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Ricorso inammissibile per ripetizione dei motivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per rapina. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso erano in parte infondati, poiché la motivazione della sentenza d’appello era logica e coerente, e in parte inammissibili, in quanto rappresentavano una semplice ripetizione delle argomentazioni già respinte nel precedente grado di giudizio, senza una critica specifica alla decisione impugnata.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Rigetta per Mera Ripetizione

Nel complesso mondo della procedura penale, l’impugnazione di una sentenza è un diritto fondamentale, ma soggetto a regole precise. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione chiarisce i confini entro cui deve muoversi un ricorso per non essere dichiarato ricorso inammissibile. Il caso in esame offre uno spaccato chiaro su come la mera riproposizione di argomenti già vagliati, senza una critica puntuale alla decisione d’appello, porti inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna per rapina emessa dalla Corte d’Appello. L’imputato, non accettando la decisione, proponeva ricorso per cassazione basato su due motivi principali. In primo luogo, contestava la logicità della motivazione con cui i giudici avevano affermato la sua responsabilità, ritenendola carente. In secondo luogo, reiterava le stesse argomentazioni già presentate in appello, senza però sviluppare una critica specifica contro le ragioni esposte nella sentenza di secondo grado. L’imputato aveva anche richiesto, senza successo, il riconoscimento della continuazione tra la rapina in questione (agosto 2017) e un successivo tentato furto (dicembre 2017).

La Decisione della Corte di Cassazione e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su un’analisi distinta dei motivi presentati, entrambi giudicati non meritevoli di accoglimento. La Corte ribadisce così un principio fondamentale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla coerenza logica della motivazione.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha articolato la sua decisione sulla base di principi procedurali ben consolidati, distinguendo nettamente tra la valutazione del merito e il controllo di legittimità.

Analisi del Primo Motivo: Il Vizio di Motivazione

Il primo motivo, con cui si denunciava l’illogicità della motivazione, è stato ritenuto manifestamente infondato. La Cassazione ha ricordato che il suo compito non è quello di riverificare la rispondenza della motivazione alle prove acquisite, ma solo di controllare l’esistenza di un apparato argomentativo logico e non contraddittorio. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato la condanna basandosi su elementi concreti: la corrispondenza tra la descrizione del rapinatore fornita dalla vittima e le caratteristiche dell’imputato, e la localizzazione del telefono cellulare rubato, che agganciava ripetutamente la cella telefonica corrispondente al domicilio del condannato.

Analisi del Secondo Motivo: La Pedissequa Reiterazione

Il secondo motivo è stato giudicato inammissibile perché si risolveva in una ‘pedissequa reiterazione’ dei motivi già presentati in appello. La Corte ha sottolineato che, per essere ammissibile, un ricorso deve contenere una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata. Limitarsi a riproporre le stesse doglianze, ignorando le risposte fornite dal giudice d’appello, svuota il ricorso della sua funzione tipica, rendendolo un atto meramente apparente e, di conseguenza, inammissibile.

La Questione della Continuazione tra Reati

Infine, la Corte ha confermato la correttezza della decisione d’appello anche riguardo al mancato riconoscimento della continuazione. I giudici di merito avevano correttamente escluso l’esistenza di un unico disegno criminoso, in quanto non vi era alcuna prova che l’imputato, al momento della rapina, avesse già pianificato il successivo tentato furto. La giurisprudenza costante, richiamata nella sentenza, richiede che le singole violazioni siano parte integrante di un unico programma criminoso volto a un fine predeterminato.

Conclusioni: Lezioni Pratiche dalla Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, evidenzia che un ricorso inammissibile è spesso il risultato di un’impostazione errata, che tenta di trasformare il giudizio di Cassazione in un terzo grado di merito. In secondo luogo, ribadisce la necessità che i motivi di ricorso siano specifici e si confrontino criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, pena la loro irricevibilità. Chi intende impugnare una sentenza deve quindi concentrarsi sui vizi di legittimità (violazione di legge o manifesta illogicità della motivazione) e non sulla semplice riproposizione di argomenti fattuali già esaminati e respinti.

Quando un motivo di ricorso in Cassazione è considerato una ‘pedissequa reiterazione’ e quindi inammissibile?
Quando si limita a riproporre gli stessi argomenti già presentati e respinti in appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata.

Qual è il limite del controllo della Corte di Cassazione sulla motivazione di una sentenza?
La Corte si limita a verificare l’esistenza di un apparato argomentativo logico e coerente, senza poter riesaminare le prove o la rispondenza della motivazione alle risultanze processuali. Il suo è un controllo di legittimità, non di merito.

Perché la richiesta di riconoscere la ‘continuazione’ tra due reati è stata respinta?
Perché non sono stati presentati elementi che dimostrassero che l’imputato avesse già programmato il secondo reato al momento della commissione del primo. Per la continuazione è necessario un unico e preesistente disegno criminoso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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