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Ricorso inammissibile post-concordato: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per spaccio e contrabbando. Dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato), l’imputato ha contestato la pena pecuniaria e la mancata verifica di cause di assoluzione. La Corte ha respinto il ricorso, affermando che la pena concordata non può essere rinegoziata e che la censura sulla mancata assoluzione era troppo generica, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Accordo in Appello Chiude la Partita

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla finalità del processo penale e sui limiti dell’impugnazione. Quando un imputato accetta un ‘concordato in appello’ sulla pena, le sue possibilità di contestare successivamente quella stessa pena diventano estremamente limitate. Questo caso dimostra come la presentazione di un ricorso inammissibile non solo sia inefficace, ma comporti anche conseguenze economiche per il ricorrente.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato per reati legati agli stupefacenti (art. 73, comma 4, D.P.R. 309/1990) e contrabbando, aveva definito il suo processo di secondo grado attraverso un ‘concordato in appello’, come previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale. Questo istituto permette all’imputato e al pubblico ministero di accordarsi sulla rideterminazione della pena, che viene poi ratificata dalla Corte d’Appello. Nonostante l’accordo, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, lamentando due presunte violazioni di legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 7590/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una valutazione netta della natura dei motivi presentati, giudicati come ‘doglianze non consentite’. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende, a causa della colpa ravvisata nella proposizione di un’impugnazione palesemente infondata.

Le Motivazioni della Cassazione

L’analisi dei giudici di legittimità si è concentrata sui due motivi di ricorso, smontandoli punto per punto.

Primo Motivo: La Pena Pecuniaria nel Concordato

Il ricorrente sosteneva che la pena pecuniaria non fosse stata ridotta in modo proporzionale alla pena detentiva, come invece era avvenuto grazie al concordato. La Cassazione ha respinto questa argomentazione in modo categorico. Il concordato in appello, una volta accettato, cristallizza la pena in ogni sua componente, sia detentiva che pecuniaria. Contestare successivamente la misura della sanzione equivale a rimettere in discussione un accordo già perfezionato, un’azione non permessa dalla legge. L’accettazione del concordato implica la rinuncia a future contestazioni sulla congruità della pena concordata.

Secondo Motivo: La Mancata Verifica delle Cause di Non Punibilità

Il secondo motivo di ricorso lamentava la mancata verifica, da parte della Corte d’Appello, di eventuali cause di non punibilità previste dall’art. 129 del codice di procedura penale (la cosiddetta ‘assoluzione d’ufficio’). Anche questa doglianza è stata giudicata inammissibile perché del tutto generica. Il ricorrente, infatti, non aveva fornito alcun elemento fattuale specifico che avrebbe dovuto indurre i giudici a una simile verifica. Per poter validamente sollevare tale questione in sede di legittimità, è necessario indicare concretamente quali circostanze o prove, già presenti agli atti, avrebbero potuto portare a un’assoluzione, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce due principi fondamentali della procedura penale:

1. Valore del Concordato in Appello: L’accordo sulla pena in appello è un atto processuale che, una volta raggiunto, assume carattere definitivo tra le parti. Non è possibile ‘ripensarci’ e contestarne i contenuti in Cassazione, se non per vizi radicali che qui non sussistevano.
2. Specificità dei Motivi di Ricorso: Il ricorso per Cassazione non può basarsi su lamentele astratte o generiche. Chi impugna una sentenza ha l’onere di indicare in modo preciso e dettagliato le ragioni di diritto e gli elementi di fatto a sostegno della propria tesi. In assenza di tale specificità, il ricorso inammissibile è l’esito inevitabile.

In definitiva, la decisione sottolinea l’importanza di un approccio strategico e consapevole agli strumenti processuali. Il concordato può essere una via vantaggiosa per definire un procedimento, ma comporta una rinuncia implicita a contestare l’esito pattuito. Tentare di forzare la mano con un ricorso infondato si traduce solo in un’ulteriore condanna, questa volta alle spese e a un’ammenda.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile nonostante contestasse la misura della pena?
Perché la pena era stata definita tramite un ‘concordato in appello’ accettato dall’imputato. Una volta che l’accordo sulla pena viene ratificato dal giudice, non può essere più messo in discussione dal ricorrente in una fase successiva.

È possibile contestare in Cassazione la mancata verifica delle cause di assoluzione (art. 129 c.p.p.)?
Sì, ma solo se il ricorso indica in modo specifico e concreto quali elementi fattuali, già presenti nel processo, avrebbero dovuto portare a un’assoluzione. Una lamentela generica, priva di riferimenti precisi, è considerata inammissibile.

Cosa comporta una dichiarazione di ricorso inammissibile per colpa?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende. Ciò avviene quando la Corte ritiene che l’impugnazione sia stata proposta con colpa, ossia in assenza di fondate ragioni giuridiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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