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Ricorso inammissibile per sostituzione di persona

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di sostituzione di persona. Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché le motivazioni presentate erano generiche e si limitavano a riproporre questioni già valutate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza sollevare specifiche violazioni di legge o vizi logici decisivi. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello in Cassazione è Destinato al Fallimento

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede precisione e tecnicismo. Non è una terza occasione per discutere i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile per genericità dei motivi porti alla conferma definitiva di una condanna penale, in questo caso per il reato di sostituzione di persona.

I Fatti del Caso: La Condanna per Sostituzione di Persona

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il delitto di sostituzione di persona, previsto dall’articolo 494 del codice penale. L’imputato era stato ritenuto colpevole sia in primo grado che in appello, con la Corte d’Appello di Campobasso che aveva confermato la sentenza di condanna. Secondo l’accusa, l’imputato si era illegittimamente sostituito a un’altra persona, inducendo altri in errore per ottenere un vantaggio. La sua identificazione come autore del reato era stata corroborata, tra le altre cose, dalla testimonianza di un Sottufficiale dei Carabinieri.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di giocare l’ultima carta, proponendo ricorso per cassazione.

L’Appello e il Ricorso Inammissibile

Il motivo del ricorso si concentrava su presunti vizi di violazione di legge e di motivazione riguardo alla prova della responsabilità penale. In sostanza, la difesa contestava il modo in cui i giudici di merito avevano valutato le prove a carico dell’imputato. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere tali argomentazioni, etichettandole come generiche e meramente riproduttive di censure già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. Questo è un punto cruciale: il ricorso per cassazione non può essere una semplice ripetizione delle argomentazioni difensive già presentate in appello.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Ciò significa che la Suprema Corte non può effettuare una nuova valutazione delle prove o scegliere una lettura alternativa dei fatti. Il suo compito è verificare che:
1. La legge sia stata applicata correttamente.
2. La motivazione della sentenza impugnata sia logica, coerente e non presenti vizi macroscopici.

Nel caso di specie, il ricorso non denunciava un ‘travisamento della prova’, ovvero una lettura palesemente errata di un atto processuale, né evidenziava un’illogicità manifesta nel ragionamento dei giudici d’appello. Al contrario, si limitava a sollecitare una rivalutazione delle fonti probatorie, un’attività preclusa in sede di legittimità. I giudici hanno sottolineato che le sentenze di primo e secondo grado, essendo conformi, si integravano a vicenda, creando un apparato giustificativo solido e privo di evidenti difetti logici.

Le Conclusioni: La Decisione Finale e le Implicazioni Pratiche

Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione comporta due conseguenze dirette e significative per il ricorrente:
1. La condanna pronunciata dalla Corte d’Appello diventa definitiva e irrevocabile.
2. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di Euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di ricorsi inammissibili.

Questa ordinanza serve da monito: l’accesso alla Corte di Cassazione è riservato a censure specifiche, tecniche e puntuali che mettano in luce reali errori di diritto o palesi vizi logici nella sentenza impugnata. Un ricorso generico, che mira a una non consentita rivalutazione del merito, è destinato a essere dichiarato inammissibile, con l’ulteriore aggravio di costi per il ricorrente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano generici e si limitavano a riproporre censure già adeguatamente esaminate e respinte dai giudici di merito, senza indicare specifiche violazioni di legge o travisamenti decisivi delle prove.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, il ruolo della Corte di Cassazione è quello di un ‘giudizio di legittimità’. Non può riesaminare i fatti o le prove, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 Euro in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza di condanna della Corte d’Appello è diventata definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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