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Ricorso inammissibile per truffa: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro una condanna per truffa. I motivi sono stati giudicati non specifici e una richiesta di rivalutare i fatti, compito non spettante alla Corte. Confermata la decisione della Corte d’Appello, con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria per i ricorrenti.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione non Riesamina i Fatti

Presentare un ricorso in Corte di Cassazione richiede il rispetto di regole precise. Non è una terza istanza di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Un ricorso inammissibile è la conseguenza diretta della violazione di questi principi, come dimostra una recente ordinanza che ha confermato una condanna per truffa, sottolineando i limiti del sindacato di legittimità.

Il Caso: Una Condanna per Truffa Impugnata in Cassazione

Due soggetti, condannati in primo e secondo grado per il reato di truffa, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello. Le loro difese si basavano su tre punti principali:

1. Una critica generale alla ricostruzione dei fatti e alla sussistenza stessa degli elementi costitutivi del reato di truffa.
2. Per una delle ricorrenti, la contestazione del mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.
3. Per l’altro ricorrente, una censura sulla motivazione relativa al riconoscimento della recidiva.

I ricorrenti, in sostanza, chiedevano alla Suprema Corte una nuova valutazione delle prove e delle circostanze già ampiamente esaminate nei precedenti gradi di giudizio.

I Motivi del Ricorso: Perché è Stato Dichiarato Inammissibile?

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati del processo penale, che definiscono chiaramente il ruolo e i poteri della Suprema Corte.

La Critica sulla Sussistenza del Reato: Una Questione di Fatto

Il motivo principale, con cui si contestava l’esistenza del reato di truffa, è stato giudicato aspecifico e reiterativo. I ricorrenti si sono limitati a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha ribadito che il suo compito non è quello di effettuare una “rilettura” degli elementi probatori o di adottare nuovi parametri di valutazione dei fatti. Tale attività spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il ricorso, proponendo una diversa ricostruzione dei fatti, si poneva al di fuori dei limiti del giudizio di legittimità.

Le Attenuanti Generiche e la Recidiva

Anche gli altri due motivi sono stati respinti. Per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Corte ha ritenuto che la decisione della Corte d’Appello fosse logica e ben motivata, basata sulla mancanza di elementi favorevoli alla mitigazione della pena. Una tale valutazione, se non manifestamente illogica, non può essere censurata in sede di legittimità.

Similmente, la contestazione sulla recidiva è stata considerata aspecifica. La Corte territoriale aveva correttamente evidenziato come la pluralità di delitti commessi dall’imputato dimostrasse una progressione criminosa e una pericolosità sociale crescente, giustificando ampiamente il riconoscimento della recidiva.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nella netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non è un “terzo giudice” dei fatti. Il suo ruolo è quello di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, nonché la logicità e coerenza delle motivazioni delle sentenze. I ricorrenti, invece, chiedevano alla Corte di sostituire la propria valutazione a quella, immune da vizi logici, espressa dai giudici di appello. Invocando una rilettura delle prove, hanno proposto un ricorso che esulava completamente dai poteri della Cassazione, rendendolo di conseguenza inammissibile.

La Corte ha anche negato la liquidazione delle spese legali alle parti civili, poiché la loro memoria difensiva è stata ritenuta troppo generica e non ha fornito un contributo utile alla discussione processuale.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: un ricorso per cassazione deve essere mirato a denunciare vizi di legge o difetti di motivazione evidenti e non può trasformarsi in un pretesto per ottenere una nuova valutazione del materiale probatorio. La conseguenza di un ricorso inammissibile è severa: non solo la sentenza di condanna diventa definitiva, ma i ricorrenti vengono anche condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, in questo caso fissata in tremila euro. La decisione serve da monito sull’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e pertinenti, che rientrino nei confini del sindacato di legittimità.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano aspecifici, reiterativi di argomentazioni già respinte in appello e, soprattutto, chiedevano una nuova valutazione dei fatti, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale svolge un giudizio di sola legittimità.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o le prove. Il suo compito è limitato a verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, senza entrare nel merito della ricostruzione fattuale.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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