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Ricorso inammissibile per riesame del merito

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una condanna per il reato di cui all’art. 642 c.p. (frode assicurativa). I giudici hanno stabilito che i motivi del ricorso erano una mera ripetizione di argomentazioni già respinte in appello e miravano a una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Suprema Corte. La decisione sottolinea anche che il rigetto della richiesta di rinnovazione delle prove in appello è insindacabile se la motivazione della sentenza è completa e sufficiente.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Ferma il Tentativo di Riesaminare i Fatti

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione chiarisce ancora una volta i confini del giudizio di legittimità, dichiarando un ricorso inammissibile perché mirava a una rivalutazione del merito della vicenda. Questa ordinanza offre spunti fondamentali su come strutturare un ricorso efficace e quali errori evitare per non incorrere in una condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Il caso riguardava una condanna per il delitto di cui all’art. 642 del codice penale, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello di Torino.

I Fatti del Processo e i Motivi del Ricorso

Il procedimento vedeva un imputato condannato in primo e secondo grado per un reato riconducibile a una frode. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, basando le proprie argomentazioni su due punti principali: la presunta scorrettezza della motivazione della sentenza d’appello e l’erronea applicazione delle norme sulla valutazione della prova (art. 192 c.p.p.). Inoltre, la difesa si doleva del mancato accoglimento, in appello, di una richiesta di rinnovazione dell’istruttoria, finalizzata ad acquisire nuove prove.

Le Ragioni del Ricorso Inammissibile secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, definendolo inammissibile. I giudici hanno osservato che i motivi proposti non erano altro che una ripetizione delle stesse doglianze già esaminate e rigettate dalla Corte d’Appello. In sostanza, la difesa non ha sollevato vizi di legittimità (cioè violazioni di legge o difetti logici macroscopici nella motivazione), ma ha espresso un mero dissenso rispetto a come i giudici di merito avevano valutato le prove e ricostruito i fatti. Questo tipo di critica, che sollecita una nuova e diversa lettura del materiale probatorio, esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione, che è giudice della legge, non del fatto.

La Rinnovazione Istruttoria: una Scelta Insindacabile (se ben motivata)

Un punto cruciale affrontato dall’ordinanza riguarda il rigetto della richiesta di rinnovazione dell’istruttoria in appello. La Cassazione, citando un proprio precedente consolidato (Sez. 6, n. 2972 del 2020), ha ribadito un principio fondamentale: la decisione del giudice d’appello di non ammettere nuove prove non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione della sentenza si basa su elementi già sufficienti per una valutazione completa della responsabilità. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva ampiamente spiegato perché le nuove prove richieste fossero superflue, rendendo la sua decisione incensurabile.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le motivazioni alla base della declaratoria di inammissibilità sono chiare e dirette. La Corte ha ritenuto che il percorso argomentativo della sentenza impugnata fosse ‘privo di aporie e frizioni logiche’. I giudici di merito avevano esplicitato in modo convincente le ragioni del loro convincimento, analizzando le risultanze probatorie e dimostrando la piena integrazione del reato contestato, sia sotto il profilo materiale che soggettivo. Il ricorso, al contrario, si limitava a proporre criteri di valutazione alternativi, senza individuare vizi di legittimità concreti. Di conseguenza, il tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito è stato fermamente respinto, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza è un monito importante per chi intende impugnare una sentenza penale davanti alla Corte di Cassazione. Un ricorso inammissibile non è solo un’azione destinata al fallimento, ma comporta anche conseguenze economiche. Le conclusioni pratiche sono due: primo, il ricorso per Cassazione deve concentrarsi esclusivamente su vizi di legittimità, come l’errata interpretazione di una norma di legge o un’illogicità manifesta nella motivazione, evitando di riproporre una diversa lettura dei fatti. Secondo, la decisione evidenzia un aspetto procedurale rilevante per la parte civile: per ottenere la liquidazione delle spese legali, è indispensabile presentare una specifica domanda e una nota spese, poiché il giudice non può provvedervi d’ufficio.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché i motivi presentati erano una semplice ripetizione di argomenti già respinti in appello e chiedevano una nuova valutazione delle prove e dei fatti, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

È possibile chiedere l’acquisizione di nuove prove in appello?
Sì, è possibile chiederlo, ma la decisione spetta al giudice d’appello. Se il giudice ritiene che le prove già acquisite siano sufficienti per decidere e motiva adeguatamente il rigetto della richiesta, tale decisione non può essere contestata davanti alla Corte di Cassazione.

Perché alla parte civile non sono state liquidate le spese processuali?
Perché, come specificato nell’ordinanza, la parte civile non ha presentato una formale e specifica domanda di liquidazione delle spese, corredata dalla relativa nota. In assenza di tale richiesta, il giudice non può procedere d’ufficio alla liquidazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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