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Ricorso inammissibile: perché è generico?

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato per evasione dagli arresti domiciliari. Il motivo principale è la genericità dell’appello: l’imputato non ha fornito argomentazioni specifiche per contestare la sentenza precedente, che aveva messo in dubbio la sua giustificazione di trovarsi in farmacia. La Corte ha inoltre confermato la corretta valutazione delle circostanze attenuanti ed aggravanti, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Cara

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata dove la precisione e la specificità degli argomenti sono fondamentali. Un ricorso inammissibile non è solo un’occasione persa, ma comporta anche conseguenze economiche. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la genericità dei motivi possa portare a una secca dichiarazione di inammissibilità, confermando una condanna per evasione.

I Fatti del Caso: Un’Assenza Ingiustificata dagli Arresti Domiciliari

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura degli arresti domiciliari con dispositivo elettronico. Durante un controllo, le forze dell’ordine non lo trovano nella sua abitazione. Solo in un momento successivo, l’uomo viene rintracciato e si giustifica affermando di essersi recato in farmacia. Tuttavia, non fornisce alcuna prova o allegazione a supporto di questa affermazione.

La Corte d’Appello lo condanna per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. Nella determinazione della pena, il giudice ritiene equivalenti le circostanze attenuanti generiche e l’aggravante della recidiva. L’imputato decide quindi di presentare ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: la dichiarazione di Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato i due motivi di ricorso presentati dalla difesa, rigettandoli entrambi e dichiarando l’intero ricorso inammissibile.

Il Primo Motivo: L’Aspecificità della Difesa

La difesa sosteneva una violazione di legge in relazione al reato di evasione. La Cassazione, però, ha definito questo motivo ‘generico’. Perché? Perché l’imputato non si è confrontato con la motivazione della sentenza d’appello. La Corte territoriale aveva sottolineato come la giustificazione di ‘essere andato in farmacia’ fosse emersa solo dopo il fatto e senza alcun elemento a sostegno. Il ricorso, ignorando questo punto cruciale, non ha offerto argomenti specifici per smontare il ragionamento dei giudici di secondo grado, cadendo così nel vizio di aspecificità.

Il Secondo Motivo: Il Bilanciamento tra Attenuanti e Aggravanti

Il secondo motivo di ricorso contestava la decisione della Corte d’Appello di considerare equivalenti le attenuanti generiche e la recidiva. Anche in questo caso, la Cassazione ha ritenuto il motivo infondato, definendolo una mera ‘reiterazione’ di una censura già sollevata. La Suprema Corte ha ricordato un principio consolidato: il giudizio di comparazione tra circostanze è censurabile in sede di legittimità solo se è frutto di ‘mero arbitrio’ o di un ‘ragionamento illogico’, cosa che non è stata ravvisata nel caso di specie.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il Ricorso Inammissibile è stato confermato

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali della procedura penale. In primo luogo, ha ribadito che un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica argomentata e specifica alla decisione impugnata. Non basta ripetere le proprie tesi, ma è necessario indicare con precisione dove e perché il giudice precedente avrebbe sbagliato. La mancanza di questa correlazione tra le ragioni della sentenza e i motivi del ricorso rende quest’ultimo aspecifico e, di conseguenza, inammissibile.
In secondo luogo, la Corte ha sottolineato la limitata sindacabilità del giudizio sul bilanciamento delle circostanze. Questa valutazione rientra nell’ampia discrezionalità del giudice di merito. Solo una motivazione palesemente illogica o arbitraria può essere oggetto di revisione in Cassazione, non una decisione che, seppur sfavorevole all’imputato, sia stata adeguatamente giustificata, come nel caso in esame.

Conclusioni: Lezioni Pratiche dalla Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. Chi intende impugnare una sentenza deve curare con la massima attenzione la redazione dei motivi del ricorso. È essenziale analizzare in profondità la motivazione del provvedimento contestato e costruire argomentazioni specifiche che ne mettano in luce le eventuali criticità. Affermazioni generiche o la semplice riproposizione di tesi già respinte sono destinate a fallire, portando a una declaratoria di ricorso inammissibile e alla condanna al pagamento non solo delle spese processuali, ma anche di una cospicua somma alla Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile per genericità?
Il ricorso è stato ritenuto generico perché non si è confrontato specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata. La difesa non ha fornito argomenti puntuali per contestare il fatto che la giustificazione dell’assenza (essersi recato in farmacia) era stata presentata senza alcuna prova e solo dopo il controllo.

È possibile contestare in Cassazione il bilanciamento delle circostanze (attenuanti e aggravanti)?
Sì, ma solo in casi limitati. La decisione del giudice di merito sul bilanciamento delle circostanze può essere contestata in Cassazione soltanto se risulta frutto di puro arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, e non semplicemente perché si ritiene che la valutazione dovesse essere diversa.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo specifico caso, la somma è stata quantificata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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