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Ricorso inammissibile: quando è generico e reiterativo

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per occupazione abusiva di immobile. Il ricorso è stato ritenuto generico e meramente ripetitivo delle argomentazioni già respinte in appello, senza un reale confronto con le motivazioni della sentenza impugnata. La Corte ha sottolineato che non possono essere introdotte nuove censure in Cassazione se non sollevate nei gradi precedenti.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione sulla Genericità dei Motivi

Presentare un ricorso in Cassazione richiede tecnica, precisione e, soprattutto, la capacità di confrontarsi criticamente con la decisione impugnata. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come un’impugnazione non adeguatamente strutturata sia destinata a fallire, ribadendo i criteri per evitare una pronuncia di ricorso inammissibile. Il caso analizzato riguarda una condanna per occupazione abusiva di un immobile, ma i principi espressi dalla Corte hanno una valenza generale e fondamentale per ogni avvocato.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna per Occupazione Abusiva al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di una donna per i reati di invasione di terreni o edifici e danneggiamento. La sentenza, emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello, riconosceva la sua responsabilità per l’occupazione illegittima di un alloggio popolare. L’imputata, tramite il proprio difensore, decideva di tentare l’ultima via, proponendo ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso: Tra Stato di Necessità e Attenuanti

La difesa ha articolato il ricorso su diversi punti, sostenendo:
1. Violazione di legge per il mancato riconoscimento dello stato di necessità (art. 54 c.p.), che avrebbe giustificato la condotta.
2. In subordine, la richiesta di applicare la causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. Infine, la denuncia per la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche in regime di prevalenza e dell’attenuante della speciale tenuità del danno (art. 62, n. 4, c.p.).

In sostanza, la ricorrente cercava di scardinare la condanna appellandosi a istituti giuridici volti a escludere o a mitigare la responsabilità penale.

La Decisione della Corte: Un Ricorso Inammissibile

Nonostante le argomentazioni difensive, la Corte di Cassazione ha accolto la richiesta del Procuratore Generale, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate (lo stato di necessità, la tenuità del fatto), ma si ferma a un livello preliminare, quello procedurale. La Corte ha condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, ponendo fine al suo percorso giudiziario.

Le Motivazioni della Sentenza: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Corte Suprema ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali della procedura penale: la specificità dei motivi di ricorso e il rispetto della catena devolutiva.

Il primo e più importante profilo di criticità riscontrato dai giudici è stata la genericità e la natura meramente reiterativa dei motivi proposti. La difesa, secondo la Corte, non ha fatto altro che riproporre le stesse identiche doglianze già presentate e respinte dalla Corte di Appello. Questo approccio è stato giudicato inefficace perché non si è confrontato in modo critico e puntuale con le argomentazioni della sentenza di secondo grado. Invece di evidenziare specifici errori di diritto o vizi logici nel ragionamento dei giudici d’appello, il ricorso si è limitato a offrire una lettura alternativa dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità.

Un altro punto cruciale è stata l’interruzione della catena devolutiva. La Corte ha rilevato che la questione relativa alla prevalenza delle attenuanti generiche non era stata sollevata come specifico motivo di appello. Secondo un principio consolidato, il giudice di legittimità può esaminare solo le questioni devolute al giudice del gravame precedente. Se un punto non viene contestato in appello, non può essere introdotto per la prima volta in Cassazione.

Conclusioni: L’Importanza della Specificità nell’Impugnazione

La sentenza in esame rappresenta un monito fondamentale per chi opera nel diritto: un ricorso inammissibile è spesso il risultato di un’impostazione difensiva che non dialoga con la sentenza che intende criticare. Non è sufficiente ripetere argomenti già spesi; è necessario, invece, smontare pezzo per pezzo il ragionamento del giudice precedente, evidenziandone le crepe giuridiche e logiche. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di merito dove si possono rivalutare i fatti, ma un giudice della legge. Per questo motivo, ogni impugnazione deve essere un’analisi mirata e specifica, pena l’irrimediabile declaratoria di inammissibilità.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato generico e quindi inammissibile?
Secondo la sentenza, un ricorso è generico quando si limita a riproporre le stesse doglianze già respinte in appello, senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni logiche e giuridiche della sentenza impugnata. Diventa una critica astratta e non un’analisi puntuale della decisione.

È possibile presentare per la prima volta in Cassazione un motivo non discusso in appello?
No. La Corte chiarisce che se un motivo, come la richiesta di applicazione delle attenuanti generiche in regime di prevalenza, non è stato oggetto di uno specifico motivo di appello, si verifica un’interruzione della “catena devolutiva”. Di conseguenza, tale questione non può essere sollevata per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

In quali casi la Corte di Cassazione può valutare lo stato di necessità o la particolare tenuità del fatto?
La Corte di Cassazione non riesamina i fatti, ma valuta la corretta applicazione della legge. In questo caso, ha ritenuto inammissibile il motivo perché la difesa si è limitata a offrire una lettura alternativa dei fatti, già correttamente valutati e motivati dai giudici di merito, senza dimostrare una violazione di legge o un vizio di motivazione da parte della Corte d’Appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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