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Ricorso inammissibile per ricettazione e prescrizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una condanna per ricettazione. I motivi sono stati giudicati non specifici, in quanto mere ripetizioni delle argomentazioni già esaminate in appello. Inoltre, l’eccezione di prescrizione è stata respinta perché la recidiva specifica aveva allungato i termini necessari, impedendo l’estinzione del reato. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi d’Appello sono Generici

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 46045/2024, ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale penale: la necessità di specificità dei motivi di ricorso. Un’impugnazione che si limita a riproporre le stesse questioni già decise, senza un confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata, è destinata a essere dichiarata ricorso inammissibile. Questo caso offre uno spunto di riflessione cruciale sul reato di ricettazione e sul calcolo della prescrizione in presenza di recidiva.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da un’imputazione per riciclaggio, successivamente riqualificata in ricettazione dalla Corte d’Appello. L’imputato, condannato per aver ricevuto un’autovettura di provenienza illecita, decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Corte

L’imputato ha basato il suo ricorso su due argomenti principali:

1. Vizio di motivazione: Si contestava la fondatezza dell’affermazione di responsabilità penale, sostenendo che la Corte d’Appello non avesse motivato adeguatamente la sua decisione. Secondo la difesa, le argomentazioni erano le stesse già presentate e non tenevano conto della presunta impossibilità di attribuire con certezza lo smontaggio del veicolo all’imputato.
2. Estinzione del reato per prescrizione: Si sosteneva che fosse decorso il tempo massimo previsto dalla legge per poter perseguire il reato contestato.

Entrambi i motivi sono stati rigettati dalla Suprema Corte, portando a una declaratoria di inammissibilità del ricorso.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Corte ha analizzato puntualmente le censure mosse dall’imputato, giungendo a conclusioni nette e didattiche.

Sulla Specificità del Ricorso Inammissibile

Il primo motivo è stato giudicato privo di specificità. La Cassazione ha chiarito che non è sufficiente riproporre le medesime questioni già dedotte in appello. Un ricorso, per essere ammissibile, deve instaurare un dialogo critico con la sentenza impugnata, evidenziando specifici vizi logici o giuridici nel ragionamento del giudice precedente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione esente da vizi, spiegando perché la giustificazione dell’imputato sulla provenienza del bene fosse inverosimile e perché sussistessero gli elementi del reato di ricettazione. La mancanza di una correlazione tra le argomentazioni della sentenza e quelle del ricorso ha reso quest’ultimo, ai sensi dell’art. 591 c.p.p., inammissibile.

Sul Calcolo della Prescrizione

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha sottolineato che il calcolo del tempo necessario a prescrivere un reato deve tenere conto di tutte le circostanze, inclusa la recidiva. Nel caso in esame, la ritenuta recidiva specifica a carico dell’imputato aveva comportato un aumento del termine di prescrizione. Di conseguenza, alla data della sentenza d’appello, il reato non si era ancora estinto.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, conferma che la redazione di un ricorso per Cassazione richiede un’analisi tecnica e puntuale della sentenza che si intende impugnare; la mera riproposizione di argomenti generici è una strategia destinata al fallimento. In secondo luogo, ricorda come istituti quali la recidiva possano avere un impatto determinante sull’esito del processo, ad esempio impedendo l’estinzione del reato per prescrizione. La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una conseguenza diretta della declaratoria di inammissibilità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e non specifici. Si limitavano a ripetere le stesse argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Per quale motivo il reato non è stato considerato prescritto?
Il reato non è stato considerato prescritto perché nel calcolo del tempo necessario all’estinzione si è tenuto conto della recidiva specifica dell’imputato. Questa circostanza ha aumentato il termine di prescrizione, che non era ancora maturato alla data della sentenza di secondo grado.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte nella sua decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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