LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile per spaccio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un individuo condannato per spaccio. La Corte ha ritenuto infondati i motivi relativi alla mancata applicazione della particolare tenuità del fatto e alla negazione delle attenuanti generiche, confermando la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma aggiuntiva.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Spaccio: Analisi di una Decisione della Cassazione

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione valuti un ricorso inammissibile in materia di stupefacenti. La decisione sottolinea i rigorosi criteri per l’applicazione di istituti favorevoli all’imputato, come la particolare tenuità del fatto e le attenuanti generiche, e le conseguenze economiche di un’impugnazione infondata. Analizziamo insieme i passaggi chiave di questa pronuncia.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso

Un individuo veniva condannato in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello a una pena di 10 mesi di reclusione e 2.000 euro di multa per un reato legato allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Non accettando la decisione dei giudici di merito, l’imputato decideva di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, affidando la sua difesa a due specifici motivi di impugnazione, con l’obiettivo di ottenere un esito più favorevole.

I Motivi del Ricorso e la Tesi Difensiva

La difesa dell’imputato si concentrava su due punti principali:

1. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Il primo motivo contestava la decisione dei giudici di non riconoscere la causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto”. Secondo la difesa, le circostanze del reato erano tali da poter rientrare in questa categoria, che avrebbe escluso la condanna.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Con il secondo motivo, si lamentava il vizio di motivazione e la violazione di legge per non aver concesso le circostanze attenuanti generiche e per l’eccessività della pena inflitta.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi presentati e li ha ritenuti manifestamente infondati, trattandoli congiuntamente per la loro omogeneità. La conseguenza è stata una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Questa decisione non solo ha reso definitiva la condanna, ma ha anche comportato ulteriori conseguenze per il ricorrente.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha fornito una motivazione chiara e dettagliata per giustificare la sua decisione, analizzando separatamente i punti sollevati dalla difesa.

Sulla Particolare Tenuità del Fatto (Art. 131-bis c.p.)

I giudici hanno confermato la valutazione della Corte territoriale, la quale aveva escluso l’applicabilità dell’art. 131-bis. La motivazione si basa su elementi concreti: l’imputato era stato colto mentre svolgeva attivamente l’attività di spaccio. Inoltre, la Corte ha dato rilievo alla “significativa quantità di sostanza stupefacente” e alla “natura non disorganizzata” dell’attività delittuosa. Questi fattori, secondo i giudici, sono logicamente incompatibili con la “particolare tenuità dell’offesa” richiesta dalla norma.

Sulle Attenuanti Generiche

Anche riguardo al secondo motivo, la Cassazione ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito. La Corte ha evidenziato come la difesa non avesse contestato specificamente la motivazione della Corte d’Appello, la quale aveva rilevato la “mancanza di ragione che avrebbero potuto giustificare il beneficio”. In altre parole, non erano emersi elementi positivi o circostanze particolari tali da meritare una riduzione della pena attraverso la concessione delle attenuanti generiche.

Le Conclusioni: Conseguenze dell’Inammissibilità

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso non è una mera formalità. Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, essa comporta due importanti conseguenze per il ricorrente, specialmente quando, come in questo caso, si ritiene che l’impugnazione sia stata proposta “senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”:

1. Condanna alle spese processuali: Il ricorrente è stato condannato a pagare tutte le spese del procedimento.
2. Pagamento alla Cassa delle ammende: È stata disposta la condanna al pagamento di una somma, equitativamente fissata in 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende.

Questa pronuncia ribadisce che il ricorso per cassazione deve basarsi su motivi solidi e non pretestuosi. Un ricorso inammissibile perché manifestamente infondato non solo non produce il risultato sperato, ma aggrava la posizione economica del condannato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché ha ritenuto entrambi i motivi di impugnazione (mancata applicazione della tenuità del fatto e mancata concessione delle attenuanti generiche) manifestamente infondati e basati su argomentazioni già correttamente respinte dai giudici di merito.

Quali elementi hanno impedito l’applicazione della “particolare tenuità del fatto”?
L’applicazione di tale beneficio è stata esclusa a causa di elementi concreti come la significativa quantità di sostanza stupefacente trovata in possesso dell’imputato e la natura non disorganizzata dell’attività di spaccio, considerati incompatibili con un’offesa di minima gravità.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per il ricorrente?
Oltre a rendere definitiva la condanna a 10 mesi di reclusione e 2.000 euro di multa, la dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di un’ulteriore somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati