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Ricorso inammissibile per usura: la decisione della Corte

La Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile per usura, confermando la condanna di un uomo. La Corte ha ritenuto infondati i motivi procedurali e di merito, chiarendo che la modifica delle modalità di pagamento del prestito usuraio costituisce una novazione sufficiente a giustificare l’aumento di pena per la continuazione del reato. La condanna a quattro anni e sei mesi è stata confermata.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile per usura: la Cassazione conferma la condanna

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3079 del 2024, ha affrontato un caso di usura, dichiarando il ricorso inammissibile per usura presentato da un imputato e confermando la condanna già inflitta nei precedenti gradi di giudizio. La decisione offre importanti chiarimenti su questioni procedurali, come la validità del giudizio in assenza delle conclusioni scritte del PM, e sostanziali, come la configurabilità della continuazione del reato in caso di modifica degli accordi tra usuraio e vittima.

I Fatti: Dal Prestito Iniziale alla Modifica dell’Accordo Usuraio

La vicenda ha origine da un prestito di 4.000 euro concesso nel febbraio 2008. Inizialmente, la vittima era tenuta a versare rate mensili di 320 euro a titolo di meri interessi. Successivamente, nel giugno 2009, le parti modificavano l’accordo: la rata mensile veniva aumentata a 450 euro, ma questa volta includeva anche una quota per la restituzione del capitale, fino all’estinzione del debito. L’imputato veniva condannato per usura sia in primo grado che in appello, con il riconoscimento della recidiva e l’applicazione di un aumento di pena per la continuazione tra le due fasi del rapporto illecito.

I Motivi del Ricorso e il ricorso inammissibile per usura

L’imputato ha basato il suo ricorso in Cassazione su quattro principali motivi:

1. Violazione procedurale: Si lamentava la mancata formulazione delle conclusioni scritte da parte della Procura Generale nel giudizio di appello, svoltosi con rito cartolare a causa della normativa emergenziale, e la mancata possibilità di discussione orale.
2. Errata applicazione della legge penale: Si sosteneva che la modifica delle condizioni del prestito non costituisse una ‘novazione’ tale da giustificare l’aumento di pena per la continuazione, trattandosi di un’unica condotta criminosa.
3. Vizio di motivazione: Si contestava la valutazione di responsabilità, il riconoscimento della continuazione e il diniego delle circostanze attenuanti generiche.
4. Errore nel dispositivo: Si asseriva che la sentenza di primo grado indicasse nel dispositivo una pena di ‘quattro anni’ e non di ‘quattro anni e sei mesi’, come invece risultava dalla motivazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa di ciascun motivo di ricorso, ritenendoli tutti infondati o non proponibili in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Corte: Analisi Punto per Punto

La Corte ha smontato le argomentazioni difensive con un ragionamento chiaro e aderente ai principi consolidati della giurisprudenza.

Sul primo punto, quello procedurale, i giudici hanno ribadito che, secondo l’orientamento prevalente, la mancata formulazione delle conclusioni scritte del Pubblico Ministero in un procedimento cartolare non integra una causa di nullità. Hanno inoltre specificato che, in ogni caso, tale presunta nullità non potrebbe essere eccepita dalla difesa, in quanto non ha un interesse giuridicamente tutelato all’osservanza di tale adempimento.

Riguardo al secondo motivo, la Corte ha qualificato la censura come manifestamente infondata. La modifica dell’accordo, che trasformava un pagamento di soli interessi in un pagamento comprensivo di capitale, è stata correttamente interpretata dalla Corte d’Appello come una ‘novazione oggettiva’ dell’obbligazione usuraria. Questa modifica sostanziale è sufficiente a integrare un nuovo e distinto momento delittuoso, giustificando pienamente l’applicazione dell’aumento di pena per la continuazione del reato.

Anche il vizio di motivazione è stato escluso. La Corte ha ritenuto logica e congrua la valutazione di attendibilità della persona offesa e ha confermato la correttezza del diniego delle attenuanti generiche, basato sulla gravità dei precedenti penali specifici del ricorrente e sulla sua accentuata pericolosità sociale.

Infine, l’ultimo motivo relativo all’errore nel dispositivo è stato dichiarato inammissibile per due ragioni: in primo luogo, perché non era stato sollevato come motivo nel precedente atto di appello; in secondo luogo, perché era manifestamente infondato, dato che sia la motivazione che il dispositivo della sentenza di primo grado indicavano chiaramente la pena di ‘quattro anni e sei mesi di reclusione’.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce principi fondamentali sia in materia di diritto penale sostanziale che processuale. Dal punto di vista sostanziale, chiarisce che qualsiasi modifica significativa di un accordo usuraio, che incida sulla natura dell’obbligazione (come il passaggio dal pagamento di soli interessi alla restituzione anche del capitale), può essere considerata una novazione e, quindi, un’autonoma condotta criminosa legata alla precedente dal vincolo della continuazione. Questo rafforza la tutela della vittima e permette una sanzione più adeguata alla protrazione nel tempo dell’attività illecita. Dal punto di vista processuale, la decisione conferma la severità della Corte nel valutare i requisiti di ammissibilità dei ricorsi, sanzionando non solo i motivi manifestamente infondati, ma anche quelli che non sono stati tempestivamente proposti nei gradi di merito, a tutela dell’efficienza e della correttezza del processo.

Quando la modifica di un accordo di prestito usuraio costituisce un nuovo reato?
Secondo la sentenza, una modifica sostanziale degli accordi, come il passaggio dal pagamento di soli interessi a rate comprensive anche della restituzione del capitale, costituisce una ‘novazione oggettiva’ dell’obbligazione. Questo nuovo accordo è sufficiente a giustificare un autonomo momento delittuoso e, di conseguenza, l’applicazione dell’aumento di pena per la continuazione del reato.

La mancata presentazione delle conclusioni scritte del Pubblico Ministero in appello rende nulla la sentenza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, secondo la giurisprudenza prevalente, nel procedimento camerale cartolare la mancata formulazione delle conclusioni scritte da parte del PM non integra alcuna nullità. Inoltre, la difesa non ha interesse a sollevare tale eccezione.

È possibile contestare per la prima volta in Cassazione un errore nel dispositivo della sentenza di primo grado?
No, non è possibile. La sentenza chiarisce che una simile doglianza deve essere presentata come motivo di appello nel secondo grado di giudizio. Se viene proposta per la prima volta in Cassazione, il motivo di ricorso è considerato inammissibile per violazione delle regole procedurali sulle impugnazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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