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Ricorso inammissibile prescrizione: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18995/2024, chiarisce un principio fondamentale: in caso di ricorso inammissibile per prescrizione, non è possibile dichiarare l’estinzione del reato anche se i termini sono maturati. Il caso riguardava un appello per danneggiamento, ma i motivi sono stati giudicati manifestamente infondati, precludendo così l’applicazione della prescrizione intervenuta nelle more del giudizio.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile e Prescrizione: Quando l’Appello Non Ferma la Condanna

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio cruciale nel diritto processuale penale: il rapporto tra ricorso inammissibile prescrizione. Se un ricorso per cassazione è palesemente infondato, il giudice non può dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione, anche se questa è maturata durante il tempo necessario per la decisione. Questa pronuncia offre importanti spunti sulla strategia difensiva e sulle conseguenze di un’impugnazione non adeguatamente motivata.

I Fatti del Caso

Due persone sono state condannate nei primi due gradi di giudizio per il reato di danneggiamento. Decidono di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando principalmente la carenza di prove sulla loro effettiva presenza sul luogo del delitto e mettendo in discussione l’attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa. Tuttavia, durante il lungo iter processuale, il termine massimo di prescrizione per il reato contestato (commesso nel luglio 2015) matura nel gennaio 2023, proprio mentre il caso è pendente dinanzi alla Suprema Corte.

L’analisi della Corte sul rapporto tra ricorso inammissibile e prescrizione

La Corte di Cassazione, nell’esaminare il caso, qualifica i motivi del ricorso come inammissibili. Gli Ermellini osservano che le argomentazioni proposte non sono nuove, ma si limitano a riproporre le stesse censure già adeguatamente valutate e respinte dalla Corte d’Appello. La sentenza impugnata, infatti, aveva già fornito una motivazione logica e giuridicamente corretta, evidenziando l’attendibilità della persona offesa, corroborata da altri elementi di riscontro e dal movente del gesto, confermato dagli stessi imputati.

Di fronte a un ricorso con motivi manifestamente infondati, si pone la questione centrale: la Corte deve dichiarare il reato estinto per prescrizione o deve dichiarare l’inammissibilità del ricorso? La risposta della Cassazione è netta e si allinea a un orientamento consolidato delle Sezioni Unite.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte spiega che l’inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza dei motivi preclude la possibilità di esaminare qualsiasi altra questione, incluse le cause di non punibilità come la prescrizione. Il ragionamento giuridico si fonda sul concetto di ‘valido rapporto di impugnazione’.

Un ricorso palesemente infondato non riesce a instaurare un valido rapporto processuale tra il ricorrente e il giudice dell’impugnazione. Di conseguenza, il giudice non ha il potere di andare oltre la valutazione preliminare di ammissibilità. La sua funzione si arresta a questa soglia, impedendogli di rilevare e dichiarare l’eventuale prescrizione maturata nel frattempo. In sostanza, l’inammissibilità ‘congela’ la situazione giuridica al momento della sentenza impugnata, rendendo irrilevante il tempo trascorso successivamente.

La Corte cita a supporto di questa tesi diverse pronunce delle Sezioni Unite, che hanno stabilito come la declaratoria di una causa di non punibilità, ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale, presupponga un’impugnazione ammissibile.

Conclusioni

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi. Questa decisione comporta non solo la conferma della condanna emessa dalla Corte d’Appello, ma anche la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La lezione pratica che emerge da questa pronuncia è chiara: presentare un ricorso per cassazione con motivi deboli o meramente ripetitivi non è una strategia efficace per guadagnare tempo e sperare nella prescrizione. Al contrario, un ricorso inammissibile per prescrizione viene bloccato sul nascere, con conseguenze economiche negative per l’imputato e la cristallizzazione della condanna precedente.

Cosa succede se il reato si prescrive mentre il processo è in Cassazione?
Se il ricorso presentato è ammissibile, la Corte di Cassazione deve dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione. Se, tuttavia, il ricorso è ritenuto inammissibile, come nel caso di specie, la prescrizione non può essere dichiarata e la condanna precedente diventa definitiva.

Perché un ricorso inammissibile impedisce di dichiarare la prescrizione?
Perché, secondo la giurisprudenza consolidata, un ricorso inammissibile per manifesta infondatezza non consente la formazione di un valido rapporto di impugnazione. Questo significa che il giudice non può esaminare il merito della questione né rilevare le cause di non punibilità sopravvenute, come la prescrizione.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma della sentenza impugnata, che diventa quindi definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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