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Ricorso inammissibile per ricettazione: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione. I motivi, basati su una rilettura dei fatti, sulla richiesta di attenuanti generiche e sul riconoscimento della continuazione, sono stati respinti. La Corte ha ribadito che il suo giudizio si limita alla legittimità e non può riesaminare le prove. Il diniego delle attenuanti e della continuazione è stato ritenuto correttamente motivato dalla Corte d’Appello, confermando la decisione impugnata e condannando il ricorrente al pagamento delle spese.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi d’Appello si Scontrano con i Limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato condannato per il reato di ricettazione. Questa decisione offre spunti fondamentali per comprendere i confini del giudizio di legittimità e le ragioni per cui un ricorso può essere respinto senza un esame del merito. L’analisi della Corte chiarisce perché non è possibile trasformare il terzo grado di giudizio in una nuova valutazione delle prove.

I Fatti del Caso e la Decisione della Corte d’Appello

Il caso trae origine da una condanna per ricettazione (art. 648 c.p.) emessa dalla Corte d’Appello di Milano. L’imputato, ritenuto penalmente responsabile, ha deciso di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, articolando il suo ricorso su tre motivi principali: la presunta violazione di legge e vizio di motivazione riguardo alla sussistenza del reato, la mancata concessione delle attenuanti generiche e l’errata determinazione della pena, e infine il mancato riconoscimento della continuazione con altri reati precedentemente giudicati.

L’Analisi della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte ha esaminato ciascun motivo, concludendo per una declaratoria di inammissibilità. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni della Corte.

Primo Motivo: La Valutazione dei Fatti non Compete alla Cassazione

Il primo motivo di ricorso, relativo alla sussistenza del reato di ricettazione, è stato giudicato inammissibile perché si concentrava esclusivamente su una rilettura degli elementi di fatto e delle prove. La Cassazione ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento: il suo ruolo non è quello di un ‘terzo giudice di merito’. Non può, quindi, riconsiderare le prove o adottare nuovi parametri di valutazione dei fatti. I giudici di appello avevano fornito una motivazione ‘esaustiva e conforme alle risultanze processuali’, immune da vizi di logica o contraddittorietà, rendendo le loro conclusioni insindacabili in sede di legittimità.

Secondo Motivo del Ricorso Inammissibile: Diniego delle Attenuanti e Determinazione della Pena

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente negato le circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), valorizzando elementi sfavorevoli come la gravità dei fatti, l’intensa capacità criminale del ricorrente (desunta dai precedenti penali) e l’assenza di elementi positivi. Viene inoltre ricordato che il giudice non è tenuto a esaminare ogni singolo elemento dedotto dalle parti, ma è sufficiente che motivi la sua decisione sulla base degli aspetti ritenuti decisivi. Anche la determinazione della pena è stata considerata corretta, in quanto la Corte territoriale l’aveva ridotta al minimo edittale per il reato più grave, aumentandola solo modestamente per i reati satellite.

Terzo Motivo: L’Insussistenza della Continuazione tra Reati

Infine, il terzo motivo, con cui si chiedeva di riconoscere la continuazione (art. 81 c.p.) con altri reati già giudicati con sentenza irrevocabile, è stato definito ‘manifestamente infondato’. La Corte territoriale aveva già escluso tale possibilità, sottolineando che le condotte in esame si erano verificate in contesti temporali diversi e integravano reati eterogenei, privi di una ‘unitaria e ben preordinata ideazione complessiva’. La Cassazione ha condiviso questa impostazione, ritenendola coerente e priva di illogicità.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi consolidati della procedura penale. In primo luogo, il giudizio di legittimità è un controllo sulla corretta applicazione della legge, non un’occasione per rivalutare le prove. Quando un ricorso si limita a proporre una diversa interpretazione dei fatti, è destinato a essere dichiarato un ricorso inammissibile. In secondo luogo, la concessione delle attenuanti generiche è un potere ampiamente discrezionale del giudice di merito, la cui decisione è difficilmente censurabile in Cassazione se adeguatamente motivata con riferimento a elementi concreti come la gravità del fatto e la personalità dell’imputato. Infine, il riconoscimento della continuazione richiede una prova rigorosa di un medesimo disegno criminoso, che non può essere presunto dalla semplice successione di reati, soprattutto se di natura diversa.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un messaggio chiaro: per avere successo in Cassazione, un ricorso deve essere fondato su precise violazioni di legge o vizi logici manifesti nella motivazione della sentenza impugnata. Tentare di ottenere una nuova valutazione del merito delle accuse si traduce, quasi inevitabilmente, in una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di strutturare i motivi di ricorso nel rispetto dei limiti intrinseci del giudizio di legittimità.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi proposti si basavano su una richiesta di rivalutazione dei fatti e delle prove, un’attività che esula dalle competenze della Cassazione, e perché le altre censure legali sono state ritenute manifestamente infondate e non consentite in sede di legittimità.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, non è possibile. Il ruolo della Corte di Cassazione è limitato al ‘giudizio di legittimità’, ovvero al controllo sulla corretta applicazione delle norme giuridiche e sulla logicità della motivazione. Non può effettuare una nuova e autonoma valutazione degli elementi probatori.

Quando un giudice può negare le circostanze attenuanti generiche?
Un giudice può negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche quando ritiene che non sussistano elementi favorevoli alla mitigazione della pena. Nella sua valutazione, può considerare la gravità dei fatti, la capacità criminale dell’imputato (desumibile anche dai precedenti penali) e la mancanza di altri fattori positivi, motivando la sua decisione sulla base degli elementi ritenuti più rilevanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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