LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: quando è generico e infondato

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per appropriazione indebita. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che si limitavano a riproporre censure già respinte in appello e a richiedere un riesame dei fatti, non consentito nel giudizio di legittimità. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Ribadisce i Requisiti di Specificità

Presentare un ricorso in Cassazione richiede il rispetto di requisiti rigorosi. Un’ordinanza recente ha chiarito ancora una volta come un ricorso inammissibile per genericità e mancanza di specificità non possa superare il vaglio della Suprema Corte. Analizziamo una decisione che sottolinea l’importanza di formulare censure precise e pertinenti, anziché limitarsi a riproporre argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna per Appropriazione Indebita al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per il reato di appropriazione indebita, previsto dall’art. 646 del codice penale, confermata dalla Corte d’Appello. L’imputata, ritenuta responsabile del reato, decideva di impugnare la sentenza di secondo grado presentando ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso si concentravano su una presunta violazione di legge e su vizi di motivazione della sentenza d’appello.

L’Analisi della Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte, nell’esaminare il caso, ha rapidamente individuato le criticità che hanno portato a dichiarare il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale che delimitano chiaramente l’ambito del giudizio di legittimità.

La Genericità e la Mancanza di Specificità dei Motivi

Il primo punto critico evidenziato dai giudici è la natura delle censure mosse dalla ricorrente. L’ordinanza sottolinea che i motivi di ricorso non erano formulati in termini consentiti, poiché si limitavano a reiterare profili già esaminati e motivatamente respinti dalla Corte d’Appello. Questa ripetizione rende il ricorso privo della necessaria specificità, trasformandolo in mere doglianze di fatto piuttosto che in una critica puntuale sulla corretta applicazione della legge.

Il Divieto di Rivalutazione dei Fatti nel Giudizio di Legittimità

Un altro aspetto fondamentale è che il ricorso tentava di ottenere una nuova valutazione delle prove e una rilettura alternativa dei fatti processuali. Questo tipo di richiesta è estranea al sindacato di legittimità della Corte di Cassazione, il cui compito non è quello di giudicare nuovamente i fatti, ma di verificare che i giudici dei gradi inferiori abbiano applicato correttamente le norme giuridiche e abbiano fornito una motivazione logica e non contraddittoria. Anche le lamentele relative al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e della sospensione condizionale della pena sono state giudicate generiche e manifestamente infondate.

le motivazioni della decisione

La Corte ha ritenuto che i giudici d’appello avessero fornito una motivazione congrua e priva di vizi, indicando chiaramente gli elementi probatori posti a fondamento della dichiarazione di responsabilità. Le argomentazioni difensive erano state considerate irrilevanti e superate da una corretta valutazione del materiale processuale. Di conseguenza, non sussistendo i presupposti per un esame nel merito, il ricorso doveva essere dichiarato inammissibile. La Corte ha stabilito che la mancanza di specificità e la tendenza a sollecitare un inammissibile riesame dei fatti rendevano l’impugnazione non meritevole di accoglimento.

le conclusioni: Conseguenze Pratiche della Pronuncia

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato conseguenze significative per la ricorrente. Oltre a rendere definitiva la condanna, la Corte ha condannato la stessa al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito: un ricorso per Cassazione deve essere uno strumento tecnico e mirato, focalizzato su precise questioni di diritto, e non un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sui fatti. La specificità dei motivi non è un mero formalismo, ma un requisito essenziale per l’accesso al giudizio di legittimità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché i motivi erano generici, non specifici e si limitavano a riproporre censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Inoltre, il ricorso mirava a una rivalutazione dei fatti, attività non consentita nel giudizio di legittimità della Corte di Cassazione.

Qual era il reato contestato alla ricorrente?
La ricorrente era stata condannata per il reato di appropriazione indebita, disciplinato dall’articolo 646 del codice penale.

Quali sono state le conseguenze economiche per la ricorrente a seguito della decisione della Cassazione?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati