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Ricorso inammissibile: quando è generico e reiterativo

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato, condannandolo al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. La Corte ha ritenuto i motivi di appello generici e meramente ripetitivi di censure già respinte in secondo grado. In particolare, è stata confermata la correttezza della valutazione delle prove e la legittimità della decisione sulla pena, basata sulla gravità del fatto e sulla personalità negativa dell’imputato, respingendo così la richiesta di attenuanti generiche.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando è generico e reiterativo

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 6723 del 2024 offre un’importante lezione sulla corretta formulazione dei ricorsi in sede di legittimità. Un ricorso inammissibile non solo non viene esaminato nel merito, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente. Analizziamo questa decisione per comprendere i criteri che portano a tale esito e le insidie da evitare.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello, decideva di presentare ricorso per Cassazione. La sua difesa si basava su due argomenti principali: una presunta violazione del principio del contraddittorio nella formazione della prova e una critica al trattamento sanzionatorio, ritenuto eccessivo per il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa Duplice

Il ricorrente lamentava, in primo luogo, che le prove a suo carico (nello specifico, delle immagini) non fossero state gestite nel pieno rispetto del contraddittorio. A suo dire, le modalità di reperimento ed estrapolazione non erano state adeguatamente vagliate, pregiudicando il suo diritto di difesa.

In secondo luogo, contestava la decisione del giudice di non concedere le attenuanti generiche e di applicare una pena superiore al minimo edittale. Sosteneva che tale scelta non fosse supportata da una motivazione adeguata.

Analisi del Ricorso Inammissibile da parte della Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile per genericità e manifesta infondatezza. I giudici hanno osservato come i motivi proposti non fossero altro che una mera riproposizione di censure già esaminate e rigettate dalla Corte d’Appello con una motivazione congrua e corretta. Questo approccio rende il ricorso inammissibile, poiché il compito della Cassazione non è quello di riesaminare i fatti, ma di valutare la corretta applicazione della legge.

La Prova nel Pieno Contraddittorio

Sul primo punto, la Corte ha evidenziato come la sentenza impugnata avesse già chiarito che le prove erano state acquisite e visionate nel pieno rispetto del contraddittorio. Un testimone, esaminato in dibattimento, aveva descritto in dettaglio le modalità di reperimento e utilizzo delle immagini, che erano state anche sottoposte all’imputato per il riconoscimento. Pertanto, nessuna violazione del diritto di difesa poteva essere ravvisata.

La Valutazione della Pena e le Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo è stato giudicato generico. La Cassazione ha sottolineato che la Corte d’Appello aveva implicitamente ma chiaramente giustificato la sua decisione. Il diniego delle attenuanti e la pena inflitta erano motivati dal rilievo attribuito alla “sfrontatezza” dell’imputato, sorpreso a trattenersi di notte in un locale pubblico con amici. Questo comportamento è stato considerato un indicatore della gravità del fatto e della personalità negativa del soggetto, giustificando una sanzione più severa.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda sul principio consolidato secondo cui il ricorso per Cassazione deve presentare critiche specifiche e puntuali alla sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già valutate. La genericità dei motivi, che non si confrontano con la ratio decidendi della sentenza precedente, porta inevitabilmente a una dichiarazione di inammissibilità.

Inoltre, la Corte ribadisce che la determinazione della pena e la concessione delle attenuanti generiche rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale valutazione è insindacabile in sede di legittimità, a meno che non risulti frutto di un ragionamento palesemente illogico o arbitrario, circostanza esclusa nel caso di specie. La motivazione della Corte d’Appello, basata sulla personalità dell’imputato e sulla gravità del fatto, è stata ritenuta logica e sufficiente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma che per accedere al giudizio di Cassazione è necessario formulare motivi di ricorso che attacchino specificamente i vizi di legittimità della sentenza impugnata, evitando di riproporre doglianze già respinte. La condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende (€ 3.000) serve da monito: un ricorso temerario o infondato non solo è inutile ai fini processuali, ma comporta anche un aggravio economico per il ricorrente. La decisione sottolinea infine come elementi quali la personalità e il comportamento dell’imputato siano fattori determinanti che il giudice di merito può legittimamente considerare per calibrare il trattamento sanzionatorio.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è generico e manifestamente infondato, ovvero quando si limita a ripetere censure già esaminate e respinte dal giudice precedente con una motivazione logica e corretta, senza confrontarsi specificamente con essa.

Su quali basi un giudice può negare le attenuanti generiche e applicare una pena superiore al minimo?
Un giudice può negare le attenuanti generiche e inasprire la pena basandosi su una valutazione della gravità del fatto e della personalità negativa dell’imputato. Nel caso specifico, la “sfrontatezza” dimostrata dall’imputato è stata considerata un elemento sufficiente a giustificare tale decisione.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
In linea di principio, la Corte di Cassazione non riesamina le prove. Si può contestare la valutazione solo se si dimostra un vizio logico o una violazione di legge nel ragionamento del giudice. Se, come nel caso di specie, la prova è stata formata nel rispetto del contraddittorio e la motivazione del giudice è coerente, la censura è inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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