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Ricorso inammissibile PM: l’interesse ad impugnare

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro una sentenza di prescrizione per reati in materia di sicurezza sul lavoro. Il ricorso inammissibile del PM è stato respinto per carenza di interesse, in quanto non autosufficiente nel dimostrare l’errore del giudice di primo grado sul calcolo dei termini di prescrizione, non avendo allegato gli atti necessari a supporto della sua tesi.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile PM: Quando l’Interesse ad Impugnare non Basta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: l’importanza dell’interesse concreto e della completezza formale nell’impugnazione. Il caso in esame riguarda un ricorso inammissibile del PM (Pubblico Ministero) avverso una sentenza di proscioglimento per prescrizione in materia di sicurezza sul lavoro. La decisione sottolinea come la mancanza di autosufficienza dell’atto di impugnazione possa portare alla sua reiezione per carenza di interesse.

I Fatti del Caso: Contravvenzioni e Prescrizione

Il Tribunale di primo grado aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti di un’imputata per una serie di contravvenzioni relative alla sicurezza sul lavoro, a causa dell’intervenuta prescrizione dei reati. Il Pubblico Ministero, non condividendo la decisione, ha proposto appello, sostenendo che il Tribunale avesse commesso un errore nel calcolo dei tempi, non tenendo conto di un periodo di sospensione della prescrizione previsto dalla legge (D.Lgs. 758/1994) per le procedure di estinzione delle contravvenzioni.

L’Impugnazione del Pubblico Ministero e il ricorso inammissibile

Il PM lamentava che il termine di prescrizione non era ancora decorso alla data della sentenza, poiché la notizia di reato era stata iscritta in una certa data e la comunicazione del mancato pagamento della sanzione amministrativa era avvenuta in una data successiva, attivando un periodo di sospensione. Tuttavia, l’azione del PM presentava due criticità procedurali significative.

In primo luogo, per le contravvenzioni punite con la sola pena pecuniaria o con pena alternativa, la legge non ammette l’appello contro le sentenze di proscioglimento, ma solo il ricorso diretto in Cassazione. In secondo luogo, e questo è il punto focale della decisione, l’atto di impugnazione del PM era carente sotto il profilo dell’autosufficienza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, pur potendo convertire l’appello inammissibile in ricorso per cassazione, ha dichiarato il ricorso inammissibile del PM per un’altra ragione: la carenza di interesse.

La Corte ha osservato che l’impugnazione introduceva per la prima volta nel giudizio elementi di fatto – come la data di iscrizione della notizia di reato e la data di comunicazione del mancato pagamento – senza però allegare i documenti necessari a provarli o a indicarli specificamente. Questo onere è cruciale, poiché la Corte di Cassazione decide sulla base degli atti già presenti nel fascicolo e non può compiere nuove attività istruttorie.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La motivazione della Corte si fonda sul principio di autosufficienza del ricorso. Il ricorrente, specialmente quando introduce nuovi dati fattuali, ha l’obbligo di fornire alla Corte tutti gli elementi per poter valutare la fondatezza della sua censura. Nel caso di specie, il PM ha semplicemente affermato l’esistenza di un periodo di sospensione senza fornire le prove documentali (come la comunicazione di mancato pagamento) che avrebbero permesso alla Corte di verificare la correttezza del calcolo.

Questa omissione ha generato un’incertezza insuperabile riguardo all’effettivo decorso della prescrizione. Di fronte a tale incertezza, la Corte ha concluso che il PM non aveva dimostrato un interesse concreto e attuale all’impugnazione. L’interesse ad agire, infatti, non è astratto ma deve tradursi nella possibilità di ottenere un risultato pratico favorevole. Senza la prova dell’errore del primo giudice, il ricorso si rivela un’azione sterile, priva di un reale interesse meritevole di tutela.

Le Conclusioni: Regole Processuali e Interesse ad Agire

La sentenza ribadisce che il rispetto delle regole processuali non è un mero formalismo. L’onere di autosufficienza del ricorso garantisce che il giudizio di legittimità si svolga correttamente, sulla base di dati certi e verificabili. La decisione evidenzia come anche il Pubblico Ministero, pur agendo a tutela della legalità, sia tenuto a rispettare rigorosamente tali oneri. Un ricorso inammissibile del PM, basato su affermazioni non supportate da prove documentali, è destinato a essere respinto per carenza di interesse, confermando che nel processo penale la forma è anche sostanza.

Perché l’appello del Pubblico Ministero era un mezzo di impugnazione errato in questo caso?
Perché la sentenza impugnata riguardava contravvenzioni punite con pena alternativa o pecuniaria. Secondo l’articolo 593, comma 3, del codice di procedura penale, contro tali sentenze di proscioglimento non è ammesso l’appello, ma solo il ricorso diretto per cassazione.

Cosa si intende per principio di ‘autosufficienza’ del ricorso?
Significa che l’atto di impugnazione deve contenere tutti gli elementi necessari a far comprendere al giudice le ragioni della critica alla decisione precedente, senza che sia necessario consultare altri atti. Se si introducono nuovi fatti, bisogna allegare i documenti che li provano o indicare precisamente dove trovarli.

Per quale motivo finale la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del PM inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse. Il PM non ha fornito la documentazione necessaria a dimostrare l’esistenza del periodo di sospensione della prescrizione che lamentava. Questa omissione ha creato incertezza e ha impedito alla Corte di verificare la fondatezza del motivo, rendendo l’impugnazione priva di un concreto interesse giuridico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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