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Ricorso inammissibile per truffa: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da due imputati condannati per truffa in concorso. La sentenza conferma le decisioni dei gradi precedenti (cosiddetta “doppia conforme”), sottolineando che il ricorso si limitava a richiedere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Il caso riguardava una complessa operazione commerciale per l’acquisto di una partita di suini, consegnati ma non interamente pagati.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile per truffa: la Cassazione fa chiarezza su doppia conforme e limiti del giudizio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10196 del 2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile presentato da due imputati, confermando la loro condanna per concorso in truffa. Questa pronuncia offre importanti spunti sul ruolo della Corte di legittimità e sui limiti entro cui è possibile contestare una sentenza di condanna, specialmente in presenza di una “doppia conforme”, ovvero di due sentenze di merito che giungono alla medesima conclusione.

I fatti di causa

Il caso trae origine da un’operazione commerciale per l’acquisto di una considerevole partita di suini da un’azienda estera. Secondo la ricostruzione dei giudici di primo e secondo grado, i due imputati avevano orchestrato un piano per ottenere la consegna degli animali senza poi saldarne il prezzo.

Uno degli imputati aveva messo in contatto l’azienda venditrice con il coimputato. Quest’ultimo, utilizzando il conto corrente di una società agricola terza, aveva effettuato un pagamento a titolo di anticipo, inducendo così la controparte a procedere con la spedizione. Una volta ricevuti gli animali, tuttavia, il saldo non veniva mai corrisposto. I giudici di merito avevano ritenuto questa condotta un chiaro esempio di truffa contrattuale, condannando entrambi gli imputati al risarcimento dei danni nei confronti della parte civile.

Analisi del ricorso inammissibile in Cassazione

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione basandosi su diversi motivi, tutti respinti dalla Suprema Corte. Le difese sostenevano principalmente:

1. Vizio di motivazione: Si lamentava una presunta illogicità e carenza nella motivazione delle sentenze precedenti, sostenendo l’estraneità di uno degli imputati alle trattative e l’assenza di elementi oggettivi e soggettivi del reato.
2. Travisamento della prova: Si contestava la valutazione delle prove, affermando che la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito non corrispondeva alle risultanze processuali.
3. Violazione di legge sulle statuizioni civili: Si chiedeva la revoca della condanna al risarcimento, poiché la parte civile aveva nel frattempo avviato un’azione separata in sede civile.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi proposti erano puramente reiterativi e miravano a una nuova valutazione del merito della vicenda, attività preclusa in sede di legittimità. La Cassazione non è un “terzo grado di giudizio” dove si possono riesaminare le prove, ma un organo che verifica la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

I giudici hanno ribadito il principio della “doppia conforme”. Quando il tribunale e la corte d’appello concordano sulla ricostruzione dei fatti e sulla responsabilità dell’imputato, la struttura motivazionale delle due sentenze si salda in un corpo unico. In questo contesto, un ricorso per cassazione può essere accolto solo se si dimostra un errore macroscopico e palese (il cosiddetto “travisamento della prova”), non una semplice diversa interpretazione delle evidenze. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che le sentenze impugnate avessero adeguatamente e logicamente giustificato la condanna sulla base delle prove raccolte.

Infine, è stato respinto anche il motivo relativo alla presunta estinzione dell’azione civile nel processo penale. Sebbene sia vero che l’avvio di una causa civile separata possa comportare la revoca della costituzione di parte civile, la difesa ha l’onere di dimostrare rigorosamente l’identità di parti, petitum e causa petendi tra i due giudizi. In questo caso, l’imputato si era limitato ad affermare l’esistenza di un’altra causa, senza fornire le prove necessarie a tal fine.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza la natura del giudizio di Cassazione. Non è una sede per rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, ma per controllare la legittimità e la coerenza logica della decisione. In presenza di una doppia condanna conforme, gli spazi per un annullamento si riducono notevolmente, essendo necessario dimostrare vizi di eccezionale gravità. La decisione sottolinea inoltre l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e fondati su questioni di diritto, evitando argomentazioni che, di fatto, chiedono ai giudici di legittimità di comportarsi come giudici di merito.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non è basato su motivi di diritto consentiti dalla legge, ma si limita a contestare la valutazione dei fatti già effettuata dai giudici di merito, oppure quando è una mera ripetizione di argomenti già respinti in appello senza criticare specificamente la motivazione della sentenza impugnata.

Cosa significa “doppia conforme” e quali sono le sue conseguenze?
Si ha una “doppia conforme” quando sia il tribunale di primo grado sia la corte d’appello emettono una sentenza di condanna. Questa circostanza rafforza la decisione, e per contestarla in Cassazione non è sufficiente proporre una diversa lettura delle prove, ma è necessario dimostrare un errore palese e macroscopico nella valutazione probatoria da parte dei giudici.

L’avvio di una causa civile per lo stesso fatto impedisce al giudice penale di decidere sul risarcimento?
In linea di principio sì, il trasferimento dell’azione civile in sede propria comporta la revoca della costituzione di parte civile nel processo penale. Tuttavia, come chiarito dalla Corte, è onere della parte che lo eccepisce dimostrare rigorosamente che la causa civile abbia identità di soggetti, di oggetto della domanda (petitum) e di ragioni della pretesa (causa petendi), altrimenti la richiesta di revoca non può essere accolta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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