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Ricorso inammissibile: prova e attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per il reato di cui all’art. 455 c.p. (spesa di monete falsificate). I motivi, relativi alla presunta inaffidabilità di prove fotografiche datate e al diniego delle attenuanti generiche, sono stati respinti. La Corte ha stabilito che la valutazione delle prove è un giudizio di fatto insindacabile in sede di legittimità se logicamente motivato, e che la richiesta di attenuanti si basava su deduzioni fattuali non consentite in Cassazione. Di conseguenza, il ricorso inammissibile ha comportato la conferma della condanna e il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi di Appello non Superano il Vaglio della Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato nel nostro ordinamento, ribadendo i confini invalicabili tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Il caso riguarda una condanna per spendita di monete false, ma i principi espressi sono applicabili a un’ampia gamma di procedimenti penali. Analizziamo la vicenda e le ragioni che hanno portato la Suprema Corte a una declaratoria di inammissibilità.

I Fatti del Caso: Condanna per Spesa di Monete False

Una donna veniva condannata sia in primo grado, con rito abbreviato, sia in appello per il delitto previsto dall’art. 455 del codice penale, ovvero per aver speso monete falsificate. La Corte d’Appello di Venezia confermava la responsabilità penale dell’imputata, basandosi sulle prove raccolte, tra cui il riconoscimento da parte delle persone offese.

I Motivi del Ricorso: Prova Fotografica e Attenuanti Negate

L’imputata decideva di ricorrere per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza:

1. Vizio di motivazione sulla prova: Si contestava la valutazione del quadro probatorio, in particolare l’affidabilità di un fascicolo fotografico utilizzato per l’identificazione. Secondo la difesa, le foto erano datate e generiche, e quindi inidonee a fondare un giudizio di colpevolezza.
2. Erronea applicazione della legge penale: Si lamentava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, ritenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel negare tale beneficio.

La Decisione della Cassazione sul ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha rigettato entrambe le censure, dichiarando il ricorso integralmente inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello preliminare, constatando che i motivi proposti non erano ammissibili in sede di legittimità. Di conseguenza, l’imputata è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: La Distinzione tra Fatto e Diritto

La decisione della Corte si fonda sulla netta distinzione tra le questioni di fatto, di competenza dei giudici di merito (primo grado e appello), e le questioni di diritto, le uniche che possono essere esaminate dalla Cassazione.

Il Valore della Prova Fotografica

Riguardo al primo motivo, la Corte ha sottolineato che la doglianza era manifestamente infondata. I giudici d’appello avevano già fornito una motivazione logica e coerente: nonostante le fotografie fossero risalenti nel tempo, l’imputata era stata riconosciuta dalle persone offese grazie a tratti distintivi rimasti invariati. Contestare questa valutazione significa chiedere alla Cassazione di riesaminare il fatto e di sostituire il proprio apprezzamento a quello dei giudici di merito, un’operazione preclusa in sede di legittimità.

Le Attenuanti Generiche e i Limiti del Giudizio di Legittimità

Anche il secondo motivo è stato ritenuto inammissibile. La concessione o meno delle attenuanti generiche è una valutazione discrezionale del giudice di merito, basata sui criteri degli artt. 132 e 133 c.p. (gravità del reato e capacità a delinquere). Tale decisione può essere censurata in Cassazione solo in caso di vizio di motivazione, ovvero se la motivazione è assente, contraddittoria o manifestamente illogica. Nel caso di specie, la ricorrente non ha evidenziato un simile vizio, ma ha proposto deduzioni puramente fattuali, tentando di ottenere una nuova e diversa valutazione che non compete alla Suprema Corte.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza riafferma un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Un ricorso, per avere speranza di essere accolto, deve concentrarsi su precise violazioni di legge o su vizi logici macroscopici nella motivazione della sentenza impugnata. Proporre motivi che si risolvono in una semplice rilettura delle prove o in una diversa valutazione di elementi di fatto porta inevitabilmente a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria, rendendo definitiva la sentenza di condanna.

Una prova fotografica datata può essere considerata valida ai fini di un riconoscimento?
Sì, secondo la Corte, una prova fotografica, anche se non recente, può essere considerata valida se i giudici di merito motivano in modo logico la sua attendibilità. Nel caso specifico, il riconoscimento da parte delle vittime basato su tratti distintivi rimasti invariati è stato ritenuto un fondamento sufficiente per la condanna.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di concedere le attenuanti generiche negate in appello?
No, non è possibile chiedere direttamente alla Cassazione una nuova valutazione nel merito. Si può contestare la decisione solo se la motivazione dei giudici d’appello è totalmente assente, palesemente illogica o contraddittoria. Il ricorso non può basarsi su argomentazioni di fatto per ottenere un giudizio più favorevole.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta che la Corte non esamina il merito delle questioni sollevate. La sentenza impugnata diventa definitiva e irrevocabile. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un’impugnazione non ammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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