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Ricorso inammissibile per truffa: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una condanna per truffa online. L’imputato, condannato per aver ricevuto un pagamento per un cellulare mai spedito, aveva sollevato questioni sulla validità della querela, sulla sussistenza del reato e sulla prescrizione. La Corte ha respinto il ricorso poiché un motivo era stato presentato per la prima volta in Cassazione, un altro mirava a una rivalutazione dei fatti non consentita, e l’argomento sulla prescrizione era errato in quanto non teneva conto della recidiva che estendeva i termini.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta alla Truffa Online

Un caso di truffa online, nato dalla vendita di un telefono mai consegnato, arriva fino alla Corte di Cassazione. La sentenza in esame analizza un ricorso inammissibile, fornendo chiari spunti sui limiti dell’impugnazione in ultimo grado e sulla corretta applicazione di istituti come la prescrizione. L’analisi della Corte conferma come la presentazione di motivi non consentiti o manifestamente infondati conduca a una declaratoria di inammissibilità, chiudendo di fatto la vicenda processuale.

I Fatti del Caso: La Vendita Mai Conclusa

La vicenda giudiziaria ha origine da una transazione su un noto sito di e-commerce. Un individuo veniva condannato in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello per il reato di truffa. L’accusa era di aver messo in vendita un telefono cellulare, aver incassato la somma pattuita tramite bonifico bancario, ma di non aver mai spedito l’oggetto all’acquirente.
A fronte della conferma della sua responsabilità penale anche in secondo grado, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, affidandosi a tre specifici motivi di impugnazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su tre distinti punti, contestando la sentenza d’appello sotto diversi profili giuridici.

L’eccezione sulla Volontà Punitiva della Querela

Il primo motivo sosteneva una violazione di legge legata alla querela presentata dalla persona offesa. Secondo la difesa, la richiesta di “dare inizio all’azione penale contro chiunque” non equivarrebbe a una chiara e univoca volontà di punizione, elemento necessario della querela, ma solo a una richiesta di avvio delle indagini.

La Contestazione sugli Artifici e Raggiri

Con il secondo motivo, si lamentava sia la violazione di legge sia un vizio di motivazione riguardo alla sussistenza degli elementi costitutivi della truffa (i cosiddetti artifici e raggiri) e alla loro riconducibilità all’imputato.

La Presunta Prescrizione del Reato

Infine, il terzo motivo si basava su un presunto errore di calcolo dei termini di prescrizione. La difesa asseriva che il reato si fosse consumato con il pagamento via bonifico in una data antecedente a quella considerata dai giudici, e che quindi, al momento della sentenza d’appello, il reato fosse già estinto.

La Decisione della Corte: Un Ricorso Inammissibile su Tutta la Linea

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni suo punto, ritenendo i motivi proposti manifestamente infondati o non consentiti in quella sede. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato analiticamente ciascuno dei motivi del ricorso.

Per quanto riguarda il primo motivo sulla querela, i giudici hanno rilevato la sua inammissibilità prima ancora che per l’infondatezza, perché la questione non era mai stata sollevata come motivo nel precedente giudizio d’appello, in violazione di quanto prescritto dal codice di procedura penale (art. 606, comma 3).

Il secondo motivo è stato giudicato inammissibile perché, di fatto, chiedeva alla Cassazione una nuova valutazione dei fatti, un’operazione preclusa al giudice di legittimità. La Corte ha sottolineato che la motivazione della sentenza d’appello era logica e giuridicamente corretta, basandosi su un elemento inequivocabile: la titolarità in capo al ricorrente del conto corrente su cui era stato accreditato il pagamento con la causale specifica dell’acquisto dello smartphone.

Infine, il motivo sulla prescrizione è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha spiegato che il calcolo della difesa non teneva conto di un fattore decisivo: la recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale contestata e riconosciuta all’imputato. Tale circostanza, infatti, estende il termine massimo di prescrizione a dieci anni. Anche accettando la data di consumazione del reato indicata dal ricorrente, al momento della sentenza d’appello i dieci anni non erano ancora trascorsi.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce principi fondamentali del processo penale. In primo luogo, i motivi di ricorso in Cassazione devono essere specifici e non possono introdurre questioni nuove non dibattute nei gradi di merito. In secondo luogo, la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un giudice della legittimità delle decisioni precedenti. Infine, il calcolo della prescrizione deve tenere conto di tutte le circostanze aggravanti, come la recidiva, che possono modificarne in modo significativo la durata. Per l’imputato, la declaratoria di inammissibilità del ricorso rende definitiva la condanna per truffa.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati o non consentiti. Nello specifico, una doglianza era stata sollevata per la prima volta in Cassazione, un’altra mirava a una rivalutazione dei fatti (non permessa in questa sede) e l’argomento sulla prescrizione era basato su un calcolo errato.

La richiesta di ‘dare inizio all’azione penale’ in una querela è sufficiente per manifestare la volontà di punire il colpevole?
La Corte non si è pronunciata sul merito di questa questione, poiché ha ritenuto il motivo inammissibile in quanto non era stato precedentemente sollevato come motivo d’appello, come richiesto dalla legge processuale.

Per quale motivo il reato non è stato considerato prescritto?
Il reato non è stato considerato prescritto perché il calcolo corretto del termine massimo doveva tenere conto della recidiva (reiterata, specifica e infraquinquennale) contestata all’imputato. Questa circostanza ha esteso il termine di prescrizione a dieci anni, un periodo non ancora trascorso al momento della pronuncia della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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