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Ricorso inammissibile: quando è generico e infondato

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un soggetto condannato per contrabbando. I motivi sono stati giudicati in parte generici e manifestamente infondati, in quanto miravano a una rivalutazione del merito, e in parte inammissibili perché sollevavano questioni non presentate nel precedente grado di giudizio. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando è generico e infondato

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla corretta formulazione degli atti di impugnazione nel processo penale. Un ricorso inammissibile non solo preclude l’esame nel merito delle proprie ragioni, ma comporta anche conseguenze economiche per chi lo propone. Analizziamo come la Corte sia giunta a tale conclusione, esaminando i principi di specificità dei motivi e il divieto di sollevare questioni nuove nel giudizio di legittimità.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli, che aveva confermato la responsabilità penale di un individuo per il delitto di contrabbando di tabacchi lavorati esteri, previsto dall’art. 291-bis del d.P.R. 43/73. L’imputato, tramite il suo difensore, ha adito la Corte di Cassazione, lamentando due specifici vizi della sentenza di secondo grado.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su due principali motivi:

1. Primo motivo: La violazione di legge e il vizio di motivazione riguardo alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
2. Secondo motivo: La mancanza di motivazione in merito alla richiesta di sostituzione della pena detentiva con una pena pecuniaria, ai sensi della L. 689/1981.

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando l’intero ricorso inammissibile.

Analisi del ricorso inammissibile: genericità e nuove questioni

Il primo motivo è stato ritenuto inammissibile per un duplice profilo. In primo luogo, per la sua genericità: il ricorrente si era limitato ad asserire la scarsa offensività della condotta senza confrontarsi criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata. In secondo luogo, per manifesta infondatezza, poiché proponeva una rivalutazione del merito della gravità del fatto, non consentita in sede di legittimità. Inoltre, la Corte ha chiarito che i precedenti penali specifici del ricorrente per lo stesso reato escludevano l’occasionalità della condotta, requisito fondamentale per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Il secondo motivo è stato anch’esso dichiarato inammissibile perché la richiesta di sostituzione della pena non era mai stata formulata nell’atto di appello. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del processo: non è possibile dedurre in sede di legittimità questioni che non siano state devolute al giudice del gravame, per evitare di annullare una sentenza per un difetto di motivazione su un punto che era stato intenzionalmente sottratto alla sua cognizione.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su consolidati principi procedurali. Per quanto riguarda il primo motivo, i giudici hanno sottolineato che il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Non si può chiedere alla Suprema Corte di riesaminare i fatti, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. L’argomento del ricorrente sulla tenuità del fatto è stato considerato un tentativo di ottenere proprio questa rivalutazione vietata. La Corte ha inoltre precisato che la non occasionalità della condotta, provata dalle precedenti condanne, è un ostacolo insuperabile all’applicazione del beneficio invocato.

Per il secondo motivo, la decisione si basa sull’effetto devolutivo dell’appello. Il giudice di secondo grado può pronunciarsi solo sui punti della sentenza di primo grado che sono stati specificamente contestati con i motivi di appello. Introdurre una questione nuova in Cassazione, come la richiesta di sostituzione della pena, viola questo principio. Sarebbe come accusare il giudice d’appello di non aver risposto a una domanda che non gli è mai stata posta.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che la redazione di un atto di impugnazione richiede rigore e precisione. Un ricorso inammissibile comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro. Questa pronuncia serve da monito: le strategie difensive devono essere definite e articolate sin dal primo atto di impugnazione. Non è possibile ‘riservare’ argomenti per il giudizio di Cassazione, che ha una funzione di controllo della legittimità e non può supplire a omissioni o carenze dei precedenti gradi di giudizio.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato generico?
Un ricorso è considerato generico quando si limita a una mera asserzione, come quella della scarsa offensività della condotta, senza sviluppare un confronto critico e specifico con le argomentazioni contenute nella sentenza che si intende impugnare.

È possibile chiedere in Cassazione l’applicazione di un beneficio, come la sostituzione della pena, se non era stato richiesto in appello?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non è possibile sollevare questioni che non siano state oggetto dei motivi di appello. Farlo renderebbe il motivo inammissibile, poiché il giudice d’appello non ha avuto la possibilità di pronunciarsi su quel punto.

La presenza di precedenti condanne per lo stesso reato impedisce l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
Sì. Secondo la Corte, precedenti condanne per il medesimo reato dimostrano la non occasionalità della condotta. L’occasionalità è un requisito essenziale per poter beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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