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Ricorso inammissibile prescrizione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per evasione, il quale sosteneva l’avvenuta prescrizione del reato. La Corte ha ritenuto il motivo manifestamente infondato, confermando che il termine massimo di dieci anni, calcolato dalla data del fatto, non era ancora scaduto. La decisione sottolinea le conseguenze di un ricorso inammissibile per prescrizione, inclusa la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile per prescrizione: analisi di un’ordinanza della Cassazione

L’istituto della prescrizione nel diritto penale rappresenta un pilastro fondamentale, bilanciando l’esigenza di giustizia con il principio di certezza del diritto. Tuttavia, quando un’eccezione di prescrizione viene sollevata in modo infondato, le conseguenze possono essere severe. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di ricorso inammissibile per prescrizione, delineando i criteri di valutazione e le sanzioni applicabili. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere meglio la logica giuridica e le sue implicazioni pratiche.

Il caso in esame: un appello basato sulla prescrizione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. L’imputato, dopo la conferma della condanna in secondo grado, ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: l’avvenuta prescrizione del reato. A suo dire, il tempo necessario per estinguere il reato sarebbe già trascorso al momento della sentenza d’appello.

La posizione della difesa

La tesi difensiva si concentrava esclusivamente sul calcolo dei termini di prescrizione, sostenendo che fossero maturati prima della decisione della Corte d’Appello. Questo tipo di doglianza, se fondata, avrebbe portato all’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata, estinguendo di fatto il reato.

La decisione della Corte: il ricorso inammissibile per prescrizione

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due aspetti cruciali: la manifesta infondatezza e la genericità del motivo proposto. I giudici supremi hanno evidenziato come la sentenza d’appello avesse già spiegato in modo chiaro e corretto il calcolo del termine di prescrizione.

Il reato era stato commesso il 9 dicembre 2014. La Corte ha chiarito che, tenendo conto delle proroghe dovute alle interruzioni del processo, il termine massimo di prescrizione era di dieci anni. Di conseguenza, alla data della decisione della Cassazione (25 ottobre 2024), tale termine non era ancora decorso. L’argomentazione dell’imputato è stata quindi giudicata palesemente priva di fondamento.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni alla base dell’inammissibilità risiedono nella palese errata interpretazione della normativa sulla prescrizione da parte del ricorrente. La Corte ha ribadito che il calcolo deve tenere conto non solo del tempo base previsto per il reato, ma anche degli atti interruttivi che ne prolungano la durata fino a un limite massimo. Nel caso specifico, la sentenza impugnata aveva correttamente applicato questi principi, rendendo l’eccezione del ricorrente del tutto pretestuosa. La Corte sottolinea che un ricorso non può limitarsi a riproporre una tesi già motivatamente respinta, senza addurre nuovi e solidi argomenti giuridici.

Le conclusioni: conseguenze dell’inammissibilità

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso non è priva di conseguenze. Conformemente alla legge, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, è stata disposta la condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria aggiuntiva viene applicata quando, come in questo caso, non si ravvisa un’assenza di colpa nel determinare la causa di inammissibilità. In sostanza, proporre un ricorso basato su motivi manifestamente infondati comporta un onere economico significativo, a monito contro l’abuso dello strumento processuale. La decisione, citando una nota sentenza della Corte Costituzionale, riafferma il principio secondo cui l’accesso alla giustizia deve essere esercitato con responsabilità.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza e genericità del motivo. La Corte ha ritenuto che la tesi del ricorrente sulla prescrizione fosse palesemente errata e già correttamente confutata nella sentenza precedente.

Come è stato calcolato il termine di prescrizione nel caso di specie?
Il termine massimo di prescrizione è stato calcolato in dieci anni a partire dalla data di commissione del reato (9 dicembre 2014). Questo calcolo teneva conto delle proroghe conseguenti agli atti interruttivi del processo, come previsto dalla legge.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, poiché non è stata ravvisata un’assenza di colpa nella proposizione di un ricorso manifestamente infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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