recidiva: Si lamentava la mancata esclusione dell’aggravante della recidiva.

Tuttavia, come vedremo, questi motivi non sono stati ritenuti sufficienti per superare il vaglio di ammissibilità della Suprema Corte.

La decisione della Corte: un ricorso inammissibile e reiterativo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione tanto sintetica quanto perentoria. I giudici hanno rilevato che i motivi presentati erano caratterizzati da ‘genericità e manifesta infondatezza’. In sostanza, l’atto di impugnazione si limitava a essere ‘meramente reiterativo’ delle censure già formulate nel giudizio d’appello.

Il punto cruciale è che la Corte d’Appello aveva già risposto a queste stesse doglianze con una ‘motivazione congrua ed esaustiva’. Il ricorrente, nel suo nuovo ricorso, non si è confrontato con tale motivazione, ignorandola di fatto e riproponendo le medesime questioni. Questo comportamento processuale è stato sanzionato con l’inammissibilità.

Le motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione della sentenza impugnata. Di conseguenza, chi ricorre in Cassazione ha l’onere di dimostrare specificamente dove e perché il giudice precedente ha sbagliato nel suo ragionamento giuridico.

Riproporre le stesse argomentazioni già respinte, senza indicare le lacune o le contraddizioni della motivazione della Corte d’Appello, equivale a non presentare una vera critica al provvedimento. Tale approccio rende il ricorso generico, perché non individua un vizio specifico della sentenza, e manifestamente infondato, perché si scontra contro una motivazione già ritenuta logica e completa. La conseguenza inevitabile è la declaratoria di inammissibilità, che impedisce alla Corte di esaminare il merito della questione.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: un ricorso, per avere speranza di essere accolto, deve essere specifico e puntuale. Non è una mera formalità, ma l’essenza stessa del diritto di impugnazione. Limitarsi a ripetere argomenti già vagliati e respinti è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’aggiunta di una sanzione pecuniaria, come la condanna al pagamento di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Per avvocati e assistiti, ciò significa che ogni impugnazione deve essere costruita come una critica ragionata e mirata alla decisione che si intende contestare, pena l’immediata chiusura del processo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per genericità e manifesta infondatezza, poiché si limitava a ripetere le stesse censure già formulate in appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione congrua ed esaustiva fornita dalla Corte d’Appello.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile in Cassazione?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

È sufficiente riproporre le stesse argomentazioni del precedente grado di giudizio in un ricorso per Cassazione?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso deve contenere una critica specifica alla motivazione della sentenza impugnata. La semplice reiterazione di argomenti già esaminati e respinti rende il ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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