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Ricorso inammissibile: quando è generico e infondato

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per estorsione. I motivi sono stati giudicati generici, mera reiterazione di doglianze già respinte in appello e manifestamente infondati, in contrasto con la normativa e la giurisprudenza. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze di Motivi Generici e Infondati

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma per essere esaminato nel merito, deve rispettare requisiti di forma e sostanza ben precisi. Un ricorso inammissibile non solo preclude la possibilità di una revisione della sentenza, ma comporta anche conseguenze economiche per chi lo propone. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio dei vizi che portano a tale esito, sottolineando l’importanza della specificità e della fondatezza dei motivi di impugnazione.

I Fatti del Caso

Il caso analizzato riguarda un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte di Appello che aveva confermato una condanna per il reato di estorsione. L’imputato, tramite il suo difensore, ha sollevato due motivi di ricorso dinanzi alla Suprema Corte, cercando di ribaltare il giudizio di colpevolezza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Di conseguenza, non è entrata nel merito delle questioni sollevate, fermandosi a una valutazione preliminare sulla correttezza formale e sostanziale dell’impugnazione. La decisione ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni del ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha basato la sua decisione di inammissibilità su una valutazione critica di entrambi i motivi presentati dal ricorrente, evidenziandone i gravi difetti procedurali e di contenuto.

Il Primo Motivo: Genericità e Mancanza di Specificità

Il primo motivo lamentava un vizio di motivazione e una violazione di legge riguardo all’affermazione della responsabilità penale per estorsione. La Corte lo ha liquidato come “generico”. Secondo i giudici, il ricorso non rispettava il requisito previsto dall’art. 581, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale. In pratica, a fronte di una motivazione della sentenza d’appello ritenuta logicamente corretta, il ricorrente non ha indicato in modo specifico gli elementi su cui si fondava la sua censura. Questa mancanza di specificità ha impedito alla Corte di individuare i rilievi mossi e di esercitare il proprio sindacato. Oltre alla genericità, il motivo è stato considerato anche manifestamente infondato, poiché contestava un difetto di motivazione che, alla lettura del provvedimento, non emergeva.

Il Secondo Motivo: Reiterazione e Infondatezza

Il secondo motivo, relativo a una presunta causa di non punibilità, è stato giudicato altrettanto inammissibile. La Corte ha osservato che tale motivo si risolveva nella “pedissequa reiterazione” di argomenti già presentati e respinti dalla Corte di Appello. Per la Cassazione, un motivo di ricorso non può essere una semplice riproposizione delle stesse difese, ma deve contenere una critica argomentata e specifica contro le ragioni della sentenza impugnata. Mancando questa critica, il motivo è stato considerato solo apparentemente specifico. Inoltre, anche questo secondo punto è stato ritenuto manifestamente infondato, in quanto basato su interpretazioni normative in “palese contrasto” con la legge e la giurisprudenza consolidata.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: un ricorso per cassazione deve essere un atto tecnico di alta precisione. Non è una terza istanza di merito, ma un giudizio di legittimità. Per evitare una declaratoria di ricorso inammissibile, è essenziale che i motivi siano:
1. Specifici: Devono attaccare punti precisi della motivazione della sentenza impugnata, non limitarsi a critiche generali.
2. Nuovi: Non possono essere una mera ripetizione di argomenti già esaminati e rigettati nei gradi precedenti, a meno che non si contesti specificamente come il giudice d’appello li ha respinti.
3. Fondati: Devono basarsi su interpretazioni giuridiche plausibili e non in contrasto con la normativa vigente o con l’orientamento consolidato della giurisprudenza.

La violazione di questi principi non solo rende vana l’impugnazione, ma espone il ricorrente a sanzioni economiche, aggravando la sua posizione processuale.

Quando un motivo di ricorso in Cassazione viene considerato generico?
Un motivo è considerato generico quando non indica in modo specifico gli elementi e le ragioni per cui si contesta la sentenza impugnata, impedendo così al giudice di individuare i rilievi mossi e di esercitare la propria funzione di controllo, come richiesto dall’art. 581, comma 1, lett. c) cod. proc. pen.

È sufficiente riproporre in Cassazione gli stessi motivi già respinti in appello?
No. Secondo l’ordinanza, la mera e pedissequa reiterazione dei motivi già dedotti e puntualmente disattesi in appello rende il ricorso non specifico e, di conseguenza, inammissibile, in quanto omette di svolgere una critica argomentata contro la sentenza oggetto di impugnazione.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso fissata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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