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Ricorso inammissibile per stupefacenti: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello per reati legati agli stupefacenti. La decisione si fonda sulla natura dell’attività illecita, caratterizzata da una pluralità di condotte concentrate e gestite dall’imputato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro alla Cassa delle Ammende.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: la Cassazione Conferma Condanna per Stupefacenti

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso inammissibile presentato alla Corte di Cassazione. In questo caso, la Suprema Corte ha rigettato il tentativo di un imputato di ribaltare una condanna per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti, confermando la decisione della Corte d’Appello e aggiungendo sanzioni pecuniarie a carico del ricorrente. Analizziamo i dettagli della vicenda e le motivazioni giuridiche alla base della decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Firenze. L’imputato era stato ritenuto responsabile di una serie di attività illecite legate al traffico di cocaina. Le indagini avevano rivelato una pluralità di condotte criminose, concentrate in un’area geografica e un arco temporale ristretti.

L’attività era ben organizzata: le modalità di confezionamento dello stupefacente erano sempre identiche e i quantitativi, definiti ‘notevoli’, erano gestiti da una rete di soggetti che facevano capo all’imputato, considerato il referente principale dell’intera operazione. Contro questa decisione di secondo grado, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza del 17 gennaio 2025, ha messo un punto fermo sulla questione. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile.

Questa declaratoria non entra nel merito delle argomentazioni difensive, ma si ferma a un livello procedurale: significa che il ricorso presentato non possedeva i requisiti di legge per essere esaminato. La conseguenza diretta di tale decisione è che la sentenza di condanna della Corte d’Appello diventa definitiva. Inoltre, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.

Le Motivazioni della Decisione

L’ordinanza è sintetica, come spesso accade per le decisioni di inammissibilità. La Corte, dopo aver dato atto dell’appello e della relazione del Consigliere, rileva semplicemente che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile. Sebbene il testo non espliciti i vizi specifici del ricorso (che potevano essere, ad esempio, la genericità dei motivi o la richiesta di una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità), la struttura della decisione è chiara.

Il richiamo ai fatti (pluralità di condotte, ruolo di referente dell’imputato) non serve a riesaminare il caso, ma a contestualizzare la gravità della condotta per cui si procede, rafforzando la decisione di sanzionare economicamente un ricorso che, evidentemente, è stato ritenuto privo di fondamento giuridico. La condanna alla Cassa delle Ammende ha infatti una funzione sanzionatoria, volta a scoraggiare impugnazioni dilatorie o manifestamente infondate che appesantiscono il sistema giudiziario.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione evidenzia un principio fondamentale del nostro sistema processuale: l’accesso alla Corte di Cassazione è limitato a specifiche violazioni di legge e non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Un ricorso inammissibile comporta due conseguenze negative per chi lo propone: in primo luogo, la condanna impugnata diventa irrevocabile; in secondo luogo, scattano sanzioni economiche accessorie, come il pagamento delle spese del procedimento e di una somma alla Cassa delle Ammende. Questo provvedimento serve da monito sull’importanza di formulare ricorsi solidi e giuridicamente pertinenti, evitando impugnazioni che non rispettino i rigidi requisiti formali e sostanziali previsti dal codice di procedura penale.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte non esamina il merito della questione perché il ricorso manca dei requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle Ammende?
La condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle Ammende è una sanzione pecuniaria prevista dalla legge in caso di inammissibilità del ricorso. Ha lo scopo di penalizzare l’abuso dello strumento processuale e di scoraggiare la presentazione di impugnazioni palesemente infondate o dilatorie.

Quali erano le caratteristiche dell’attività illecita contestata all’imputato?
L’attività consisteva in una serie di condotte legate allo spaccio di cocaina, concentrate in un’area e un periodo di tempo limitati. Era caratterizzata da modalità di confezionamento identiche e dalla gestione di notevoli quantitativi di droga da parte di una rete di persone di cui l’imputato era il referente principale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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