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Ricorso inammissibile: quando è censura di fatto

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per il reato ex art. 316-ter c.p. (indebita percezione di erogazioni statali). I motivi del ricorrente, basati su una presunta errata valutazione dei fatti e sulla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, sono stati respinti poiché considerati mere censure di merito, non consentite in sede di legittimità. Il ricorso è stato giudicato inammissibile, confermando la condanna.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Giudizio di Legittimità

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio dei confini del giudizio di legittimità, ribadendo un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Suprema Corte non è un terzo grado di merito. Il caso riguarda una condanna per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, ma la sua importanza risiede nella decisione che dichiara il ricorso inammissibile, fornendo preziose indicazioni su come strutturare correttamente un’impugnazione in Cassazione.

Il Fatto alla Base del Processo

Un soggetto veniva condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 316-ter del codice penale. L’accusa era quella di aver ottenuto illecitamente fondi pubblici attestando falsamente l’esistenza di un rapporto di lavoro. L’imputato, ritenendo ingiusta la condanna, decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte

Il ricorrente basava la sua difesa su due argomentazioni principali:

1. Insussistenza della responsabilità: Sosteneva che dal compendio probatorio non emergeva con certezza la falsità del rapporto di lavoro, criticando di fatto la valutazione delle prove operata dai giudici di merito.
2. Mancata applicazione della non punibilità: Chiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., ovvero la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ritenendo che il reato commesso fosse di lieve entità.

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando il ricorso nel suo complesso inammissibile.

Ricorso Inammissibile: Il Divieto di Rivalutazione del Merito

Il cuore della decisione risiede nella natura del giudizio di Cassazione. La Corte ha ribadito che il suo compito non è quello di riesaminare le prove o di fornire una valutazione alternativa dei fatti, attività proprie dei giudici di primo e secondo grado (giudizio di merito). Il suo ruolo è limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione della sentenza impugnata (giudizio di legittimità).

Il primo motivo del ricorrente è stato qualificato come una mera “censura in punto di fatto”, un tentativo mascherato di ottenere una nuova valutazione delle prove, non consentito in sede di legittimità. Poiché la motivazione della Corte d’Appello non era manifestamente illogica, la Cassazione non poteva intervenire.

La Specificità del Motivo di Ricorso

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile, ma per una ragione differente: la mancanza di specificità. La Corte ha osservato che il ricorrente si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte, con motivazione corretta e non illogica, dal giudice d’appello. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve contenere critiche precise e puntuali alla decisione impugnata, evidenziando specifici vizi di legge o di motivazione, e non può essere una semplice riproduzione di doglianze già disattese.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è netta e lineare. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti si sono risolti in una richiesta di rivalutazione del merito della vicenda, estranea ai poteri della Corte di Cassazione. Le censure relative alla valutazione delle prove sono state considerate un tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, precluso in sede di legittimità, soprattutto a fronte di una motivazione dei giudici di merito coerente e priva di vizi logici evidenti. Allo stesso modo, la doglianza sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. è stata ritenuta generica e riproduttiva di argomenti già vagliati, quindi priva della specificità richiesta per un’efficace impugnazione.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito fondamentale per chiunque intenda presentare ricorso in Cassazione. È essenziale comprendere che non è sufficiente essere in disaccordo con la ricostruzione dei fatti operata dai giudici dei gradi precedenti. L’impugnazione deve concentrarsi esclusivamente su vizi di legittimità: violazioni di legge o difetti manifesti nella logica della motivazione. Proporre censure di merito o motivi generici conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché i motivi presentati dal ricorrente non contestavano errori di diritto, ma chiedevano una nuova valutazione delle prove e dei fatti, attività che non è permessa alla Corte di Cassazione in sede di legittimità.

Cosa significa che un motivo di ricorso è una ‘censura in punto di fatto’?
Significa che la critica mossa alla sentenza non riguarda la violazione o l’errata applicazione di una norma di legge, ma contesta il modo in cui il giudice ha interpretato le prove e ricostruito la vicenda. Questo tipo di critica è ammissibile solo nei primi due gradi di giudizio, non in Cassazione.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il motivo relativo a questo punto perché era privo di specificità. Il ricorrente si è limitato a riproporre argomenti già esaminati e respinti in modo logico dal giudice precedente, senza sollevare una critica puntuale contro la motivazione della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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