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Ricorso inammissibile: quando blocca la prescrizione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imprenditrice condannata per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. La decisione si basa sulla manifesta infondatezza dei motivi, tra cui la contestazione di un vizio procedurale e la valutazione dei fatti. Di conseguenza, la Corte stabilisce che un ricorso inammissibile impedisce di dichiarare la prescrizione del reato, anche se maturata successivamente alla sentenza d’appello.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta alla Prescrizione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un principio fondamentale della procedura penale: un ricorso inammissibile non solo viene respinto, ma preclude anche la possibilità per il giudice di rilevare cause di non punibilità come la prescrizione del reato. Questa decisione sottolinea l’importanza di formulare un ricorso fondato su motivi validi, per evitare conseguenze processuali irreversibili. Il caso analizzato riguarda un’imprenditrice condannata per aver emesso una fattura per operazioni inesistenti.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di un’imprenditrice per il reato previsto dall’art. 8 del D.Lgs. 74/2000, ovvero l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. La condanna, confermata in appello, si basava sull’accertamento, svolto dalla Guardia di Finanza, dell’emissione di una fattura fittizia nei confronti di una società terza. La difesa dell’imputata ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, sperando di ribaltare la decisione o, in subordine, di ottenere una dichiarazione di prescrizione del reato, commesso nel 2013.

Analisi dei Motivi del Ricorso

Il ricorso si fondava su due principali motivi:
1. Violazione di legge processuale (error in procedendo): La difesa lamentava la mancata acquisizione agli atti della fattura contestata, sostenendo una lesione del diritto alla controprova.
2. Vizio di motivazione: Si contestava la correttezza della motivazione con cui i giudici di merito avevano dichiarato la responsabilità penale, ritenendola basata su mere presunzioni tributarie e non su prove concrete.

In aggiunta, in una memoria successiva, la difesa ha sollevato l’eccezione di prescrizione del reato, i cui termini sarebbero maturati dopo la sentenza di appello.

La Decisione della Corte sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza di entrambi i motivi.

Sul primo punto, i giudici hanno chiarito che l’omessa acquisizione di una prova è rilevante solo se tale prova è stata richiesta dalla parte e risulta decisiva. In questo caso, non solo la difesa non aveva mai chiesto l’acquisizione della fattura, ma l’esistenza del documento era già stata accertata e non contestata.

Sul secondo punto, la Corte ha ribadito che il giudizio di Cassazione è una sede di legittimità, non un terzo grado di merito. Non è possibile, quindi, chiedere ai giudici di rivalutare i fatti o proporre una lettura alternativa delle prove. Il ricorso si limitava a una critica generica della decisione, senza individuare specifici travisamenti probatori. I giudici di merito, inoltre, avevano basato la loro decisione su una pluralità di indizi e non su semplici presunzioni.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che un ricorso inammissibile, per manifesta infondatezza o altre ragioni, non instaura un valido rapporto processuale di impugnazione. Questa ‘mancata instaurazione’ del rapporto impedisce al giudice di esaminare questioni che potrebbero sorgere successivamente, come la maturazione della prescrizione. La giurisprudenza consolidata, citata nell’ordinanza (tra cui Sez. U, n. 32 del 22/11/2000), è chiara: l’inammissibilità del ricorso preclude la possibilità di dichiarare le cause di non punibilità previste dall’art. 129 c.p.p., inclusa la prescrizione, quando questa sia maturata in un momento successivo alla pronuncia della sentenza impugnata.

Le Conclusioni

La conseguenza diretta dell’inammissibilità del ricorso è stata non solo la conferma della condanna, ma anche l’impossibilità di far valere la prescrizione del reato. L’imputata è stata quindi condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende. Questa ordinanza rappresenta un monito importante: la presentazione di un ricorso in Cassazione deve essere supportata da motivi solidi e pertinenti al giudizio di legittimità. Un’impugnazione pretestuosa o infondata non solo non ha speranze di accoglimento, ma può cristallizzare una situazione processuale, impedendo l’applicazione di istituti favorevoli come la prescrizione.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile quando i motivi sono manifestamente infondati, come nel caso di contestazioni che riguardano la valutazione dei fatti (non consentite in sede di legittimità) o la lamentela per una prova non acquisita che non era mai stata richiesta né era decisiva.

Un ricorso inammissibile può impedire la dichiarazione di prescrizione del reato?
Sì. Secondo la Corte, un ricorso inammissibile non crea un valido rapporto di impugnazione. Di conseguenza, preclude al giudice la possibilità di rilevare e dichiarare cause di non punibilità, come la prescrizione, che siano maturate dopo la sentenza di appello.

È possibile contestare la valutazione dei fatti di un processo in Corte di Cassazione?
No, non direttamente. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il che significa che valuta solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non può riesaminare le prove o fornire una diversa interpretazione dei fatti. Tentare di farlo rende il ricorso inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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