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Ricorso inammissibile: quando è condannato a pagare

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da due imputati contro una condanna per traffico di stupefacenti. La Corte ha ritenuto infondati i motivi relativi alla mancata concessione delle attenuanti generiche e della sospensione condizionale della pena, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro ciascuno.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Le Conseguenze Economiche per Chi Appella

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è un’opzione priva di rischi. Quando i motivi dell’appello sono palesemente infondati, si può incorrere in una declaratoria di ricorso inammissibile, con significative conseguenze economiche. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di questa dinamica, condannando i ricorrenti non solo al pagamento delle spese, ma anche a una cospicua sanzione pecuniaria.

I Fatti del Caso: Un Appello Congiunto

La vicenda giudiziaria ha origine da una sentenza della Corte di Appello di Torino, che aveva parzialmente riformato le condanne di primo grado a carico di due individui per reati legati al traffico di stupefacenti. Le pene erano state rideterminate in 10 mesi di reclusione e 1.000 euro di multa per il primo imputato, e in 1 anno di reclusione per il secondo.

Ritenendo la decisione ingiusta, i due imputati hanno presentato un ricorso congiunto in Cassazione, sollevando due questioni distinte:
1. Il primo ricorrente lamentava la violazione di legge e il vizio di motivazione per la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.
2. Il secondo ricorrente contestava, per le medesime ragioni, il diniego del beneficio della sospensione condizionale della pena.

Le Ragioni del Ricorso Inammissibile in Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi presentati e li ha rigettati entrambi, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una valutazione critica delle argomentazioni difensive. Per la Corte, i motivi proposti non erano in grado di scalfire la logicità e la correttezza giuridica della sentenza impugnata.

Nello specifico, la Corte ha osservato che il primo ricorrente non aveva fornito alcuna valida ragione che potesse giustificare il riconoscimento delle attenuanti generiche. La sua richiesta appariva, quindi, del tutto generica e non supportata da elementi concreti.

Per quanto riguarda il secondo ricorrente, la Corte ha confermato la correttezza del giudizio prognostico negativo formulato dai giudici di merito. La decisione di negare la sospensione condizionale della pena era solidamente giustificata dalla “centralità della sua posizione in relazione al traffico di stupefacenti”. In altre parole, il suo ruolo di primo piano nell’attività illecita rendeva improbabile che in futuro si astenesse dal commettere altri reati, vanificando la finalità del beneficio richiesto.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte di Cassazione è lapidaria ma giuridicamente ineccepibile. I ricorsi sono stati giudicati inammissibili perché manifestamente infondati. Il principio applicato è che il ricorso per cassazione non può essere una semplice riproposizione delle proprie tesi, ma deve individuare vizi specifici di legittimità (errori nell’applicazione della legge o vizi logici evidenti nella motivazione) nella sentenza impugnata. In assenza di tali vizi, l’appello non può essere accolto.

La conseguenza diretta di questa declaratoria è l’applicazione dell’articolo 616 del Codice di Procedura Penale. Questa norma stabilisce che la parte che ha proposto un ricorso dichiarato inammissibile deve essere condannata al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la norma prevede il versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri di aver proposto il ricorso “senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”, come specificato dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 186 del 2000. In questo caso, la Corte non ha ravvisato elementi per escludere tale colpa.

Le Conclusioni: Pagamento delle Spese e Sanzione Pecuniaria

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi, confermando la condanna inflitta dalla Corte d’Appello. Ma le conseguenze non si sono fermate qui. A causa della manifesta infondatezza dei motivi, i due ricorrenti sono stati condannati in solido al pagamento delle spese processuali e, soprattutto, al versamento di una somma di 3.000 euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende.

Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con responsabilità. Un ricorso inammissibile, basato su argomentazioni deboli o generiche, non solo non porta al risultato sperato, ma comporta anche un aggravio di costi per l’imputato, trasformando un tentativo di difesa in un’ulteriore sanzione economica.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, può essere condannato a versare una somma di denaro alla Cassa delle ammende se i motivi sono manifestamente infondati.

Per quale motivo è stato negato il beneficio della sospensione condizionale della pena a uno dei ricorrenti?
Il beneficio è stato negato a causa di un giudizio prognostico negativo sulla sua futura condotta. Tale giudizio era giustificato dalla posizione centrale che l’imputato ricopriva nell’attività di traffico di stupefacenti, elemento che ha fatto ritenere al giudice poco probabile una sua futura astensione dal commettere reati.

Quali sono state le conseguenze economiche per i ricorrenti a seguito della declaratoria di inammissibilità?
I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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