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Ricorso inammissibile per querela già presente

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato per furto. L’imputato sosteneva la mancanza di querela a seguito della Riforma Cartabia, ma la Corte ha verificato che la querela era stata regolarmente presentata dalla persona offesa sin dall’inizio del procedimento, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Appello si Basa su un Errore di Fatto

L’esito di un processo può dipendere da dettagli procedurali cruciali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione mette in luce l’importanza di una verifica accurata degli atti prima di presentare un’impugnazione. Il caso in esame riguarda un ricorso inammissibile fondato su un presupposto di fatto palesemente errato: la presunta assenza di una querela, condizione di procedibilità resa necessaria dalla recente Riforma Cartabia per il reato contestato.

I Fatti del Caso: Un Appello Basato su un Presupposto Errato

Un soggetto, condannato per furto in secondo grado, decideva di ricorrere in Cassazione. La sua linea difensiva si basava su un’argomentazione di natura prettamente procedurale. Sosteneva che, a seguito dell’entrata in vigore del d.lgs. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), il reato di furto per cui era stato condannato non fosse più perseguibile d’ufficio, ma richiedesse necessariamente la querela della persona offesa.

Secondo il ricorrente, tale querela non era mai stata presentata. Di conseguenza, l’azione penale avrebbe dovuto essere dichiarata improcedibile, con il conseguente annullamento della sentenza di condanna. La richiesta alla Suprema Corte era, quindi, di annullare la decisione impugnata per questa violazione di legge.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, esaminato il caso, ha rigettato completamente le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione non si è basata su complesse interpretazioni giuridiche, ma su una semplice e incontrovertibile verifica dei documenti processuali. L’appello si è rivelato manifestamente infondato, in quanto basato su una circostanza – l’assenza di querela – palesemente smentita dagli atti.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione in modo netto e conciso. Consultando il fascicolo processuale (ex actis), i giudici hanno immediatamente accertato che la persona offesa aveva sporto una ‘formale denuncia querela’ diversi anni prima, già in fase di indagini preliminari. In tale atto, la vittima del furto aveva manifestato espressamente la volontà di ottenere la punizione dei responsabili.

L’argomento principale del ricorso era quindi privo di qualsiasi fondamento fattuale. La Corte ha sottolineato come la violazione di norme processuali lamentata fosse ‘palesemente smentita dagli atti processuali’. L’errore del ricorrente è stato quello di basare l’intera impugnazione su un presupposto non veritiero, rendendo l’appello strumentale e destinato al fallimento.

Le Conclusioni

In conseguenza della dichiarata inammissibilità del ricorso, e non ravvisando alcuna assenza di colpa da parte del ricorrente nel determinare tale causa (come stabilito dalla giurisprudenza costituzionale), la Corte ha applicato le sanzioni previste dall’articolo 616 del codice di procedura penale. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: un’impugnazione deve fondarsi su solide basi giuridiche e, soprattutto, su una corretta rappresentazione dei fatti processuali. Un ricorso basato su affermazioni smentite dai documenti non solo è destinato a essere dichiarato ricorso inammissibile, ma comporta anche significative conseguenze economiche per chi lo propone.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si basava sull’erroneo presupposto dell’assenza di una querela da parte della persona offesa. La Corte di Cassazione ha verificato che, al contrario, la querela era stata regolarmente presentata sin dalle prime fasi del procedimento.

Qual era l’argomento principale del ricorrente?
Il ricorrente sosteneva che, a seguito della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), il reato di furto per cui era stato condannato richiedeva una querela per essere perseguito. Poiché, a suo dire, tale querela mancava, chiedeva l’annullamento della sentenza per improcedibilità dell’azione penale.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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